L’area dell’Expo è uno esempio di eccellenza di smart city che conferma ancora una volta le enormi potenzialità dell’Internet of Things (IoT), ma quali problemi regolatori devono essere affrontanti in modo da consentire che sia replicata in tutto il Paese?
La Smart City
Certamente l’Expo rappresenta uno degli eventi principali dell’anno che accoglierà sulla base delle aspettative oltre 20 milioni di visitatori nei 1,1 milioni di metri quadrati di area espositiva con oltre 200.000 persone contemporaneamente nei giorni di maggiore affluenza.
Ma l’area espositiva dell’Expo è anche un esempio perfetto di smart city con oltre 200 km di fibra ottica, una rete 4G Lte che sfrutta sei antenne macro e dodici micro, e poi 2.770 access point e un centinaio di totem multimediali. Inoltre è stata munita di una piattaforma in grado di gestire 2,5 milioni di transazioni, inviare fino a 7,5 milioni di notifiche sulla base della localizzazione dei visitatori, 150 mila email e 2,6 milioni di SMS.
Questa enorme infrastruttura tecnologica ha richiesto anche notevoli investimenti volti a garantire la cybersecurity dei dati trattati con una piattaforma dedicata per gestire le security policy e l’accesso a tutte le risorse di rete.
All’ingresso dell’Expo dopo aver scaricato l’App dedicata ed essersi collegati alla rete Wi-Fi gratuita, si diventa quindi “protagonisti” della propria visita con una serie di servizi personalizzati volti a consentire di trarre il meglio da una esperienza che personalmente mi è molto piaciuta.
L’Internet of Things in Italia
Le smart city sono una component essenziale dell’Internet of Things e, come già menzionato in passato, sulla base delle stime del Politecnico di Milano l’adozione di queste forme di tecnologia in città come Milano consentirebbero risparmi pari ad almeno 119 milioni di euro all’anno il che vuol dire che se gli stessi progetti fossero adottati nell’intero Paese ci potrebbero essere dei risparmi pari a 3,7 miliardi all’anno con possibili ulteriori risparmi derivanti dalla maggiore efficienza delle persone e dalle maggiori ore lavorative.
E forse è una semplice coincidenza, ma l’inizio dell’Expo è avvenuto solo pochi giorni dopo la pubblicazione da parte dell’AgCom delle conclusioni a seguito della consultazione sull’Machine to Machine dello scorso anno e del lancio da parte del Garante per il Trattamento dei Dati Personali di una propria consultazione sull’Internet of Things.
Cybersecurity e protezione dei dati personali sono tra le principali problematiche dei progetti di smart city, insieme con le questioni attinenti alla “proprietà” dei dati che porta a discussioni relative agli “open data” e la sua regolamentazione che è spesso vista come una componente essenziale per ogni Paese che voglia investire nelle smart city e in generale nell’IoT.
Questo è uno dei motivi per cui la partecipazione alla consultazione del Garante per il Trattamento dei Dati Personali è un banco di prova molto interessante per il futuro del nostro Paese. Il Garante ha accettato il confronto in relazione ad un settore che rischia di vedere le proprie enormi potenzialità notevolmente limitate da obblighi normativi eccessivamente onerosi e poco efficienti da un punto di vista economico e funzionale.
Non c’è dubbio che i visitatori apprezzeranno i servizi “smart” offerti dalla smart city dell’Expo, ma è ora il momento di estendere questi progetti pilota all’intero Paese e per farlo è necessario una quadro normativo che garantisca una adeguata tutela degli individui, ma al tempo stesso eviti di rappresentare un ostacolo alla crescita di questa tipologia di tecnologia, e anzi fornisca degli obblighi certi e adeguati a cui conformarsi.
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