Il mercato dell’#IoT cresce ma ha bisogno di nuove regole!

Un fatturato di 1,55 miliardi di euro è stato generato dall’Internet of Things in Italia nel 2014 il che mostra un mercato in forte crescita, ma il rapporto pubblicato dall’AgCom sottolinea la necessità di un intervento normativo per stimolarne l’ulteriore crescita.

Successivamente alla consultazione sui servizi di comunicazione M2M, l’AgCom ha pubblicato il proprio rapporto finale il che è avvenuto durante gli stessi giorni in cui l’Osservatorio sull’Internet of Things del Politecnico di Milano ha organizzato il proprio convegno annuale di presentazione della propria ricerca sull’IoT.

Lo stato del mercato del IoT

IOTSecondo il rapporto dell’AgCom ci sono 250 milioni di connessioni M2M a livello mondiale che generano ricavi per 130 miliardi di euro con 61 milioni di connessioni in Europa di cui l’11% in Italia. Il valore del mercato dell’IoT in Italia è di 1,55 miliardi secondo il Politecnico di Milano di cui le connected car rappresentano una buona parte con 4,5 milioni di auto connesse pari al 38% del totale numero di auto con un aumento del 30% di anno in anno. Inoltre, anche il settore delle smart home è in forte crescita con un aumento del 42% dei dispositivi negli ultimi 3 anni.

Ma enormi potenzialità sono state identificate nel settore delle smart city che in città come Milano consentirebbero risparmi pari ad almeno 119 milioni di euro all’anno il che vuol dire che se gli stessi progetti fossero adottati nell’intero Paese ci potrebbero essere dei risparmi pari a 3,7 miliardi all’anno con possibili ulteriori risparmi derivanti dalla maggiore efficienza delle persone e dalle maggiori ore lavorative.

Interoperabilità come priorità sull’agenda dei regolatori

Interoperabilità era la parola “magica” al convegno del Politecnico. Ci sono troppe piattaforme verticali che non riescono a comunicare. Allo stesso modo ci sono troppe alleanze che sviluppano standard chiusi che potrebbero non aiutare la crescita del mercato.
Questo problema è stato sottolineato anche nel rapporto dell’AgCom che ha stressato l’esigenza di introdurre un livello di standardizzazione più elevato al fine di incoraggiare investimenti e consentire la possibilità di cambiare il fornitore di connettività senza costi eccessivi.
I relatori del convegno del Politecnico hanno sollecitato l’identificazione di requisiti minimi normativi volti a consentire la possibilità per i dispositivi di comunicare tra di loro.

Cos’altro è sull’agenda dell’AgCom?

Il rapporto dell’AgCom è molto dettagliato e copre una serie di problematiche ivi comprese le seguenti:

  1. Regime autorizzatorio: l’attuale normativa sui servizi di comunicazione elettronica richiederebbe – ferme restando le peculiarità del servizio reso – che le comunicazioni M2M siano qualificate come servizi di comunicazione elettronica e quindi soggetti alla c.d. “autorizzazione generale” con i conseguenti obblighi normativi alquanto onerosi. Il problema è se tale obbligo si applichi solo ai fornitori di servizi di comunicazione o sia esteso ad altri soggetti quali ad esempio i produttori di connected car per i quali l’attuale regime potrebbe essere inadeguato. Inoltre, la natura internazionale dei servizi M2M richiede una semplificazione degli obblighi di notifica alle autorità per evitare di dover procedere alla notifica in ogni singolo Paese dell’UE;
  2. Spettro: nuovi regimi di autorizzazione per l’utilizzo dello spettro potrebbero essere necessari al fine di consentire il loro utilizzo in condivisione secondo modalità più flessibili ed efficienti. Inoltre, il futuro spegnimento della rete 2G GSM potrebbe rappresentare un problema per le tecnologie IoT in quanto è una tecnologia più economica di quelle più evolute;
  3. Permanent roaming: l’attuale normativa sul roaming internazionale è inadeguata ai servizi IoT che opereranno in roaming permanente. Soluzioni alternative dovrebbero essere identificate lasciando alla negoziazione tra le parti la definizione dei prezzi con delle protezioni per gli operatori di minori dimensioni;
  4. Migliori infrastrutture: l’attuale rete è inadeguata per i servizi M2M e ciò sta obbligando gli operatori a creare le proprie reti proprietarie ad hoc che non sono in grado di comunicare tra loro limitando il livello di concorrenza;
  5. Contractual switch: l’attuale normativa sulla portabilità del numero non è sufficiente per lo scenario M2M poiché opera a livello nazionale, mentre i servizi M2M per loro natura sono internazionali;
  6. Numerazione: la numerazione è una risorsa “scarsa” e i regolatori dovranno monitorarne l’utilizzo al fine di consentirne una allocazione flessibile senza discriminazioni;
  7. Privacy e Sicurezza: la protezione della privacy degli individui è una priorità come lo è la sicurezza, ma gli standard di sicurezza non devono essere eccessivamente costosi per evitare di creare una barriera all’ingresso nel mercato.

Conclusioni

Problematiche molto interessanti sono state sollevate e la speranza è alcuni di questi rilievi saranno tradotti in azioni volte a creare un migliore ambiente normativo per le tecnologie dell’IoT.

 

 

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