Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il fare
La Fatturazione Elettronica verso la PA, come abbiamo già inquadrato, è un primo passo nella direzione dell’innovazione digitale, ma merita dunque di essere preso molto sul serio. Non tanto per le sue implicazioni tecnologiche, quanto piuttosto per la capacità che può avere di istillare un’importante dose di cultura digitale in un Paese che troppo spesso è sembrato refrattario a questa “cura”.
Tuttavia, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il fare. E come sempre, il fare richiede un periodo di transitorio in cui si “impara a fare”. Come dotarsi della corretta soluzione digitale per fare “Fatturazione Elettronica verso la PA”? Meglio dotarsi di un modulo software da agganciare al mio ERP? Come è più efficace gestire la Conservazione Digitale? Sarà forse meglio orientarsi su uno dei molteplici servizi “pay-per-use”, che spesso comprendono anche la Conservazione? Oppure può essere sufficiente adottare una delle soluzioni gratuite che AgID ha messo a disposizione delle realtà più piccole e con rapporti sporadici verso la PA? E se, invece, si occupasse di tutto il commercialista, così “non ci si pensa più”?
Dietro a ciascuna di queste domande se ne deve celare – consapevole o meno, poco importa – un’altra: qual è la soluzione più efficace per il mio business? Invece spesso capita di trovare solo la più superficiale: ma che differenza c’è, l’importante è trovare un modo per fatturare alla PA, no? No. Perché dalle decisioni che si prendono oggi può dipendere il valore dei benefici in chiave sistemica che un’impresa riuscirà a fare propri nel prossimo futuro, così come la durata stessa del transitorio e la possibilità di estendere ulteriormente analoghi benefici anche ad altre fasi della relazione con gli altri propri clienti. Un’impresa che non vorrà affrontare seriamente queste domande, se ne ritroverà altre – e più spinose – quasi senza accorgersene. Per esempio: quanti sezionali sto creando? oppure dove sono finite le mie fatture archiviate in digitale? O anche, quanti archivi digitali sto gestendo? Queste domande sono indice di un processo di digitalizzazione “subito”, piuttosto che “governato”.
Le “opzioni strategiche” di chi ha capito la Fatturazione Elettronica
Ben diverse potrebbero essere, invece, le domande che – già tra qualche mese – inizieranno a fare capolino nei pensieri di chi ha “capito” che cosa sta effettivamente facendo: perché non mi organizzo per avere un solo modello per la gestione dell’intero ciclo attivo, che vada bene per PA e imprese? Perché non risparmiare ancora qualcosa, provando a digitalizzare anche i DDT, dopo le Fatture? Perché non chiedo ai miei fornitori di inviarmi Fatture in formato elettronico strutturato (magari come quelle che si mandano – e magari loro stessi già mandano – alla PA), per fare efficienza anche nel mio ciclo passivo, proprio come sta facendo la PA?
Per la verità, alcune imprese queste riflessioni positive le hanno già fatte, altre le stanno già facendo: le ricerche dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione qualche interessante caso l’hanno fatto emergere. La speranza concreta, quindi, è che questo percorso di consapevolezza contagi rapidamente un numero sempre crescente di aziende, affinché siano in molte quelle che riescono a scrollarsi di dosso una struttura di costo pesante e ormai “competitivamente non più giustificabile”.
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