Narrazione transmediale di professione per Alice Tomassini

Alice Tomassini si definisce una combinazione dei ruoli di Producer e Regista nell’ambito della produzione audiovisiva e transmediale. Troppo difficile da comprendere? “Il mio obiettivo – spiega meglio Alice – è quello di combinare la narrazione cinematografica con le possibilità offerte dall’utilizzo di strumenti tecnologici emergenti”.

Alice Tomassini e NAO
Alice Tomassini è Producer e Regista nell’ambito della produzione audiovisiva e transmediale.

Ha lavorato per due anni all’estero nell’ambito della produzione audiovisiva e multipiattaforma per poi, nel 2013, fare una esperienza da ricercatrice all’Università della California di Los Angeles in un progetto interattivo di non-linear digital storytelling. Nel 2014 è stata producer a Ginevra, affiancando direttamente Nicoletta Iacobacci sia nell’organizzazione del TEDxTransmedia (evento dedicato ai cambiamenti esponenziali dell’attuale ecosistema dei media) che in attività di ricerca e sperimentazione cheutilizzano la narrazione transmediale per finalità di marketing, educazione e pubbliche relazioni. In Italia Alice è tornata cinque mesi fa per realizzare come Project Manager un prodotto di realtà virtuale Immersive Reality Experience per Expo 2015.

Come nasce la passione per la tecnologia?

Tutto nasce con la piattaforma TED un vero e proprio fenomeno nella divulgazione di argomenti legati all’innovazione. Nello spirito delle “idee che meritano di essere diffuse” speakers internazionali discutono sul futuro del mondo, su scenari in via di sviluppo che toccano scienza e tecnologia, ambiente e territorio, design e produzione industriale, media e comunicazione, con l’obiettivo di stimolare la creatività. Lavorare al TEDxTransmedia è stato il coronamento di un sogno. La tematica affrontata nell’edizione 2014 è stata quella della Bellezza Esponenziale: speaker, performer e change maker si sono confrontati nel tentativo di dimostrare come il futuro dell’arte, della cultura e dei media ponga oggi le sue basi sulla convergenza di nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive, permettendo così agli spettatori di riconoscere “l’anima della tecnologia”.

Quali i vantaggi del lavorare all’estero? E quali le cose che mancano in Italia per poter svolgere qui il tuo lavoro?

Per lavorare e fare ricerca nel settore dell’audiovisivo e dei nuovi media, quest’ultimo in continua evoluzione ed espansione, nonché per sperimentare le tecnologie emergenti, è ormai indispensabile essere costantemente aggiornati ed ampliare il più possibile il proprio campo di indagine e confronto, soprattutto oltre i confini nazionali. Lavorare all’estero mi ha dato la possibilità di confrontarmi direttamente con professionisti e ricercatori provenienti da tutto il mondo.

Penso che in Italia abbiamo straordinarie possibilità per cambiare e costruire un futuro migliore, dobbiamo soltanto crederci e condividere di più.

Quali gli sviluppi futuri del transmedia storytelling? Quali le esperienze migliori che hai avuto modo di vedere realizzate?

Il Transmedia offre enorme libertà ed opportunità infinite di esplorare ed espandere lo storytelling, sfruttando efficacemente il potenziale di ogni piattaforma per approfondire l’esperienza di fruizione in modi nuovi e significativi. La sfida continua sta nel creare opere di uno spessore tale, per cui la trama narrativa non può dipanarsi solamente attraverso un singolo medium, ma deve mostrare le sue potenzialità in un contesto di crescita esponenziale delle nuove tecnologie.

Una delle esperienze migliori che ho vissuto personalmente è il progetto di realtà virtuale “Immersive reality experience” per EXPO 2015. Si tratta di un’esclusiva tecnologia di realtà virtuale (Oculus Gear VR) sviluppata in collaborazione con la multinazionale Coreana Samsung che consente ai visitatori dell’Expo 2015 di vivere un’esperienza interattiva e multisensoriale di realtà virtuale negli ambienti di una nave MSC Crociera.

Quali competenze servono per fare la tua stessa professione?

Credo che ci voglia innanzitutto molta passione determinazione e curiosità. E’ fondamentale una solida preparazione tecnica sull’uso appropriato delle tecnologie digitali, sul linguaggio cinematografico e un approccio interdisciplinare per poter gestire lo sviluppo di contenuti innovativi applicabili ai diversi ambiti della comunicazione.

Il progetto più bello che hai realizzato e quello che vorresti realizzare

Il progetto più bello è quello che ancora dovrò realizzare! Anche se considero “Out of water” uno dei miei progetti migliori. Si tratta di progetto di ricerca realizzato a Los Angeles nel 2013. Ha rappresentato per me un momento di crescita importante poiché, in un contesto dinamico e creativo come la UCLA, ho avuto l’opportunità di confrontare ed integrare le mie conoscenze con professionisti e ricercatori internazionali, ed aprire un dialogo sulla creatività e l’innovazione dello storytelling digitale nell’attuale ecosistema dei Media. Out of water Racconta la città di Los Angeles attraverso l’immaginazione di un bambino italiano che si perde nella metropoli; consiste in un’interfaccia web interattiva che combina il linguaggio cinematografico con la navigazione virtuale dei luoghi.

Un libro che ti ha cambiato il modo di pensare e che consiglieresti a chi volesse intraprendere il tuo stesso cammino professionale

“Tu decidi qual è il significato della tua vita. La gente parla del significato della vita, ma ci sono tanti significati di vite diverse e tu devi decidere quale vuoi che sia il tuo”

Consiglio sicuramente “Il Viaggio dell’eroe” di Christopher Vogler

Un video di TEDXtransmedia che ti senti di consigliare

Il talk del robot NAO, che ha aperto la quinta edizione del TEDxTransmedia, rappresenta per me il momento più emozionante dell’edizione 2014. Durante la fase di produzione ho diretto la Performance di NAO (Robot utilizzato come supporto alla terapia per i bambini affetti da Autismo). Lo studio per applicare il linguaggio attoriale al DNA numerico del robot è stato molto innovativo, caratterizzato da una continua sperimentazione e commistione di competenze e professionalità. Abbiamo prototipato un linguaggio adatto a NAO cercando di considerare i molteplici aspetti dell’interazione Uomo/Robot nel tentativo di ottenere una partecipazione emotiva da parte dello spettatore.

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