Facebook: boom di richieste dai Governi per bloccare contenuti illeciti, +118%

Crescono le richieste inviate a Facebook dai governi mondiali per ottenere informazioni sugli utenti: nel primo semestre 2015 le domande, legate a indagini su crimini come rapine e sequestri, sono arrivate a quota 41.214, il 18% in più rispetto alle circa 35mila del secondo semestre 2014. Il dato emere dal nuovo rapporto semestrale del social network sulla trasparenza, in cui si riporta un boom delle richieste per bloccare contenuti che violano leggi locali: +118%, a quota 20.568.

La maggior parte delle domande per avere informazioni sugli utenti, dall’indirizzo IP ai contenuti pubblicati, arrivano dagli Stati Uniti, che ne hanno avanzate 26.579 contro le 21.731 dei sei mesi precedenti, e sono stati accontentati nell’80% dei casi. L’Italia ha presentato 1.816 richieste (erano 1.774 nel periodo precedente) relative a quasi 3mila utenti, richieste esaudite in poco meno della metà dei casi. Sul fronte della restrizione dei contenuti, che rende inaccessibili alcuni post nei Paesi in cui violano leggi locali, in prima fila c’è l’India, che ha triplicato le richieste con oltre 15mila contenuti giudicati proibiti perché antireligiosi o perché incitano all’odio. L’Italia non avanzato alcuna richiesta. In tempi di dibattito acceso sulla privacy e la sorveglianza da parte dei governi, innescato dal Datagate, Facebook non è l’unica compagnia hi-tech a informare gli utenti sulle richieste degli Stati.

Dopo i grandi scandali che hanno colpito i colossi della rete negli scorsi anni report che mettono nero su bianco le relazioni tra le big e i Governi sono pubblicati anche da Twitter – che nel primo semestre ha ricevuto 4.363 richieste di informazioni contro le 2.871 dei sei mesi precedenti – Google, Apple, Microsoft, LinkedIn e Yahoo solo per citarne alcuni.

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