#IoETalks: IoT e smart working, l’intervista a Ilaria Santambrogio

Ilaria Santambrogio
Ilaria Santambrogio è Country manager di Plantronics Italia,

In ritardo rispetto a contesti internazionali ma anche in Italia sembra stia progressivamente arrivando a maturazione lo smart working, insieme di modalità di riorganizzazione del lavoro che fa leva sulle nuove tecnologie. Lo dicono i dati: secondo il Polimi nel 2015 il 17% delle grandi imprese ha in atto progetti strutturati di Smart Working (era l’8% nel 2014) e un’impresa su due ha adottato iniziative tese a creare maggiore flessibilità, come policy su orari e spazi di lavoro, dotazione tecnologica a supporto, revisione del layout degli uffici o interventi sugli stili di leadership. A giocare un ruolo fondamentale in questa “rivoluzione” del modo di intendere il lavoro vi sono ovviamente i device mobili che consentono di lavorare anche fuori dalla postazione, sia all’interno che all’esterno della sede aziendale e poi l’uso e l’adozione di  social collaboration, ovvero social nework, forum/blog, sistemi di chat o instant messaging, web conference, sistemi di condivisione dei documenti.

“In Plantronics abbiamo testato sulla nostra esperienza di lavoro quanto lo smart working sia utile oggi per le imprese, sia a livello organizzativo che economico” ci spiega Ilaria Santambrogio, country manager di Plantronics Italia, Intervistata all’indomani della manifestazione IoE Talks. promosssa da Cisco Italia e svoltasi a Roma il 17 novembre. “Come azienda offriamo ai nostri clienti dispositivi audio complementari a soluzioni che abilitano lo smart working e 6 anni fa abbiamo deciso di testarlo su di noi e i risultati sono eccezionali.” L’azienda infatti ha assistito alla diminuzione dell’assenteismo del 60%, a una riduzione dei costi sugli immobili del 30%, un incremento della produttività delle persone del 20% e anche un aumento della soddisfazione dei dipendenti del 10%. “Ecco perché possiamo dire che lo smart working funziona: quando il management riesce a promuovere questo approccio al lavoro, i risultati sono visibili e tangibili e anche i lavoratori, vinte normali resistenze più culturali che altro, apprezzano un miglioramento della qualità della vita.”

Ma cosa c’entra lo smart working con l’IoT? L’internet of things, di fatto, amplifica le possibilità che lo smart working offre: abilita un dialogo maggiore e più agevole tra strumenti di lavoro mobili e ambienti sempre più intelligenti e facilita quella logica di scambio e di “fluidità” delle comunicazioni  che è al centro dell’Internet of everything.
E l’ioT applicato al lavoro dimostra anche un’altra cosa: che per fare innovazione servono certamente le tecnologie ma anche le persone che sono, e restano, il fine ultimo. “Non si può pensare di fare innovazione solo facendo un push tecnologico. E’ importante, invece, che venga fatta sempre una approfondita analisi del contesto in cui poi introdurre tecnologia per capire problematiche e necessità aziendali.” E le necessità aziendali cosa sono se non anche le  esigenze delle persone che vi lavorano.

“Ad esempio, se in una impresa viene compreso che una forte barriera alla produttività e all’efficienza del personale è il rumore che le persone sentono negli open space, è ovvio che detta azienda debba impegnarsi per ridurre al minimo quel tipo di disagio che rende difficile il lavoro del personale. E per noi di Plantronics, che applichiamo lo stesso principio di  analisi dei contesti, questa consapevolezza delle esigenze delle persone si traduce in investimenti in soluzioni audio intelligenti che possano, nel caso specifico, percepire il rumore di fondo e attivare sistemi di cancellazione del rumore.”

Ciò dimostra un errore frequente e che va assolutamente evitato: se è vero che oggi le tecnologie sono sempre più innovative e più disruptive, non si può pensare che tutto si concluda in esse. Se veramente con l’IoT si vuole arrivare a un target più ampio della cerchia dei tecnologi “serve partire necessariamente dal contesto e dalle persone.”

Da qui ne consegue che lo spazio di lavoro tra qualche anno potrebbe essere molto diverso da come siamo soliti intenderlo. Ilaria Santambrogio è sicura che esso sarà sempre meno legato a una postazione fissa di lavoro, sempre quella e attribuita al singolo lavoratore, e sempre più orientata su spazi pensati in base all’attività che è possibile svolgervi: una visione “in movimento” dello stare in ambienti lavorativi con spazi per il confronto, spazi per il relax, spazi insonorizzati per call riservate, etc…. “E’ così che si lavorerà in futuro ed è così che le tecnologie abiliteranno il lavoro del futuro” chiarisce Santambrogio.

La centralità delle persone è stata anche al centro dell’IoETalks di Roma, sponsorizzato tra gli altri da Plantronics. Un’occasione unica per diversi motivi ma soprattutto perché permette a società leader “di fare cultura di innovazione sul territorio facendo sì che essa esca dalle elitè di esperti e diventi alla portata di tutti. E’ il senso della parola Talks, che richiama chiaramente a una modalità di condivisione aperta a tutti.”

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