Passione professione: musica elettronica per l’ing. Federica Marani

Federica
Federica Marani

Federica Marani, a “primo ascolto”, potrebbe essere definita una bravissima cantante. Ma questa definizione sarebbe indubbiamente stretta. “Mi sono laureata in ingegneria elettronica per telecomunicazioni – racconta – optando per una tesi che mi desse modo di studiare tecnologie, linguaggi di programmazione, teorie di database e in generale tutto ciò che mi permettesse di specializzarmi nello sviluppo di software per web-applications”. Le prime esperienze lavorative  in diverse software house sono state infatti indirizzate in questo senso.
Come per molte donne – continua Federica – la nascita di mio figlio ha segnato un punto di svolta nel mio modo di concepire la vita lavorativa e, in un contesto in cui la disponibilità a certe responsabilità e a certi orari è “tipicamente” maschile, ho anche io dovuto fare i conti con il dilemma “mamma-lavoratrice”, scegliendo di lavorare senza certezze ma crescendo mio figlio”.
In una delle esperienze lavorative “a termine” l’incontro con l’open source rappresenta per l’ing cantante un passaggio importante nel concepire la sua idea di tecnologia: qualcosa che debba “servire” a migliorare la nostra vita e non a creare bisogni o surrogati di esperienze.
La musica – afferma Federica – è stata una compagna costante delle mie giornate fin da quando avevo sei anni e la domenica si ascoltavano i dischi di Joan Baez e Mina”. Dopo anni di danza classica e esperienze in band musicali, l’incontro con Stefano Marcucci, il pianista arrangiatore e compositore nonché produttore di musica elettronica, con il quale ancora oggi Federica collabora e condivide i suoi progetti artistici con The Smarties. “La tecnologia software e la strumentazione hardware per la produzione di musica – dice Federica – è stata determinante nel nostro percorso artistico, tanto da portarci a farne ad oggi il nostro intento professionale”.

Ti definiresti una ing cantante o una cantante ing? Come gestisci questo rapporto?

In modo definitivo non posso escludere nessuna delle due definizioni né posso rispecchiarmi in una di esse in particolare. Questo credo perché le mie esperienze passate mi hanno portato solo da un paio di anni a sentire l’esigenza di conciliare temperamento artistico e assist tecnologico. Prima di allora la mia parte ing ha sempre vissuto in modo scollegato da quella di cantante.
Inizialmente mantenevo un gap fisico e mentale tra vena artistica e tecnologia e ritenevo che tutto ciò che tecnicamente sta attorno alla musica come software per l’ingegneria del suono, considerazioni circa l’acustica di ambienti e in generale tutto ciò che si trova al confine con la parte creativa, riguardasse un ambito esterno alla produzione artistica. Poi l’esperienza maturata dentro il nostro studio di registrazione e produzione ha colmato il mio distacco, essendo coinvolta, seppur in maniera indiretta, nel lavoro di tecnico audio di Stefano.
Direi che è stata la mia continua ricerca di sonorità ed effettistica vocale, unita alla padronanza compositiva di Stefano nel mondo della musica elettronica, a portarmi a cercare strumentazione hardware e software che mi permettesse di andare nella direzione che volevo esplorare. Sento di dover fare ancora moltissimo in questo senso ma, in un contesto puramente tecnico, posso dire che, dopo uno stop mentale quasi totale nei confronti dello sviluppo software, questa potrebbe essere (e spero che lo sia) per me la chiave di una nuova partenza.

Quali sw e strumenti si utilizzano per fare musica come la fate voi di The Smarties?

Interagiamo con i software per la produzione musicale in relazione al genere da arrangiare, tenendo conto dei suoni che vogliamo creare. Utilizziamo programmi come Reason (Properllerhead), Live (Ableton), Logic (Apple), Cubase (Steinberg) avendo in ognuno di essi accesso a strumenti virtuali che producono sonorità adatte al brano che stiamo arrangiando, oppure tali da permetterci di sperimentare anche quando stiamo realizzando una cover; in particolare utilizziamo Cubase come piattaforma principale di registrazione, editing e mixing.

Per quanto mi riguarda, lo strumento hardware che uso maggiormente è il TC-Helicon Voicelive Touch (1 and 2), una loopstation che mi permette di creare loop vocali dinamici e improvvisare su di essi melodie in tempo reale; contemporaneamente offre una vasta gamma di effetti vocali con i quali sperimentare in modo totalmente creativo durante la performance.
Stefano si appoggia su sonorità provenienti dal mondo dei synth e più in generale dalla musica elettronica e di programmazione del suono che ci permettono il raggiungimento di textures e atmosfere ricercate e originali.

Quale il ruolo dei social network nella promozione e diffusione della vostra musica?

Sicuramente i social network giocano un ruolo fondamentale nella promozione e diffusione della nostra musica: in particolare ci siamo fino ad ora affidati a Facebook per richiamare l’attenzione sui nostri eventi e a Youtube per crearci una “vetrina” delle nostre performances.
Credo inoltre che rappresentino veramente una forma di democrazia divulgativa, fornendo a chi fa un lavoro come il nostro l’unico mezzo di divulgazione gratuita.
Abbiamo però constatato che il maggior limite è quello di rendere difficoltosa la promozione, gratuita o a pagamento che sia, presso i contatti di maggior interesse, ovvero quelli dai quali si può avere un riscontro diretto, cioè quelli che poi vengono effettivamente a vedere un tuo concerto perché gli è piaciuto quello che hanno visto sui social.
Per chi fa un lavoro come il nostro è importante avere un riscontro diretto, perché fare musica e “buttarla” sul web è come far cadere una goccia nel mare: ha ovviamente i suoi vantaggi ma, facendo una valutazione forse un po’ semplicistica ma realistica al contempo, c’è qualcuno che prenderebbe un aereo da Berlino, Londra o Parigi per assistere al concerto di una band sconosciuta in Italia?

 

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