A che punto è l’Europa sul digitale? Risponde oggi la Commissione europea presentando i risultati dell’edizione 2016 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI): i Paesi europei in un anno hanno complessivamente fatto progressi in settori quali connettività e competenze digitali, come pure nei servizi pubblici ma rallenta in ritmo a cui avvengono. Lo confermano le parole del Commissario responsabile per l’economia e la società digitali Günther Oettinger : “I progressi dell’UE ci sono, ma sono troppo lenti. Non possiamo riposare sugli allori. Se vogliamo metterci al passo con Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, dobbiamo darci da fare. Sulla base dell’indice pubblicato oggi, a maggio presenteremo raccomandazioni concrete per il miglioramento della performance nazionale degli Stati membri dell’UE. Sono certo che queste azioni, insieme con il nostro lavoro per creare un mercato unico digitale, consentiranno all’UE nel suo complesso e ai singoli Stati membri di compiere progressi molto più rapidi nei prossimi anni.”
Il panorama italiano
Il panorama nel caso del Belpaese non è dei più confortanti: secondo l’indice 2016 il nostro Paese si piazza al solo al 25esimo posto, in quart’ultima posizione. Secondo l’indice però l’Italia, insieme a Spagna, Croazia, Lituania, Romania e Slovenia, è uno dei paesi Ue che cresce più velocemente soprattutto per quanto riguarda l’e-commerce nel fatturato delle PMI (l’8,2% del totale). Ben lontani però da Austria, Germania, Estonia, Malta, Olanda e Portogallo, i paesi più virtuosi, ma anche da Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda Lituania, Lussemburgo, Svezia e UK che stanno vivendo un periodo di rallentamento della loro corsa.
La copertura delle reti di ultima generazione in Italia è passata a coprire il 44% delle famiglie nel 2015, nel 2014 era il 36%, ma l’adozione della connettività a banda larga è solo il 5,4% del totale (limitata al 53% delle famiglie). La causa principale per la bassa adozione di banda larga fissa è la mancanza di competenze informatiche di base. Infatti, il 37% della popolazione non utilizza regolarmente Internet. L’Italia, spiega il DESI, raggiunge punteggi vicini alla media UE nei servizi pubblici digitali, grazie alla loro maggiore disponibilità.
I risultati DESI per l’Europa
Nel complesso i progressi ci sono ma la strada per arrivare in cima alla classifica mondiale è ancora lunga: per la prima volta la Commissione ha raffrontato l’UE con alcuni paesi in testa alla classifica della digitalizzazione (Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud): i risultati preliminari indicano già che i paesi ai primi posti nella graduatoria dell’UE sono anche fra i più digitalizzati al mondo. Ma l’UE nel suo complesso ha ancora molta strada da fare prima di diventare un leader mondiale.
La connettività è migliorata ma rimane insufficiente a lungo termine:il 71% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell’anno scorso. L’UE è sulla buona strada per realizzare la copertura totale entro il 2020. Il numero di abbonati alla banda larga mobile è in rapido aumento: da 64 abbonamenti per 100 abitanti nel 2014 ai 75 attuali.
Migliorare le competenze digitali: nonostante sia lievemente aumentato nell’UE il numero di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche e in matematica, quasi la metà degli europei (il 45%) non possiede competenze digitali di base (uso della posta elettronica, strumenti di editing o installazione di nuovi dispositivi). La Commissione affronterà la questione delle competenze digitali e della formazione entro la fine dell’anno nell’ambito dell’agenda europea per le competenze, che sarà varata prossimamente.
Il commercio elettronico, un’occasione mancata per le piccole imprese: il 65% degli internauti europei effettua acquisti online, ma solo il 16% delle PMI vende sulla rete e meno della metà di queste ultime (il 7,5%) lo fa anche oltre frontiera.
Più servizi pubblici online, ma sottoutilizzati:gli indicatori mostrano che le amministrazioni pubbliche forniscono una gamma più ampia di servizi online (consentendo ai cittadini di utilizzare Internet per dichiarare un nuovo indirizzo di residenza, la nascita di un bambino e altri eventi importanti). Tuttavia il numero di utenti che interagiscono online con le amministrazioni pubbliche rimane stazionario (32%).
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