Tutto cambia, nulla cambia

Una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche, la messa in rete per la prima volta di un gruppo di computer, è avvenuta quando la maggior parte delle famiglie che viveva nei Paesi industrializzati non aveva ancora un televisore in casa. Di quella tecnologia sviluppata e utilizzata dagli scienziati si sapeva poco nulla e si capiva ancora meno, del resto l’unica tecnologia popolare alla fine degli anni Sessanta era quella che permetteva di assistere all’allunaggio dell’Apollo 11 e al festival musicale di Woodstock.

Vent’anni  dopo, nell’estate  del 1989, quando l’attenzione di tutti era rivolta al Game Boy, novità tecnologica di casa Nintendo, Tim Berners-Lee, uno scienziato inglese del CERN, inventò il web.

Ancora una volta, anche se ormai la televisione faceva bella mostra di sé in tutti i salotti, solo gli scienziati capirono le opportunità che questo nuovo protocollo di comunicazione poteva offrire. La comunità scientifica fu la prima ad utilizzare la Rete per comunicare costantemente scambiando email, discutendo in chat e forum, avviando collaborazioni internazionali, pubblicando articoli.

Mentre il linguaggio delle persone rimaneva ancorato alla produzione industriale e manifatturiera, in Rete erano le idee sulla comunicazione e sull’informazione a modellare le conversazioni.

Nel 1993 fu inventato il primo browser, Mosaic, e in due anni Internet raggiunse la quota di 16 milioni di utenti. Oggi sono milioni le persone che accedono ad Internet in un solo giorno, che consumano, producono e scambiano quotidianamente informazioni.

Internet ha permesso una redistribuzione della conoscenza rendendola potenzialmente accessibile a chiunque. I motori di ricerca sono sempre più sofisticati, non restituiscono più solo dei risultati ma rispondono in modo personalizzato a precisi bisogni informativi. La struttura dei documenti digitali modifica e plasma l’apprendimento dei più giovani che non è più lineare, sequenziale, ma segue connessioni che ricalcano la struttura stessa della rete. La predominanza di elementi visivi porta a una riscrittura dell’alfabeto dove le parole sono sostituite da icone dal significato quasi universale.

Oggi la tecnologia Internet continua ad essere parte integrante della pratica scientifica, ma lo scambio informativo va ben oltre i confini dell’accademia. Tra gli utenti si è attivato un processo di comunicazione continuo e dinamico che coinvolge sempre più la scienza e il web, si pone sempre più come interlocutore terzo tra gli utenti e il mondo scientifico nella detenzione della conoscenza, in virtù di una legittimazione sociale data dall’abbattimento delle barriere di accesso alla Rete.

Mentre tutto ciò accade quella società tecnocratica che della Rete si era fatta promotrice, lottando per il suo sviluppo e perché divenisse un bene pubblico, sembra ritirarsi all’interno dei confini dell’accademia ed esita a prendere parte al dibattito avviato nei social media sui temi della scienza e della ricerca, rimanendo ancorata ad un modello di divulgazione scientifica tradizionale.

Ma la plasticità della comunicazione in Rete e le modalità sempre diverse di accesso a Internet richiedono nuove proposte divulgative. Quella che negli anni Sessanta era una notizia su un avanzamento della ricerca diffusa dalla televisione, oggi è un hashtag su Twitter, un argomento di conversazione in un gruppo Facebook, una notizia in pochi caratteri sul canale Telegram, o un video Snapchat.

L’accesso all’informazione è sempre più rapido e diversificato e, in questo archivio potenzialmente infinito di informazioni, gli utenti oscillano tra la credibilità e la non credibilità della fonte e faticano sempre più a comprendere ed accettare l’incertezza della scienza.

Diventa sempre più importante che la comunità scientifica abbracci i nuovi mezzi di comunicazione per: parlare direttamente al  pubblico; contrastare la pseudoscienza fornendo contesto e significato agli articoli pubblicati online ed evidenziando le criticità di pratiche ormai abbandonate, ma perpetuate attraverso i social media; offrire un’informazione capace di  generare consapevolezza;  influenzare il dibattito pubblico e la politica esprimendo il proprio punto di vista; stimolare l’interesse per la ricerca e per le carriere scientifiche.

Questa rubrica cercherà di affrontare tutte queste tematiche attraverso un’analisi dei social media mirata a identificare quelle buone pratiche che possono essere acquisite dalla comunità scientifica per comunicare in modo mirato ed efficace con il pubblico, non per ridurre la distanza tra scienza e società, ma perché scienza e società sono una cosa unica.

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