Digitale e sanità: quale la situazione e quali le opportunità? Intervista a Mariano Corso

Quanto la Digital Transformation cambia la sanità pubblica? E quanto potrebbe migliorarla? Ne abbiamo parlato con Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, e con Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, che sarà presente a ForumPA giovedì 26 maggio ore 11.45 con il convegno Il piano per la “salute digitale” a sostegno dell’integrazione sociosanitaria. Una occasione utile per far comprendere quanto le tecnologie possano migliorare i percorsi di assistenza e cura che coinvolgono ospedali, strutture territoriali del SSN e responsabili delle politiche sociali.

Quale l’apporto che l’ICT può dare nella integrazione socio sanitaria? E quale lo scenario italiano?

Mariano Corso
Mariano Corso, Responsabile Scientifico Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità PoliMi

È sempre più forte la consapevolezza che la sostenibilità del Sistema Sanitario dipenderà anche da come, grazie all’innovazione organizzativa e tecnologica, si riusciranno a spostare le cure dall’ospedale al territorio. La necessità di riorganizzare la rete assistenziale rappresenta oggi una priorità non solo per le Regioni che hanno già avviato processi di riforma dell’organizzazione sanitaria – come Lombardia, Toscana e Friuli-Venezia Giulia – ma anche per tutte le Amministrazioni che devono conciliare la crescente domanda di salute, dovuta all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle cronicità, con i sempre più stringenti vincoli di bilancio.

Il Ministero della Salute ha cercato nell’ultimo anno di raccordare le politiche di riforma e innovazione a livello regionale, perseguendo una programmazione più efficace e, di conseguenza, un migliore utilizzo delle risorse comunitarie da parte delle Regioni. In termini di innovazione, il Patto per la Sanità digitale ha indicato priorità chiare: lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), la Telemedicina e le soluzioni per la continuità assistenziale ospedale-territorio.  È, inoltre, in fase di avvio il cosiddetto “Piano Nazionale delle Cronicità”, progetto volto a ripensare le modalità di gestione ed erogazione dei servizi per la cronicità avvalendosi delle opportunità offerte dallo sviluppo di soluzioni ICT e delle risorse e linee guida messe in campo dall’Unione Europea (in particolare l’eHealth Action Plan e l’European Innovation Partnership in Active and Healthy Ageing).

Nel 2015, le strutture sanitarie hanno aumentato l’investimento in soluzioni ICT a supporto dell’assistenza domiciliare e la medicina sul territorio raggiungendo la cifra di oltre 20 milioni di euro (+ 24% rispetto al dato del 2014).
Le soluzioni di Telemedicina più diffuse nelle strutture sanitarie sono il Tele-consulto, presente nel 34% delle aziende, e le soluzioni di Tele-salute (14%). I Medici di Medicina Generale che utilizzano queste soluzioni sono tuttvia solo il 4%, nonostante ci sia un forte interesse (68%). Come già sottolineato in passato dall’Osservatorio, l’assenza di tariffe specifiche per i servizi di Telemedicina rappresenta la principale barriera alla diffusione di questo tipo di soluzioni.

In generale, comunque, il Sistema Sanitario Italiano sconta una capacità complessiva di investimenti sul digitale ancora ridotta, soprattutto se confrontata con altri Paesi di riferimento europei. Nel 2015 la spesa in innovazione digitale in Sanità si attesta, infatti, a 1,34 miliardi di euro, in leggero calo rispetto ad un 2014 in cui era stata stimata in 1,37 miliardi di euro. Tale spesa – concentrata soprattutto a livello di Aziende Sanitarie (930 milioni di euro) e di Regioni (320 milioni di euro) – rappresenta circa l’1,2% della spesa sanitaria pubblica complessiva e corrisponde a una media di 22 € per abitante.

Big data e e-health: come i dati possono affiancare i medici nella diagnosi e nella terapia? E come possono migliorare efficienza e qualità del servizio in generale?

Per quanto riguarda i Big data Analytics in Sanità si possono citare due applicazioni:

  • Sistemi a supporto delle decisioni cliniche: consentono di combinare e analizzare una serie di dati strutturati e non strutturati sul paziente e sulle terapie per mettere in relazione i trattamenti con i rispettivi outcomes e individuare i pazienti a rischio di malattia o di riammissione. È, inoltre, possibile personalizzare maggiormente le terapie per uno specifico paziente.
  • Analisi epidemiologiche e monitoraggio di focolai patologici per migliorare la salvaguardia della salute pubblica e la tempestività di intervento. Ciò consente di individuare i pazienti a cui si associa un maggior consumo di risorse sanitarie o un maggiore rischio patologico. Si possono, inoltre, identificare modelli predittivi del consumo di risorse, valutare le performance delle Aziende, evitare gli sprechi e favorire un’equa distribuzione delle risorse disponibili.

Quali i limiti italiani rispetto alla sanità digitale? Come superarli?

Secondo le Direzioni Strategiche delle strutture sanitarie, la barriera più rilevante all’innovazione digitale in Sanità è costituita dalla scarsa disponibilità di risorse economiche (68%), poi dalla resistenza del personale a tecnologie che richiedano cambiamenti organizzativi e processi (50%) e dalla scarsa cultura digitale degli operatori sanitari (32%). Anche i Medici di Medicina Generale ritengono che la principale barriera siano le risorse economiche (54%), seguita dalla scarsa conoscenza delle potenzialità offerte dagli strumenti digitali nello svolgimento della professione (48%) e dalla scarsa cultura digitale dei medici stessi (45%).

Coerentemente, la principale azione che il 64% delle Direzioni si aspetta dal Governo è il sostegno nell’accesso ai finanziamenti, a cui segue la richiesta di definire standard (53%) e di semplificare le normative sulla gestione della privacy (52%). Alle Regioni si chiedono risorse economiche (67%) e che vengano definiti obiettivi comuni e convergenti (39%) e linee guida (39%). Le Direzioni sono consapevoli che uno dei principali fattori trainanti sia la cultura digitale del personale (56%) e la familiarità nell’utilizzo delle soluzioni digitali (44%).

Se il ruolo del Governo deve essere quindi quello di normatore e regolatore, spetta alle Regioni un ruolo di indirizzo e di promozione dell’innovazione digitale, con obiettivi chiari e comuni e con l’offerta di servizi condivisi alle aziende sanitarie, per consentire di mettere in pratica i piani della Sanità digitale definiti dal Governo. Compete, invece, ai CIO, in collaborazione con gli attori dell’offerta ICT, il ruolo di ‘evangelisti’ del digitale in azienda, facendo comprendere alle Direzioni Strategiche e al personale i benefici dell’innovazione digitale, a fronte di investimenti sempre più necessari. Solo quando tutti gli attori del Sistema Sanitario saranno in grado di ricoprire in modo responsabile e coerente il proprio ruolo, dandosi obiettivi precisi e ambiziosi, la Sanità digitale potrà diventare finalmente realtà.

E se volessimo citare delle buone pratiche di sanità digitale che aiutino a capire le potenzialità dell’e-health?

Nell’ambito dei processi gestionali possiamo citare IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, che ha vinto il Premio Innovazione Digitale in Sanità 2016 grazie a un progetto di ricerca gestionale che ha l’obiettivo di gestire in tempo reale attività ed eventi critici del flusso operativo del comparto operatorio. Il progetto ha previsto l’introduzione di tag RTLS (Real Time Location Tracking) che seguono il paziente e la sua cartella clinica nel flusso chirurgico, colloquiando con un sistema software che permette di tracciare e monitorare in tempo reale le informazioni operative. Ad oggi il sistema è stato esteso a entrambi i Blocchi Operatori, composti da 11 sale operatorie, e viene utilizzato da oltre 200 operatori, coordinando i 14 reparti di degenza, la terapia intensiva, le unità che si occupano di sterilizzazione e impianti, la farmacia, l’emoteca, i laboratori e il Pronto Soccorso. Grazie alla soluzione il 100% delle fratture al femore sono operate nelle 48 ore (nel 2014 era pari all’82%) ed è stata migliorata la puntualità dei primi interventi del giorno (+9%) e l’utilizzo delle Pre-Sale (+17%). Con la possibilità di aggiornare in tempo reale la programmazione delle sale, è stata aumentata del 3% la loro saturazione. Inoltre, la migliore comunicazione e il maggior coordinamento tra gli operatori, che non avviene più tramite telefono, hanno consentito di ridurre i tempi medi di chiamata paziente da Sala Operatoria (da 40 minuti a 22 minuti) e di azzerare dei tempi morti di sala operatoria. Infine, la validazione in tempo reale dei protocolli procedurali pre-operatori, consente di ridurre rischi ed errori, nonché prevenire ritardi.

Per i processi clinico-sanitari, possiamo citare l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Consorziale Policlinico di Bari e il progetto “Ulysses”, strumento di Business Intelligence sviluppato da Noemalife che consente l’individuazione precoce della Malattia Renale Cronica (MRC), spesso asintomatica nelle sue prime fasi. La piattaforma, sfruttando il patrimonio informativo dell’Azienda, consente di identificare i pazienti potenzialmente a rischio di sviluppare la malattia. L’algoritmo – basato su parametri clinici definiti dall’Azienda – calcola un fattore di rischio, generando un allarme tempestivo, su pazienti asintomatici e consentendo un’eventuale diagnosi precoce che possa essere comunicata al paziente. Il sistema, oltre a identificare il singolo paziente potenzialmente a rischio, consente di svolgere anche analisi epidemiologiche di stadiazione dei pazienti, individuando ad esempio se ci sono cluster patologici in determinate aree geografiche. A livello nazionale, il progetto ha stimato che grazie a Ulysses sia possibile ritardare di almeno 5 anni la progressione del danno renale per almeno il 10% dei soggetti, e di ritardare sempre di 5 anni l’invio dei pazienti in dialisi, permettendo al SSN di risparmiare risorse per 2,5 miliardi di euro.

Nell’ambito del rapporto con il cittadino, invece, possiamo nominare il Laboratorio Analisi Valdès di Cagliari e il progetto Zerocoda®, sviluppato in collaborazione con Artexe, che offre la possibilità di gestire le code utilizzando logiche di priorità – come nel caso dell’accesso privilegiato per pazienti fragili – e di visualizzare in tempo reale i tempi di attesa, tramite appositi totem multifunzionali all’interno della struttura. Il sistema, gestito su piattaforma Cloud, consente di prenotare gratuitamente l’accettazione tramite il sito istituzionale, scegliendo data e ora in cui accedere al Laboratorio e garantendo così l’accesso immediato agli sportelli. Per ottenere un accesso rapido direttamente al prelievo, dallo stesso portale si può accedere a un elenco di circa 700 esami descritti in dettaglio, da scegliere e inserire nell’apposito Carrello dei Servizi, da cui effettuare la prenotazione e il contestuale pagamento (tramite carta di credito o Paypal), dopo aver selezionato la data e l’ora desiderata, e scegliere se ritirare il referto online, per posta o recandosi in laboratorio. Ad oggi circa il 30% dei posti giornalieri può essere prenotato online. Il Laboratorio offre servizi anche ai pazienti che non possono recarsi direttamente al laboratorio: oltre al download dei referti via web, oggi utilizzato per il 70% dei referti, è attivo anche un servizio online per prenotare, pagare e usufruire di servizi domiciliari all’ora desiderata. Oggi il tempo necessario per servire i clienti che prenotano dal web è di 10 minuti ed è stato azzerato il tempo necessario all’accoglienza, con conseguente diminuzione dei pazienti in sala d’attesa. Questo ha permesso di dimezzare i tempi di accettazione anche per i pazienti che accedono attraverso i canali tradizionali, per i quali si è passati da una media di 45 minuti a un tempo stimato di 20 minuti.

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