Come scegliere dove aprire un blog scientifico

Che cosa fa di un blog un blog scientifico? Difficile dirlo. Per qualcuno è un blog scritto da scienziati, per altri un blog che parla di scienza. Ma a ben guardare un blog non è altro che uno strumento tecnologico, e questo fa di un blog qualcosa che varia al variare della tecnologia.

Che si scriva per spiegare fenomeni scientifici, o che si scriva dell’ultimo articolo di ricerca appena viene sollevato l’embargo, lo stile, il livello di approfondimento, il pubblico di destinazione, variano al variare della tecnologia usata.

Un macro-blog può esistere solo in piattaforme come WordPress o Blogger, adatte ad ospitare articoli lunghi, un mesa-blog troverà la sua destinazione ideale in Tumblr, un micro-blogging per definizione sarà ospitato da Twitter, un videoblog da YouTube, un fotoblog da Instagram e un blogging network richiederà una piattaforma editoriale.

La scelta della piattaforma dipenderà quindi da cosa si scriverà – articoli lunghi, brevi, post a commento di foto – e da come lo si farà: da soli, in gruppo, in network.

Indie blog

Generalmente chi preferisce iniziare con un proprio blog lo fa perché vuole avere piena autonomia nella scelta degli argomenti da pubblicare o perché cerca di costruire un dialogo con i propri lettori per avere dei feedback e scambiare idee.

Ma il blog indipendente può essere un’ottima scelta anche per chi è alle prime armi. Scrivere in un blog infatti aiuta i neofiti a uscire da quella che è la propria “comfort zone” mettendosi alla prova con un tipo di scrittura diverso da quello accademico e affina le capacità comunicative, abilità oggi sempre più richiesta ai ricercatori.

Lo svantaggio è rappresentato dal fatto che la gestione di un blog impegna molto tempo. Bisogna cercare di garantire la pubblicazione di contenuti di qualità con una certa regolarità, farsi carico della promozione degli articoli attraverso altri media e trovare il tempo di rispondere ai commenti dei lettori.

Chi non se la sente di gestire un blog da solo può cercare la collaborazione di colleghi e avviare un blog di gruppo. I vantaggi in questo caso sono evidenti: scrivendo a rotazione si hanno sempre contenuti da pubblicare, ma con un minor dispendio individuale di tempo e di energie.  Inoltre, questo tipo di blog si presta anche alla pubblicazione di articoli inviati da guest bloggers.

Poiché i blog di gruppo per le loro dimensioni – da 2 a 10 autori – sono equiparabili ai blog personali, è sempre meglio che siano monotematici piuttosto che interdisciplinari. Questo aiuta a dare un’identità forte al blog, a crearsi un pubblico di persone interessate a quello specifico argomento e ad aumentare le possibilità che il blog venga indicizzato anche da Google Scholar (eventualità rara per i blog personali). Un buon esempio di blog di gruppo monotematico è deepseanews.com.

Se il costo in termini di tempo può essere alto, soprattutto agli inizi, in termini monetari fortunatamente oggi si può aprire un blog a costo zero grazie alle più comuni piattaforme di blogging, che permettono di aprire sia blog individuali che di gruppo come:

  • WordPress.com è una versione semplificata del più famoso WordPress.org. Si usa online senza dover installare il software sulla propria macchina e non richiede interventi di manutenzione del sito, ma questo riduce il numero di opzioni di personalizzazione rispetto alla versione installabile. È la scelta ideale per chi vuole avviare e rendere operativo il blog in poco tempo e a costo zero (a differenza di WordPress.org l’hosting è gratuito)
  • Blogger.com. Completamente gratuito, è il servizio di blogging offerto da Google. Oggi è meno popolare rispetto a vent’anni fa perché i template inclusi nel servizio sono pochi e non molto accattivanti. Chi ha una conoscenza di base dell’html, può comunque cercare in rete tra i tanti template gratuiti ed installarli. Blogger è più completo di WordPress.com (ma non di WordPress.org) e offre l’innegabile vantaggio della perfetta integrazione con tutti gli strumenti di casa Google, dagli strumenti per webmaster, ai feed, a Drive e Google+.
  • Medium.com è minimalista. Si accede con un account Twitter, si scrive, si pubblica. L’assenza di opzioni di personalizzazione è controbilanciata da una piattaforma altamente ottimizzata per i motori di ricerca. È la scelta ideale per chi non se la sente di aprire un blog, ma vuole pubblicare saltuariamente qualche articolo garantendosi comunque la massima visibilità.  A differenza delle altre due piattaforme in Medium è più facile avere un buon seguito di lettori se si scrive in inglese.
  • Tumblr. A metà tra WordPress e Twitter è adatto per articoli molto brevi dove il contenuto visivo predomina sul testo. Utilizzabile anche da smartphone attraverso l’apposita app, permette di caricare rapidamente contenuti testuali, foto e video. È la scelta ideale per chi cerca uno strumento veloce e versatile. Tra i blog Tumblr più seguiti vi sono quello del Museo di Storia Naturale di New York (tumblr.amnh.org) e quello della Nasa.

Blogging network (MABs)

Per scrivere in un MABs (blog multiautore) non è necessario attivare un servizio web in quanto questi blog sono gestiti normalmente da gruppi editoriali ai quali si invia l’articolo via email.

Il blogging network offre senz’altro il grande vantaggio di un’immediata visibilità.  Ci si inserisce, infatti, in un sistema che, grazie all’offerta di un flusso regolare di notizie e di una grande varietà di argomenti, ha già una base fissa di lettori.  Inoltre queste piattaforme sono ottimizzate per i motori di ricerca (SEO) e questo aumenta le possibilità che il proprio articolo venga trovato.

Prima di aderire a un network è importante individuare quali sono i limiti imposti dalla politica editoriale del gruppo. Oltre ad assicurarsi di poter scrivere di ciò che si vuole e poter esprimere liberamente il proprio pensiero, va considerato che alcune azioni potrebbero essere limitate o non consentite. Ad esempio alcuni networks non permettono di inserire links o immagini nel testo dell’articolo. Se ne facciamo abitualmente uso potremmo trovarci seriamente limitati nello scrivere qualora ci venissero vietati.

Va infine definita la proprietà dei contenuti pubblicati. La maggior parte dei network riconosce la proprietà intellettuale dei contenuti in capo all’autore e quindi questi teoricamente può spostare tutti i suoi articoli in un’altra piattaforma se decide di aderire ad un altro network o di aprire un blog personale, ma a volte l’adesione al network comporta l’impegno a non copiare o spostare in altro dominio il proprio articolo, anche se non se ne cedono contrattualmente i diritti.

Anche la reputazione del network è importante, scrivere per i blog di Nature o di Scientific American offre sicuramente la possibilità di attestarsi come esperti nel campo di cui si scrive, ma anche network meno conosciuti come science20.com offrono interessanti opportunità di crearsi una propria rete di affezionati lettori.  Sono da evitare invece i network dove non c’è una vera selezione degli autori, si rischierebbe di vedere il proprio articolo di ricerca pubblicato accanto ad uno di pseudoscienza.

Come ottenere un blog all’interno del network? Gli editor solitamente offrono un blog ai blogger già affermati o agli scienziati famosi, ma non è raro il caso in cui invitino anche giovani studenti di dottorato che hanno notato per la loro attività online (in particolare su Twitter). Per aderire ad un network comunque non è necessario comunque attendere un invito, nulla vieta infatti di inviare la propria candidatura all’editor.

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