Donne in aziende Hi-Tech: parlano Ilaria Sanvito e Caterina Raiti

Poche le donne che lavorano in aziende leader etetel settore tecnologia. Questo quanto rilevato da una relazione della American Association of University Women, dalla quale risulta che le donne costituivano nel 2013 solo il 26% degli informatici, percentuale notevolmente più bassa rispetto a 25 anni fa. Negli Stati Uniti le donne sono solo il 12% degli ingegneri che lavorano nel settore hi-tech; nel Regno Unito il 17,5% dei professionisti informatici; in Israele il 12% degli ing. Più si sale nella scala gerarchica e più la differenza uomini donne è marcata, con una sentita mancanza di queste ultime ai vertici.

Cisco, da questo punto di vista, sembra proprio essere in controtendenza. Ne abbiamo parlato con due manager: Ilaria Sanvito, Country Digitization Acceleration & Innovation Marketing Manager in Cisco da sedici anni, e Caterina Raiti, alla guida della struttura marketing di Cisco Italia e dei Paesi GCYM (Grecia, Cipro, Malta).

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Ilaria Sanvito e Caterina Raiti – Cisco Italia

Quando sono entrata nel 1998 – esordisce Caterina Raitimi sono subito resa conto che nei settori tecnici c’era una prevalenza di uomini, ma questo non mi ha spaventata. Ho sempre cercato di mettere in evidenza le mie competenze, senza mai provare la sensazione di dover dimostrare di più solo per il fatto di essere donna. Cerco di portare ai tavoli di discussione le mie capacità senza rinunciare al mio lato femminile di essere e lavorare: non ho perso la propensione all’ascolto e alla inclusione come così come non ho rinunciato al tipico multitasking femminile. La più grande difficoltà incontrata è stata quella di cambiare spesso manager lavorando in contesti internazionali e quindi di dover ricominciare sempre in qualche modo da zero con persone nuove. Difficoltà superata con un dialogo aperto, assumendomi sempre i rischi, mostrando ciò che sono in grado di fare e imparando negli anni a chiedere.” 

Stesso impatto positivo per Ilaria Sanvito: “In ambito marketing, dove io sono da sempre impiegata, c’è una prevalenza femminile piuttosto che maschile. Il marketing è donna possiamo dire. La difficoltà che ho incontrato è stata più riferita al mio background culturale che non al genere, visto che ho una formazione in ambito letterario. E questo l’ho vissuto a volte come un limite in un’azienda come Cisco ad alto contenuto tecnologico. Un limite che sono riuscita a superare grazie alla collaborazione, al supporto di un team in grado di trasferire competenze specifiche. Per molti altri aspetti Cisco crea per le lavoratrici un ambiente favorevole fatto di flessibilità e possibilità di lavorare da remoto per esempio. Poi, purtroppo, la conciliazione lavoro famiglia non è facile perché la nostra è una società in cui di aiuto per chi lavora ce n’è davvero poco. E questo ritengo dipenda da un gap culturale.

Quanto lo Smart Working potrebbe aiutare le carriere femminili?

Caterina e Ilaria all’unisono dicono che la flessibilità del lavoro smart è fondamentale per tutti, visto che la gestione della famiglia non è un problema solo delle donne come a volte erroneamente si pensa. “Lavorare a distanza – commenta Caterina – migliora la qualità del lavoro in quanto limita il tempo degli spostamenti e ci consente di lavorare in un ambiente che favorisce la concentrazione”. In Cisco è inutile sottolineare che le tecnologie per farlo ci sono tutte e che è naturale poterlo fare. “Si lavora per obiettivi – rimarca Ilaria – e non solo per numero di ore passate in ufficio: cosa che dovrebbero fare tutte le aziende”. Il limite allo smart working? “In questo momento della mia vita – racconta Ilaria – a seguito di un trasferimento ho toccato con mano quanto il divide infrastrutturale rappresenti un limite reale visto che non avrei banda sufficiente a collegarmi per lavorare da casa. Vero che, per il tipo di lavoro che faccio ora soprattutto di networking, è fondamentale che il contatto iniziale sia di persona e non a distanza”.

Come vincere la sfida dello skill gap del digitale?

Sicuramente da apprezzare e incentivare – afferma Caterina Raiti – tutte le iniziative a favore dell’avvicinamento delle donne alle STEM. Vanno in questa direzione la firma del protocollo Cisco-MIUR finalizzato a formare gli studenti attraverso il programma Cisco Networking Academy, dove abbiamo solo il 16% di donne che partecipano. Oltre a questo Girls in ICT, una giornata Cisco dedicata a iniziative e strategie per avvicinare le ragazze che frequentano ancora la scuola alla tecnologia e favorire il loro accesso a studi e carriere nel settore. Questa è una ottima occasione per fare mentoring alle più giovani e raccontare la propria storia professionale in un’azienda come Cisco, cercando di far passare il concetto che c’è bisogno di skill tecniche, di talenti in settori tecnologici, in genere difficili da reperire sul mercato”.

Mi piace – dice Ilaria Sanvito – l’idea che aziende ICT come Cisco siano attive e attente riguardo alla problematica del gender digital divide. Così come fondamentale è il ruolo che rivestono tante associazioni impegnate nel mettere in luce la problematica. Mi piace sottolineare il fatto che in Cisco c’è grande attenzione anche nel coinvolgimento di relatrici in occasione dei nostri eventi. Per esempio al prossimo Digitalk di Brescia, il 30 settembre, avremo un’agenda in cui il 90% dei relatori è di sesso femminile. E anche questo è il segnale di quanto venga naturale avere attenzione contestuale a competenza e a genere”.

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