Chi abita la twittersfera? Ecco come trovare gli scienziati e difendersi dai robot

“Sì ho un account Twitter, ma non l’ho mai usato perché i miei amici non sono su Twitter.”

Una scusa? No. È solo che non facciamo in tempo ad attivare per la prima volta l’account che subito il sistema ci propone di seguire qualcuno. Ma chi, se non conosciamo nessuno? Sicuramente non i nominativi che il servizio ci propone in automatico. E allora piuttosto che affrontare la solitudine in un social, con un clic chiudiamo tutto e abbandoniamo l’account.

A ben guardare, però, su Twitter non ci serve conoscere le persone per seguirle. In Twitter non c’è reciprocità del follow, i profili sono quasi tutti pubblici e possiamo seguire qualsiasi sconosciuto che abbia da dire qualcosa che per noi è interessante. Ma, per individuare queste persone, da qualche parte bisogna pur cominciare e un buon inizio può essere quello di esplorare le principali categorie degli abitanti della twittersfera per capire chi sono e perché seguirli.

Le aziende

Chi sono:

Aziende pubbliche e private, organizzazioni, fondazioni, associazioni rientrano tutte in questa categoria. L’uso che fanno del mezzo varia in base al tipo di attività aziendale e all’obiettivo, che può essere quello di pubblicizzare un prodotto (per le aziende commerciali) o di disseminare informazioni (per gruppi editoriali, ministeri e organizzazioni).

Perché seguirle:

Per crearsi, attraverso l’uso delle liste, una rassegna stampa che non è limitata alle notizie di cronaca, ma comprende aggiornamenti su pubblicazioni di articoli di ricerca, call for papers, scholarship, convegni ed eventi.

I professionisti

Chi sono:

Questa categoria include oltre ai professionisti anche ricercatori, scienziati e più in generale tutti gli accademici che usano Twitter per scopi professionali. Entrano in contatto tra loro principalmente seguendo live-tweeting di conferenze, ma anche attraverso liste redatte da altri utenti (es. LSE impact blog, archaeology research, Women Tweet science too, Women in stem dataset pubblicato da Github , o il sito TrueSciPhi ) o hashtag dedicati come #ScholarSunday.

Perché seguirli:

Per fare networking, per estendere le interazioni tra pari in un contesto a-spaziale e atemporale che favorisce le connessioni tra ricercatori di discipline diverse. Per scambiare informazioni, avviare collaborazioni interdisciplinari o contattare scienziati in ogni parte del globo, rapidamente e trascendendo la tradizionale gerarchia dell’accademia.

I promoter

Chi sono:

Questo gruppo raccoglie tutte quelle persone che usano Twitter come uno strumento per promuovere sé stessi, il proprio lavoro, un prodotto o addirittura l’utilizzo dei social media.

Perché seguirli:

Chi fa autopromozione su Twitter in genere è molto attivo, ha una buona conoscenza dello strumento e del linguaggio da usare e seguendoli si può imparare molto sia su come utilizzare il mezzo, sia su come promuovere sé stessi, il proprio blog o un proprio articolo pubblicato in peer review. Inoltre, i promoter sono molto disponibili all’interazione e rispondono volentieri alle domande.

I turnisti (RoCur)

Chi sono:

Sono account monotematici gestiti a rotazione da un gruppo di persone (da qui il nome RoCur, ovvero rotation curation). Contrariamente ai RoCur aziendali gli account condivisi gestiti da accademici hanno moltissimi follower, ma seguono pochissime persone. Questo perché lo scopo principale di questi account non è la creazione di un network, bensì la disseminazione di informazioni. Tra gli account di gruppo più popolari sono sicuramente da annoverare @realscientist , @galaxyzoo, Science_Grrl e IamSciComm.

Perché seguirli:

Perché ogni settimana leggiamo punti di vista diversi. Leggiamo di ciò che accade nel mondo scientifico attraverso le parole di ricercatori che vivono in diversi Paesi del mondo e che nella loro attività di ricerca affrontano problemi diversi legati alla quotidianità del loro Paese. È come vedere l’unità del mondo scientifico attraverso un caleidoscopio.

Quelli che twittano per svagarsi

Chi sono:

Si tratta di utenti che pubblicano foto, selfie e testi di vario tipo, dai commenti politici a quelli sulla squadra del cuore. Tra gli account personali vengono classificati anche quelli dei personaggi famosi perché, anche se twittano per promuovere la propria immagine, i loro contenuti sono legati alla sfera personale e la loro interazione con i fans è minima.

Perché seguirli:

Seguirli o meno è una scelta legata esclusivamente a gusti ed interessi personali.

I robot (o Twitterbot)

Chi sono:

Non tutti gli utenti sono umani, molti sono solo stringhe di codice messe insieme da programmatori. Il modo migliore di sapere se ci troviamo davanti ad una persona o a un robot è quello di verificarne l’handle attraverso BotOrNot, l’applicazione progettata da un gruppo di ricercatori dell’Indiana University che dal 2011 studia i twitterbot.

Ma anche senza connettersi al servizio, possiamo ragionevolmente presumere di trovarci davanti a un robot quando l’account in questione:

  • dichiara nel profilo: “Sono un bot”
  • segue centinaia o addirittura migliaia di persone e ha da 0 a 10 followers
  • non ha mai pubblicato un tweet
  • ci segue non appena pubblichiamo un tweet e lo condivide in pochi secondi. È improbabile che una persona abbia il tempo di leggere il tweet, condividerlo e seguirci in una manciata di secondi, più probabilmente si tratta di una risposta automatizzata a specifiche parole o frasi chiave. (Si distinguono dalle applicazioni di auto-follow per i tempi rapidi di risposta)
  • è a luci rosse. Non sempre ce ne accorgiamo guardando il profilo. Spesso il profilo è volutamente ingannevole oppure si tratta di un vecchio profilo di qualche personaggio famoso che è stato hackerato. Per evitare di trovarci la timeline sommersa da immagini imbarazzanti a causa di un incauto click per ricambiare il follow, è sempre meglio non limitarsi a leggere la bio delle persone (o robot), ma visitarne il profilo e leggere cosa pubblicano
  • ci segue per poi toglierci il follow 24 ore dopo, anche se ricambiamo. A volte si tratta di persone reali che ci hanno ripensato, ma normalmente queste agiscono subito o dopo qualche giorno. Se il lasso temporale è di 24 ore è molto probabile che si tratti di un robot, motivo per cui se non conosco la persona, aspetto sempre un giorno prima di ricambiare il follow
  • è un uovo. Se il profilo è privo di foto, descrizione e cover ed è molto recente potremmo trovarci davanti a un neofita che sta facendo i primi passi nella twittersfera, mentre se l’account è già attivo da qualche tempo è più probabile che si tratti di un robot.

Perché liberarsi di loro:

È abbastanza ovvio che se ci troviamo di fronte a dei robot non abbiamo nessuno motivo per seguirli, ma cosa succede se loro seguono noi?  Non fanno danno, verrebbe da rispondere. E invece non sempre è così. Immaginiamo di avere tra i nostri follower qualche centinaio di profili uovo o senza followers, chiunque penserebbe che li abbiamo acquistati per aumentare artificialmente il nostro numero totale di follower (cosa che ci fa perdere autorevolezza).

Oppure immaginiamo di avere tra i nostri follower degli account a luci rosse. Sicuramente le foto profilo di questi account possono causare perplessità se non imbarazzo a chi scorre la lista dei nostri follower.

Fortunatamente il modo di far scomparire i follower indesiderati c’è. Basta cliccare sulla piccola icona a forma di ingranaggio posizionata vicino al tasto “segui” per aprire un menu a tendina dal quale è possibile bloccare l’account in modo che non ci possa più seguire o, se è il caso, segnalarlo a Twitter per spam o per contenuti che violano il regolamento.

Cari lettori, aiutatemi a completare questa lista segnalando attraverso i commenti le altre categorie di utenti Twitter.

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