No interoperabilità, no Digital Health

La GSMA, associazione mondiale portavoce delle aziende che operano nel settore della comunicazione mobile, ha diffuso un documento strategico datato ottobre 2016 sul tema della interoperabilità nella Digital Health. L’associazione, solo per dare alcuni numeri, e’ dietro all’organizzazione del Mobile World Congress di Barcellona e di Shanghai, ha sedi in tutto il mondo e rappresenta vari miliardi di euro di fatturato nel settore mobile.

Un documento che merita di essere letto , il cui sottotitolo è: “La valutazione degli standard esistenti e di come questi si applichino ai servizi degli operatori dei servizi mobili, al fine di fornire raccomandazioni globali per incrementarne l’adozione”.

Giova ricordare che la maggiore rivoluzione digitale ad oggi nel settore della salute è stata quella che ha portato al passaggio dalla radiologia analogica a quella digitale. Il processo è stato guidato proprio da uno standard, definito da un consorzio che ha coinvolto tutte le aziende del settore . Lo standard si chiama DICOM e ha portato agli attuali sistemi RIS, acronimo dell’inglese Radiology Information System (sistema informativo radiologico) e PACS è l’acronimo anglosassone di Picture archiving and communication system (sistema di archiviazione e trasmissione di immagini) utilizzati in tutto il mondo.

Wikipedia dice che DICOM (Digital Imaging and COmmunications in Medicine, immagini e comunicazione digitali in medicina) è uno standard che definisce i criteri per la comunicazione, la visualizzazione, l’archiviazione e la stampa di informazioni di tipo biomedico quali ad esempio immagini radiologiche. Lo standard DICOM è pubblico, nel senso che la sua definizione è accessibile a tutti. La sua diffusione si rivela estremamente vantaggiosa perché consente di avere una solida base di interscambio di informazioni tra apparecchiature di diversi produttori, server e PC, specifica per l’ambito biomedico.
Il progetto originario venne sviluppato da due associazioni statunitensi: The American College of Radiology (ACR), responsabile dello sviluppo tecnico-medico del sistema, e il National Electrical Manufacturers Association (NEMA), un consorzio di produttori responsabile tra l’altro degli aspetti inerenti eventuali violazioni di brevetti e normative. In Europa il comitato di standardizzazione ha recepito il formato DICOM in MEDICOM, così come la JIRA, associazione dei costruttori giapponesi, ne ha approvato lo sviluppo

Lo scenario odierno secondo GSMA non sembra molto diverso rispetto a quello dei tempi in cui nasceva la radiologia digitale. Il documento dice questo:

“Le soluzioni di Digital Health sono in grado di supportare gli operatori sanitari per fornire un’assistenza sanitaria di qualità, appropriata ed efficiente. Inoltre possono responsabilizzare gli individui a gestire la propria salute in modo più proattivo ed efficace, possono supportare i governi e gli operatori sanitari a migliorare le funzionalità e l’accesso al sistema salute e nella gestione di epidemie e pandemie.

Negli studi realizzati da PwC la Digital Health se raggiungesse una dimensione adeguata potrebbe portare ad un risparmio di 99 miliardi di euro in spese sanitarie nell’UE, 14 miliardi di dollari in Brasile e 3.8 miliardi di dollari in Messico. La mancanza di interoperabilità è spesso citata come uno degli ostacoli al raggiungimento di questi obiettivi.

Una revisione fatta con la collaborazione di molti operatori di telefonia mobile, attraverso esempi di servizio e casi di utilizzo, ha rilevato che, in linea di massima, le norme esistenti sono insufficienti a conseguire interoperabilità semantica. Ci sono poi numerosi casi casi in cui le norme esistenti si sovrappongono o non sono compatibili e una revisione delle implementazioni del mondo reale identifica sfide ancora non risolte nello sviluppo e l’attuazione dei servizi sanitari digitali.

Questi fattori stanno inibendo l’adozione diffusa di norme e standard.

Lo scenario:

  • molte soluzioni esistenti utilizzano elementi proprietari , vale a dire che non si utilizzano sufficientemente gli standard liberi da licenze d’uso disponibili. Questo limita la scala di implementazione, impedendo l’integrazione con altri servizi e con molti degli electronic health record.
  • La consapevolezza e l’esperienza pratica sulla necessità di una interoperabilità è aumentata tra i committenti e nella comunità dei clinici. Per far fronte a questo, un numero crescente di governi dell’Unione Europea richiede l’applicazione di standard di interoperabilità nel settore dei servizi.
  • Il semplice uso di uno standard non da garanzia dell’interoperabilità. E’ necessaria una competenza specifica nella definizione, progettazione e realizzazione di sistemi e servizi orientati alla interoperabilità.

In sintesi, la limitata interoperabilità del digitale nei servizi sanitari non è legata ad una mancanza di standard, piuttosto, la sfida principale per la realizzazione di una interoperabilità semantica è nell’adozione e nell’uso coerente di open-standard già esistenti.

Sono numerose le vie per superare questa sfida, e molti soggetti interessati si stanno muovendo in questa direzione.

In primo luogo, a tutti coloro che cercano di implementare servizi sanitari digitali si suggerisce di entrare in contatto con le organizzazioni di settore come la Personal Connected Health Alliance (PCHA) e Integrating the Healthcare Enterprise (IHE), che lavorano sullo sviluppo e la promulgazione di standard per l’assistenza sanitaria e forniscono indicazioni sul loro uso.

In secondo luogo, gli operatori sanitari e la comunità dei clinici, degli sviluppatori dei dispositivi medici, del settore farmaceutico, le aziende, i Governi e l’industria del mobile possono tutti avere un ruolo per spingere verso l’adozione di norme che garantiscano l’interoperabilità semantica.
In particolare:

    1. i fornitori dei servizi sanitari e la comunità dei clinici possono aiutare ad educare gli utenti sull’uso di dati e standard che siano in grado di massimizzare l’interoperabilità dei sistemi e possano portare ad erogare un servizio sanitario migliore, una medicina personalizzata, centrata sul paziente
    2. i produttori di dispositivi medici e le aziende del settore farmaceutico devono puntare ad adottare standard aperti e interoperabilità a partire dai processi di progettazione fino allo sviluppo del prodotto finale
    3. i Governi possono guidarne l’adozione, incoraggiando i committenti a specificare come prioritario l’uso di “open standard” negli acquisti dei dispositivi medici e negli acquisti relativi alla ICT sanitaria
    4. il settore mobile può aiutare consigliando e supportando i produttori sull’applicazione delle norme sugli standard e lavorare con i propri partner del settore sanitario per fornire servizi basati sul principio di interoperabilità semantica.

E’ solo attraverso le azioni collettive di tutte le parti interessate che la Digital Health potrà essere realizzata su scala sufficientemente ampia per fornire i vantaggi socio-economici promessi ai cittadini, agli operatori sanitari e all’industria”. Cosi’ si conclude l’executive summary del documento della GSMA.

Qualcuno, anche al di fuori della GSMA in Europa, si sta muovendo, come ad esempio il COCIR (European Coordination Committee of the Radiological, Electromedical and Healthcare It Industry), che rappresenta l’industria europea del settore, ha pubblicato un documento dal titolo “Perché l’interoperabilità è un fattore critico per il sostegno delle cure integrate in Europa?” schematizzato nell’immagine sottostante:

interoperability

COCIR indica alcune raccomandazioni:

  1. considerare API e profili standard per l’implementazione di soluzioni di interoperabilità mobile e web based. Valutare il potenziale dello standard API emergente «HL7 FHIR» per i trial in queste soluzioni.
  2. Applicare una strategia coerente e comprovata end-to-end per l’interoperabilità che abbracci l’eHealth e incorpori l’mHealth.
  3. Applicare l’approccio COCIR “Sei passi” per l’interoperabilità, che ha già dimostrato la sua efficacia:
    1. individuare i casi d’uso
    2. Selezionare profili e standard
    3. Definire chiaramente il contenuto di informazioni
    4. Descrivere le specifiche di interoperabilità
    5. Organizzare dei test
    6. Educare gli utenti finali sull’importanza della interoperabilità.

Questi passaggi devono essere applicati a casi d’uso mHealth-centrici, in particolare per garantire che mHealth sia completamente integrata con eHealth.

Oggi nel settore del wellness assistiamo ad alcuni standard “de facto”. Basti pensare ai sistemi operativi della telefonia mobile, suddivisi in Android, IOS, con una piccola quota di Windows Mobile, a loro volta poi suddivisi attraverso “sottostandard”, Samsung Health ad esempio, che interessa la fetta dei dispositivi Android customizzati Samsung, ma senza una possibilità di condividere realmente i dati al di fuori dell’ambiente specifico. Alcuni produttori hanno cercato di superare questi problemi implementando dei correttivi, ad esempio la maggior parte dei sistemi può inviare email di notifica e dunque i dati vengono estratti dall’email, con tutti i limiti che questo comporta e in Italia la cosa è ulteriormente aggravata dalla regionalizzazione del sistema sanitario, che porta a fascicoli sanitari elettronici diversi da regione a regione, con sistemi ospedalieri talmente incompatibili da non poter condividere la maggior parte delle informazioni, se non attraverso i sottosistemi dell’emergenza.

Una cosa è certa per tutti dall’esperienza passata alla visione del futuro: senza interoperabilità non potrà esistere una vera digital Health.

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Ha iniziato come ricercatore CNR, Telemedicine e Malattie Vascolari, ricerche scientifiche e tecnologiche in ambienti estremi, dall' Antartide, dalla base dell'Everest, sotto il mare. Dal 1990 angiologo del san Camillo di Roma, dal 2008 al 2015 direttore dell'Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Telemedicina. Dal 2006 direttore medico del Centro Internazionale Radio Medico, CIRM, uno de piu' antichi (dal 1936 , quando si chiamava radiomedicina) ed importanti centri di Telemedicina al mondo, Telemedicine Maritime Assistance Service (TMAS) nazionale italiano. Co-fondatore e past vice-president della Società Italiana di Telemedicina, SIT. Dal 2014 co-fondatore e presidente dell'Osservatorio Nazionale della Sanità Elettronica e Telemedicina, ONSET, nominato dal'on Ministro Lorenzin coordinatore della commissione paritetica della conferenza stato-regioni per la governance dell'attuazione delle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina, di cui sono stato uno dei principali estensori. E' coautore delle Linee di Indirizzo Nazionali sulla Telemedicina

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