Malgrado nell’ultimo anno sia cresciuto l’utilizzo della rete (+6%) restiamo ancora molto indietro rispetto alla media europea. L’indice di penetrazione di internet a livello nazionale raggiunge appena il 78% se confrontato al 94% raggiunto nei maggiori Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia e Spagna). L’ultimo Rapporto European Digital Behaviour Study 2016, realizzato da Contactlab, descrive i risultati di una ricerca condotta attraverso l’analisi comparativa tra Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Corea, Shanghai, e le aree metropolitane di Tokyo, New York, Mosca e San Pietroburgo con un focus speciale in relazione al nostro Paese, per indagare i maggiori trend sul comportamento digitale della popolazione internet europea ed Extra-europea.
L’uso della rete in Italia
Nel 2016 il numero di individui che regolarmente ha utilizzato la rete, almeno una volta a settimana, ha raggiunto quota 30,5 milioni di persone con una penetrazione del 78% per la popolazione italiana compresa nella fascia d’età tra i 16 e i 65 anni. Nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti della popolazione: la crescita complessiva dell’utenza del web nel periodo compreso tra il 2007 e il 2016 è stata pari a +28,4%. Questo dato è confermato anche dal 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione, presentato lo scorso settembre in cui si registra un nuovo record nell’utilizzo di internet da parte degli italiani. La penetrazione di internet è infatti aumentata di ben 2,8 punti percentuali nell’ultimo anno e l’utenza della rete ha toccato un nuovo record, attestandosi alla quota di 73,7% di italiani e nel caso degli under 30 al 95,9%. L’adozione di strumenti mobile come smartphone e tablet per la navigazione aumenta costantemente e ad una velocità doppia (+13%) rispetto all’uso della rete stessa che registra una crescita del +6%. Diminuiscono gli utenti dei telefoni cellulari basic, ovvero in grado solo di telefonare e inviare sms (-5,1% nell’ultimo anno), mentre continua la crescita impetuosa degli smartphone, utilizzati dal 64,8% degli italiani e nel caso dei giovani tra i 14 e 29 anni arriva alla quota dell’89,4%.
Sebbene si segnali un aumento nelle attività di acquisto online e servizi bancari e finanziari home banking l’uso del web, nel nostro Paese, è nella maggior parte dei casi ancora in modalità basic il nostro indice di interattività (elaborato da ContactLab) raggiunge infatti solo la quota di 39/100 rispetto al 51% raggiunto dal Regno Unito e il 49% della Spagna.
Acquisti e servizi online
Secondo il 13° Rapporto Censis nel nostro Paese abbiamo assistito ad un boom dei consumi tecnologici anche negli anni della crisi, con una crescita del 190%. L’andamento della spesa per consumi delle famiglie conferma il trend anticiclico dei consumi tecnologici in un decennio caratterizzato da una lunga e profonda recessione: tra il 2007 (anno prima dell’inizio della crisi) e il 2015, mentre i consumi generali flettevano complessivamente del 5,7% in termini reali, decollava la spesa per l’acquisto di apparecchiature telefoniche che raggiungeva la quota di +191,6% per un valore di 5,9 miliardi di euro, e computer (+41,4%).
I cittadini italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione. Usare internet per informarsi, prenotare viaggi e vacanze, acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio, entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi o anche solo sprecare meno tempo e quindi in ultima analisi guadagnare qualcosa. L’indagine europea di Contactlab ha evidenziato che nel nostro Paese oltre il 47% ovvero 14,3 milioni di utenti hanno effettuato acquisti online spendendo all’incirca 1.600 euro l’anno. Malgrado la crescita del 30% rispetto agli anni passati ancora non è stato raggiunto appieno il potenziale del mercato. Rispetto all’anno scorso oltre un milione e 600 mila persone hanno effettuato acquisti nel settore della moda e di beni e servizi raggiungendo la quota della maggioranza degli utenti online (+51%); nello stesso periodo l’acquisto dei biglietti online per il trasporto è stato utilizzato da oltre 6 milioni e 300 mila utenti. Paypal (57%) e le carte di credito prepagate (52%) restano la modalità di pagamento preferito per gli acquisti online.
Quali social media? Quale il divario generazionale?
Nell’ultimo anno il coinvolgimento degli utenti in termini non solo di marketing ma di brand identity è stato effettuato da parte delle aziende nell’80% dei casi attraverso le diverse piattaforme di social media. Facebook rimane il social network più popolare usato dal 56,2% degli italiani, raggiungendo la quota di 89,4% di utenza tra i giovani under 30 e il 72,8% tra le persone più istruite, diplomate e laureate. L’utenza di YouTube è cresciuta dal 38,7% del 2013 al 46,8% del 2016 raggiungendo oltre il 73% tra i giovani. Instagram ha raggiunto nell’ultimo anno il 16,8% degli utenti (e il 39,6% dei giovani). E’ soprattutto l’applicazione WhatsApp che ha conosciuto un vero e proprio boom: oggi è usato dal 61,3% degli italiani e l’89,4% dei giovani.
Nel nostro Paese tra i giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma al 31,3% tra gli over 65 anni; l’89,4% dei primi utilizza telefoni smartphone, mentre lo fa solo il 16,2% degli over 65. L’89,3% dei giovani ha un account Facebook rispetto ad appena il 16,3% degli anziani. Il 73,9% dei giovani usa YouTube, rispetto all’11,2% degli ultrasessantacinquenni. Oltre la metà dei giovani (il 54,7%) consulta siti web di informazione, rispetto ad un anziano su dieci (il 13,8%). Il 37,3% dei primi ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo l’1,2% dei secondi. E se un giovane su tre (il 36,3%) possiede già un tablet, solo il 7,7% degli anziani lo usa. Su Twitter poi c’è un quarto dei giovani (il 24%) e un marginale 1,7% degli over 65.
La modalità di marketing diretto è ancora riconosciuta come la più efficace anche attraverso l’integrazione delle piattaforme multicanale (newsletters, social network, pubblicità online) malgrado un terzo degli italiani abbia un atteggiamento neutrale verso tali modalità di comunicazione.
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