La Disinformazione, vero virus di quest’epoca

Sembra passata una vita da quando i modem 56K rombavano nelle stanze di giovani internauti e offrivano contenuti statici ad una velocità di 5 Kb al secondo. Anche se all’epoca (ma in realtà sono passati poco più di 20 anni) i servizi offerti da Internet si potevano contare sulla punta delle dita, si intravedeva in questo strumento una potenzialità enorme. In quelle scatole c’era il futuro, sarebbe solo bastato aumentare la velocità di connessione e il numero delle macchine che potevano navigare per il WWW e le cose sarebbero cambiate per tutti.

Ora però che Internet è diventato strumento di tutti e i supporti mobile hanno superato i classici pc, nell’epoca del “tutto e subito” e dell’informazione real time, dei social network evoluti e delle pubblicità mirate sui nostri interessi ecco che di colpo ci scopriamo ignoranti nell’utilizzarlo.

Veniamo tutti i giorni bombardati da una mole enorme di informazioni. Ne vogliamo di ogni tipo, a ogni ora, in ogni modo possibile. Un’abbuffata pericolosa, una sorta di “bulimia intellettuale” in cui, al posto delle classiche merendine, ci ingozziamo di bufale e notizie clamorose e, al posto di vomitarle, ci fiondiamo a retwittare e condividere su Facebook anche la più improbabile delle citazioni.

Quando nel giugno del 2015 in una lectio magistralis tenuta all’università di Torino Umberto Eco scatenò un ampio dibattito pubblico affermando che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”, molti hanno gridato allo scandalo e hanno stigmatizzato il filosofo come arrogante ed élitario. Ma la verità è che Umberto Eco aveva colto il problema: il virus della disinformazione ci acceca e non ci lascia più essere obiettivi.

Siamo talmente bombardati dalle news che non riusciamo più a distinguere la verità da una notizia fake. E non è un caso che a novembre scorso l’ Oxford Dictionaries ha definito post-truth (post verità) come parola dell’anno 2016. Sembra assurdo ma ultimamente i fatti oggettivi e accertati, sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica rispetto ad appelli a emozioni e convinzioni personali. E nel mare di condivisioni e retweet emozionali la disinformazione naviga a vele spiegate.

Se poi i temi trattati interessano da vicino l’utente, ecco che l’errore è dietro l’angolo. Quando si parla di salute per esempio, la percentuale di condivisione è altissima. E sarà altrettanto alta la probabilità di aver condiviso una notizia presumibilmente falsa o almeno non verificata dalla scienza.

Il problema in realtà non è di così semplice soluzione: siamo continuamente tempestati da numeri, dati, ricerche più o meno ufficiali. Siamo continuamente influenzati, condizionati e terrorizzati da ciò che leggiamo ogni giorno!

Se è lampante il perché le bufale scientifiche facciano presto a diffondersi e a diventare virali, un po’ meno chiaro (almeno per i non addetti ai lavori) è il perché queste informazioni vengono fatte circolare. Probabilmente l’intento è quello di screditare e delegittimare la comunità scientifica e una rapida occhiata ai commenti che accompagnano alcune bufale tale ipotesi non è così lontana dalla realtà. Ma a farla da padrone sono ancora una volta gli interessi economici. Se una bufala mediamente ha più probabilità di diventare virale rispetto a una notizia vera porterà più click sul sito web di provenienza e più click sui banner pubblicitari. Più click = più soldi, e l’equazione almeno stavolta è soddisfatta.

Come ci si difende dalla disinformazione e dalle troppe notizie? C’è una semplice strada che si può seguire senza timore: affidarsi a chi la scienza la fa davvero.

L’associazione Frascati Scienza ha giocato su questo tema e ha realizzato tre divertenti Pillole di Scienza che in poche settimane hanno raggiunto già i sei milioni di visualizzazioni. Sceneggiate e girate dal regista emergente Alessio Lauria e commentate dalla doppiatrice Chiara Colizzi, le “Pillole di Scienza” sono un viaggio tragicomico all’interno della cattiva informazione scientifica, che porta tutti quanti a doversi barcamenare tra numeri, ricerche, report e dichiarazioni degli istituti ed enti scientifici di tutto il Mondo, impazzendo alla ricerca di una vera notizia. I video sono uno spot alla ricerca, quella vera vera si intende, quella di migliaia di ricercatori e ricercatrici che lavorano da anni per il benessere e il progresso del Paese e dell’umanità.

Ironizzando sulle bufale scientifiche e sdoganando il linguaggio più tecnico e formale della ricerca, queste clip video magistralmente interpretate da Gianluca Musiu sono un eccellente inizio per un nuovo percorso di comunicazione della scienza.

Pillola di Scienza #1

Pillola di Scienza #2

Pillola di Scienza #3

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