Lentamente muore (nel digitale)

Lentamente muore
chi pensa di digitalizzare scegliendo un software e non ripensando un processo,
chi ripete gli stessi errori, anche copiando da altri nella consapevolezza che altrove “non ha funzionato”
chi non vuole cambiare la marcia perché faticoso
chi non rischia perché più comodo “tingere” di digitale piuttosto che analizzare e pianificare
chi non conosce, chi non vuole conoscere, chi fa finta di non conoscere.

Muore lentamente chi “Basta con Wikipedia. Basta con le bufale. Basta con le fake news. Facciamoci una legge”,
chi diventa schiavo del parere altrui perché è più facile fidarsi che approfondire, credere che studiare, restare in superficie piuttosto che informarsi.

Lentamente muore
chi il cloud, l’intelligenza artificiale, il big data sono il futuro. Solo perché l’ha letto da qualche parte e tutti ne parlano,
chi non contestualizza (e non vuole contestualizzuare), chi non valuta il rischio e il beneficio e sceglie liberamente la soluzione migliore,
chi sceglie perché “il consulente dice che”, perché vince l’etichetta 4.0 (ma anche 10.0), perché “siamo avanti”.

Muore lentamente
chi “se gli altri usano questo, significa che è la soluzione migliore”,
chi non sa scegliere un sentiero diverso, chi non rompe gli schemi e prova ad innovare ma parla di innovazione.

Lentamente muore
chi parla di openness ma mette il copyright su ciò che scrive,
chi annuncia la nascita di community ma non applica i principi della community nemmeno nell’ambito ristretto della sua PA, della sua azienda, di casa sua
chi si riempie la bocca di open data ma apre solo quello che non interessa a nessuno
chi pensa che il software libero sia morto perché “tanto ormai sai il cloud”.

Muore lentamente
chi “il DESI dice poco”,
chi tutto storytelling e poca sostanza,
chi c’è bisogno di un commissario straordinario, di un campione digitale (meglio due), di un tavolo, di una struttura di raccordo, di un’altra agenzia.

Lentamente muore
chi “basta con i convegni sul digitale” detto in apertura dell’ennesimo convegno “ma il nostro è differente”,
chi “spiegare non serve”, chi “formare è inutile”, chi “tanto la gente non capisce”.

E concludendo, come nel verso originale di questo bel testo: evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando che la trasformazione digitale richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di chiacchierare, raccontare, esibire, far credere, criticare senza contribuire.

In sintesi testa bassa e pedalare. Ma per questo ci vorrebbe una licenza poetica.

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