Piattaforme gestione e-learning: storia di Forma.lms

E-learning è anche necessità di scegliere una piattaforma da itilizzare per costruire corsi “a distanza”. Come orientarsi allora tra le diverse soluzioni disponibili? Cosa scegliere tra cloud, progetto proprietario o libero?

Docebo è una delle realtà di spicco e con un cuore tutto italiano. Attualmente l’azienda offre un servizio SaaS (Software as a Service), ovvero la possibilità di utilizzare una piattaforma attraverso la sottoscrizione di abbonamenti e canoni, ma aveva reso disponibile il proprio LMS con licenza open source fino al 2012, quando si è focalizzata su una versione cloud. Dalla versione 4.0 Docebo è nato, quello che in gergo tecnico, si chiama si chiama un fork, Forma.lms.

L’idea

Il progetto Forma.lms – spiega Massimiliano Ferrari di Elearnit, una delle aziende che supporta il progetto – nasce inizialmente da una situazione critica che abbiamo trasformato in opportunità. Per anni noi, come molte altre aziende, abbiamo usato con successo Docebo Community Edition Open Source. A inizio 2012 Docebo S.r.l. ha deciso di abbandonare il progetto libero per dedicarsi esclusivamente a una soluzione cloud di tipo commerciale. Dovevamo fare subito delle scelte per noi e i nostri clienti. Abbiamo deciso fin da subito di continuare a portare avanti Docebo 4.05 open source e creare una community per mantenere vivo il progetto nell’immediato. Nel 2013, per ovvie ragioni, abbiamo “forkato” Docebo e creato Forma.lms, inizialmente ancora in larghissima parte basato sulla vecchia Docebo e poi via via sempre più distante.

Certamente decidere di mettere in piedi un nuovo progetto, anche se si parte da un prodotto stabile e completo, non è mai una cosa semplice. “Docebo – continua Ferrari – nel 2012 era già un prodotto maturo, e negli anni successivi non avrebbe potuto essere usato as is: bug, nuove esigenze, compatibilità con i dispositivi mobili, questioni di sicurezza. Era indispensabile creare un fork e lavorare su quello. Naturalmente bisognava creare un ecosistema intorno al prodotto, ed è quello che abbiamo fatto. Quattro aziende che portano avanti lo sviluppo insieme, un nome e un marchio riconoscibile, una community con circa mille membri, un prodotto scaricato oltre 41.000 volte da utenti di tutto il mondo e un ecosistema di servizi e plugin che aiuta prima di tutto le nostre imprese a portare avanti il prodotto e a fare business e gli utilizzatori ad avere un applicativo professionale per il loro training online. Cosa non secondaria aiuta centinaia di imprese in Italia e nel mondo a fare business a loro volta. La scommessa era o forkare, o diventare rivenditori di qualcos’altro. Abbiamo scelto la strada più impervia, ma anche quella più divertente”.

La community

La forza dei progetti open sta nella propria community, fatta di volontari e aziende che investono denaro e tempo nello sviluppo. “Il nostro modello è abbastanza unico: lo definiamo un progetto stakeholder-driven” – spiega Massimiliano Ferrari. “Ci sono 4 aziende: Elearnit, Grifo Multimedia, Joint Technologies e Purple Network che si occupano dello sviluppo, gestione, manutenzione e promozione del prodotto. Sviluppiamo, gestiamo la community e recepiamo eventuali contributi esterni. Abbiamo anche creato un’associazione no profit che detiene la proprietà intellettuale del prodotto, ma è aperta a tutti. In pochi mesi abbiamo già diversi nuovi soci (italiani ed esteri) che hanno deciso di contribuire. La gestione è complessa ma appassionante: per quanto riguarda lo sviluppo, i vari responsabili coordinano il lavoro degli sviluppatori e dei tester in base alle priorità date anche dai clienti e dal mercato. Condividiamo un GIT e un bugtracker a cui tutte e 4 le aziende accedono. Lavoriamo con metodologia SCRUM, con tutte le relative riunioni di allineamento e retrospettive: la cosa più bella è che il personale di ogni azienda collabora con quello delle altre. Non è facile, ma funziona”.

Sostenere il progetto

Mettere insieme diverse realtà non è mai facile, ma se si ha un obiettivo comune si può fare. Stabilire gli equilibri degli investimenti che i vari soggetti economici sono tenuti a fare è delicato, ma un’azienda che decide di mettere al centro del proprio business un prodotto open source sa bene che la componente della condivisione deve essere salvaguardato, in quanto punto di forza del progetto stesso. “Ciascuno di noi – afferma Ferrari – è libero di gestire in modo autonomo i propri clienti che hanno bisogno di servizi basati su Forma. Se vuole può fare da solo oppure, e questo succede spesso, acquista servizi. I clienti che arrivano dal sito di Forma vengono gestiti collettivamente, con un criterio di equità. L’aspetto “stakeholder-driven” è declinato anche in un altro modo: lo sviluppo è in parte guidato dalle nostre decisioni, in parte dalle richieste che ci arrivano dai clienti. E dalle opportunità che riteniamo esistano sul mercato, ad esempio plugin specifici per la sicurezza o per il mondo bancario”.

Il mercato

A parte i 41.000 download di Forma, sul mercato ci sono ancora centinaia di realtà che usano il vecchio Docebo e che per noi rappresentano un potenziale bacino d’utenza. Abbiamo valutato che in Italia e nel mondo gli utenti che usano Forma con successo sono davvero tanti: solo noi come Elearnit abbiamo stimato un 70-80.000 fruitori”.

Il futuro?

Forma.lms seppure giovane come progetto ha delle fondamenta solide che gli hanno permesso di vincere due premi come miglior piattaforma elearning open source nel 2014 e 2015. “Intendiamo aumentare la dotazione di plugin e funzionalità aggiuntive installabili gratuitamente o acquistabili tramite un e-commerce che lanceremo prossimamente, diffondere il prodotto e sostenere l’associazione” – conclude Massimiliano Ferrari. “La sfida per la sostenibilità del progetto sarà quella di rafforzare la community: siamo ancora piccoli, non abbiamo alle spalle né finanziatori, né fondazioni, né fondi di investimento. Dovremo fare piccoli passi ma potremo continuare a farli solo gradualmente e insieme”.

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