Alfabeto Open: W come Whiteboard a scuola (LIM)

Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo”
(Archimede di Siracusa)

Ho ritenuto utile fare insieme a voi delle riflessioni su questo strumento, alcune delle quali sono volutamente un po’ critiche ed escono dal puro ambito tecnico.

Parlo delle tanto amate ed odiate L.I.M. (Lavagne Interattive Multimediali), che sono considerate spesso un indispensabile supporto per la didattica, oppure sostanzialmente un inutile spreco di denaro.

Premetto che sono un informatico e non sono un insegnante, ma oggi vorrei trattare ugualmente questo argomento, così a distanza di tempo dal loro esordio in Italia, proprio alla luce di alcune esperienze tecniche che ho potuto condurre di recente, prestando supporto no-profit in diverse aule di scuola secondaria.

Facciamo prima questa premessa, in tre semplici passi.

  1. La LIM è sicuramente un proiettore, un maxi schermo che dir si voglia, quindi per poterne usufruire tipicamente va usato un computer. Può sembrare una considerazione banale, ma invece non lo è, perché troppo spesso chi muove una critica feroce a questo strumento in realtà preferisce fare didattica in classe senza l’ausilio di un computer (per profonda convinzione, oppure per una certa “soggezione” verso la tecnologia, a seconda dei casi). Quando invece il docente usa un proprio computer, insieme agli altri strumenti didattici che si trovano facilmente in Internet, accessibili a tutti, quasi sicuramente in classe usufruirà con soddisfazione anche di una LIM. Più che banale, è lapalissiano.
  2. La LIM è multimediale e consente di sfruttare l’efficacia comunicativa di immagini e video. Dunque, è (o può essere) uno strumento di integrazione con la didattica d’aula, poiché aggiunge alla forza della visualizzazione e della presentazione, tipiche anche della lavagna tradizionale, le opportunità offerte dalla tecnologia digitale e dalla multimedialità. Ci sono docenti che sanno apprezzare tale caratteristica, sfruttandola in modo vantaggioso nel proprio modo di insegnare, altri che invece riservano alla LIM l’inutile compito di essere un duplicato del monitor del computer, che magari rimane fisso per ore sulla pagina del registro elettronico di classe (e se è così, è meglio spegnerla).
  3. La LIM è “touch”, cioè consente di sfruttare tutte le potenzialità di un grande schermo interattivo. Questo concede sia al docente che ai discenti molta libertà di movimento tra una ricca scelta di strumenti adeguati per ogni scopo, l’accesso ai file propri ed alle risorse in rete, insomma tutte quelle azioni utili per interagire con un valido ambiente didattico digitale.

Avendo a che fare quasi sempre con giovani generazioni, tale caratteristica fa intravedere potenzialità purtroppo ancora inespresse o poco esplorate.

Mi si potrà riportare, come dato oggettivo, che secondo la recente analisi statistica del MIUR sull’efficacia delle tecnologie digitali non si registri alcuna relazione positiva tra la dotazione di LIM dei plessi scolastici e la loro performance media nelle prove INVALSI in italiano e matematica.

Rimanderei però a quanto dice lo stesso documento nei paragrafi conclusivi, dove è scritto testualmente che: per quanto riguarda l’uso delle TIC in aula, la LIM è attualmente lo strumento maggiormente utilizzato. I docenti, però, ne sfruttano soprattutto le funzionalità più semplici e basilari. Le LIM sono integrate “in accordo con lo stato esistente” e hanno il ruolo di facilitare le pratiche abituali. Le funzioni più innovative, che rappresentano il valore aggiunto della LIM rispetto al semplice proiettore, sono spesso ignorate. […] Le attività meno effettuate, in generale, sono proprio le più avanzate dal punto di vista tecnologico: “usare piattaforme online di gestione dei contenuti”, “salvare e condividere lezioni fatte con la LIM” e “usare le funzioni interattive della LIM (ad es. prendere appunti sopra al documento mostrato)”. Pare dunque che le potenzialità della LIM siano sovradimensionate rispetto all’effettivo utilizzo dei docenti e le attività più diffuse in classe al momento non richiedano necessariamente una LIM ma, più semplicemente, un PC connesso a Internet e un proiettore.

In realtà molti (credo la maggior parte) convengono sul fatto che le lavagne interattive multimediali possano rendere più cooperativo l’apprendimento e le lezioni, permettendo un’interazione più intensa tra studenti e docenti.

Le perplessità che si sentono esprimere più spesso su questo strumento, invece, sono:

  1. Le LIM non fanno altro che potenziare il modello d’apprendimento imperniato sull’insegnante. Secondo me le LIM sono solo uno strumento, meglio o peggio della lavagna in ardesia sta a voi deciderlo: il modo di fare didattica lo sceglie il docente, in base anche alla sua abilità nell’usare tutti gli strumenti di cui può disporre. Non sono cioè le LIM a costringere necessariamente il docente ad essere il deus ex machina in classe, ovvero quello che gli studi dicono essere un modello sorpassato e da cambiare.
  2. Le LIM richiedono un considerevole dispendio di tempo e di una formazione appropriata per l’apprendimento. Questo può essere vero, ma troppo spesso questo argomento rappresenta un alibi. Nessuno di noi è mai andato a lezione di Facebook o di Whatsapp, eppure i social fanno parte della vita quotidiana di moltissime persone, probabilmente anche di coloro che non si sentono a proprio agio ad usare il computer in classe. Certamente serve vera formazione, piuttosto che autoapprendimento, ma in questo mondo in forte accelerazione sono davvero poche le professioni per le quali l’uso delle tecnologie moderne sia secondario. Ovviamente è altrettanto utile, prima ancora, saper mettere in discussione le proprie convinzioni ed abitudini.
  3. Le LIM sono eccessivamente costose, sia nell’acquisto che nella manutenzione. Ecco, senza divulgarmi oltre in questa lunga premessa, da informatico proverei ora a soffermarmi con voi su quest’ultimo punto.

Le LIM non sono costose più come una volta, grazie alla recente comparsa sul mercato dei proiettori interattivi. Considerate che ad una scuola un prodotto simile costa (portale Consip) intorno ai 1.000 euro+iva, consegnato, montato a parete e collaudato.

Sono strumenti generalmente di ottima qualità e presentano interessanti caratteristiche tecniche che ciascuno potrà andare a consultare nel dettaglio. Tali proiettori si abbinano di norma al computer d’aula, ma alla bisogna il docente può utilizzare anche il proprio pc portatile: basta collegarlo al cavo connesso alla 2a porta HDMI ed a quello USB.

Attraverso tale cavo USB potremo interagire con il proiettore abilitando le funzioni “touch”. Il proiettore, infatti, viene riconosciuto come fosse una normale periferica di puntamento (praticamente come fosse un mouse). Si preferiscono perciò proiettori multipiattaforma, il cui sistema di puntamento funziona su Linux, macOS e Windows senza nessun driver specifico, consentendo la libera scelta del sistema operativo preferito da parte del docente o della scuola.

Il computer d’aula, connesso in rete via cavo o via Wi-Fi e preparato con un adeguato ambiente digitale per l’apprendimento, consentirà infine di poter sfruttare quelle potenzialità indicate nella parte conclusiva della citata analisi MIUR, ancora in gran parte inespresse.

Esistono raccolte di software didattici molto utili per predisporre un ambiente digitale uniforme in tutte le aule di una scuola e questo realizza un duplice vantaggio. Infatti, avere un medesimo ambiente, completo di strumenti adeguati praticamente a tutte le necessità, serve non solo ai docenti ma anche al personale tecnico che presidia al funzionamento delle postazioni.

Una valida scelta per il proprio ambiente didattico è SoDiLinux, che a scuola è un vero e proprio coltellino svizzero.

SoDiLinux infatti ottempera a diverse funzioni.

È un sistema operativo completo opensource (basato si Ubuntu Mint) per una didattica libera inclusiva e partecipata. L’ambiente è allestito e personalizzato con numerosi applicativi liberi, per ogni necessità, aggregando numerosi strumenti a supporto della didattica, molti dei quali sono multipiattaforma, cioè esistono e sono liberamente scaricabili oltre che per Linux anche in versione per Win e per Mac. L’offerta è molto ricca, basta averne consapevolezza.

SoDiLinux fornisce un ambiente completo, un unico strumento di lavoro che include anche i bisogni speciali nella programmazione delle azioni didattiche (autismo, sordità, DSA, BES).

Pensate inoltre che, tecnicamente, questa è una soluzione clonabile!

Ciò significa che un tecnico, completata una prima installazione funzionante su un’aula, possa agevolmente duplicare la stessa in tutte le altre, ottenendo un ambiente omogeneo e guadagnando tempo. Ottimo, no? Provare per credere (io ho usato con successo il software libero Clonezilla).

Ciliegina sulla torta, con poca spesa in più possiamo aggiungere una funzione BYOD (Bring Your Own Device) alla nostra LIM nuova di zecca. Come?

È possibile sfruttare la seconda porta HDMI e collegare ad esempio una Dongle Miracast.

Questa Dongle è una periferica con uscita HDMI e funzionalità Wi-Fi, molto simile alla famosa Chromecast, ma che utilizza un protocollo standard aperto (Miracast, appunto). In pratica, questa “chiavetta” ci permette di effettuare il casting senza fili di ciò che si sta guardando su un dispositivo abilitato (smartphone, tablet ecc) direttamente sul maxi schermo del proiettore. Costa circa 25 euro.

Ecco alcune caratteristiche davvero convincenti di questo strumento:

  • ha un’uscita audio+video FullHD (HDMI), che collegheremo quindi al proiettore;
  • consente a qualsiasi dispositivo Android o iOS (e tanti altri “Miracast-ready”) di proiettare il proprio schermo + audio senza dover installare apposite app, ma sfruttando direttamente le funzioni native del dispositivo (che a seconda della marca/modello, si possono chiamare “screen mirroring”, “trasmetti schermo” ecc.);
  • il collegamento wi-fi è punto-punto tra dispositivo e Dongle Miracast, cioè senza che quest’ultima sia configurata per utilizzare la rete wireless della scuola o, peggio ancora, avere un collegamento attivo verso internet.

Per non perdere l’opportunità di usare la seconda porta HDMI del proiettore per collegare anche il computer portatile di un insegnante, possiamo acquistare in aggiunta uno switch HDMI con 2, 3 oppure 5 ingressi ed una uscita (anche questo su Consip costa meno della Dongle).

Visto che talvolta abbiamo a che fare con vecchi computer desktop che non hanno uscita HDMI, aggiungo alla lista appena fatta anche un convertitore VGA+Audio ad HDMI (anche questo costa meno di 20 euro) e, per chi preferisce far funzionare contemporaneamente sia monitor che proiettore, è possibile usare anche uno splitter VGA attivo che sdoppi il segnale proveniente dal computer (costo circa 15 euro).

Questo che segue è uno schema dei collegamenti che ho consigliato spesso per le classi di scuola.

Questo infine un esempio di installazione in aula, proprio per questo tipo di PC più datati.

Una LIM ovviamente non è la panacea per ogni problema, ma avere o non avere a disposizione la tecnologia a scuola fa una bella differenza.

Ho assistito in diverse occasioni a genitori e ragazzi che, insieme ai loro docenti, hanno festeggiato l’arrivo in classe di questa novità con una bellissima dimostrazione pratica: quella di prendersi cura tutti insieme della propria scuola, sia tinteggiando e risistemando l’aula durante un fine settimana, sia usando con rispetto i nuovi strumenti durante le lezioni.

Ed è proprio questa la soddisfazione che si cerca, mentre si regala agli altri un po’ del proprio tempo ed esperienza.

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