Giulia Baccarin e il fascino degli algoritmi

Che gli algoritmi possano avere un certo fascino è dimostrato dal fatto che una volta conosciuti, se ne può restare tanto appassionati da non lasciarli più andare. Questo è successo anche a Giulia Baccarin, descritta sulle colonne de la Repubblica come “la regina degli algoritmi”. Ingegnere biomedico, con lode, nel 2012, ha fondato Mipu che sviluppa sistemi innovativi per la manutenzione predittiva di macchine industriali. Il fatturato del 2016 era pari a 4 milioni e mezzo di euro e una tecnologia che aiuta a prevedere futuri guasti di una macchina prima che si arrivi a un “fermo macchina”.

Ho studiato ingegneria biomedica – racconta Giulia Baccarined è stato proprio all’università che ho creato il mio primo algoritmo predittivo. Da lì, i modelli predittivi sono diventati il focus del mio percorso imprenditoriale. All’inizio non è stato facile, i primi anni universitari mi sono costati una fatica enorme ma mi sono serviti da allenamento. Consiglierei alle donne di intraprendere un percorso di formazione tecnica perché nel nostro Paese abbiamo un disperato bisogno di personale con forti competenze nelle materie STEM – e le donne non devono rimanere in disparte“.

Uno degli algoritmi predittivi ideati da Giulia Baccarin era applicato a una maglietta della salute che riusciva a prevenire la caduta delle persone anziane grazie a tre sensori pizoelettrici e degli accelerometri che, collegati wireless a un pc, comunicano la posizione del corpo.

Perché a suo avviso le donne imprenditrici nel settore ICT sono ancora così poche? Cosa potrebbe incentivarle?

Il settore ICT è sempre stato a presenza fortemente maschile. Le cose stanno cambiando ultimamente, ma viviamo ancora in una società in cui ai bambini viene insegnato che devono essere soprattutto capaci, mentre le bambine devono essere carine. Soprattutto, ci sono poche donne imprenditrici perché abbiamo la tendenza a sottostimare sistematicamente le nostre capacità. È una caratteristica che Sheryl Sandberg sottolinea spesso: se mettete alla prova uomini e donne e fate loro domande su criteri totalmente oggettivi come la media dei voti, gli uomini la sovrastimano sistematicamente, mentre le donne sbagliano sottostimandola. Le donne, inoltre, non negoziano per se stesse sul lavoro. Per decenni ci siamo focalizzate ad ottenere il diritto di prenderci delle pause dal lavoro per gestire la gravidanza o a lavorare da casa. Sono temi importanti, ma è arrivato il momento di supportare le donne anche e soprattutto nelle loro aspirazioni di carriera. Dobbiamo iniziare a incoraggiare e sostenere le donne che vogliono affrontare dei rischi e mettersi in gioco. Non c’è parità di genere sul lavoro se non c’è parità nell’incoraggiamento.

Quali le tecnologie che cambieranno le nostre imprese (anche di piccole e medie dimensioni)? Come aiutare i processi di Digital Transformation

Le tecnologie abilitanti 4.0 sono una rivoluzione per il mondo industriale e soprattutto per le nostre PMI. Internet delle Cose, Machine Learning, Intelligenza artificiale: sono queste le tecnologie che ci aiuteranno a trasformare le nostre aziende in realtà connesse e predittive pronte a conquistare il mercato.

In questo processo di transizione, noi imprenditori abbiamo una grande responsabilità. Da una parte, siamo chiamati a prendere coscienza dei nostri unconscious bias, i pregiudizi inconsci che ci portano, ad esempio, a giudicare con parametri differenti impiegati uomini e impiegate donne: rendersi conto dei propri atteggiamenti sbagliati è il primo passo per correggerli. Dall’altra parte, dobbiamo impegnarci a creare in azienda ambienti partecipati da tutti i generi e minoranze: favorire la diversità di visione è il solo modo per costruire un futuro inclusivo e questo è tanto più vero con le tecnologie digitali. Un software è specchio della mente del suo creatore: solo una comunità di programmatori eterogenea  può fare sì che l’intelligenza artificiale ci aiuti a liberarci dalle discriminazioni.

Chiudiamo con una domanda a voi

Una domanda che Giulia Baccarin ha fatto durante il suo TEDxRoma: siamo disposti ad accettare il fatto che a decidere il lavoro del futuro della nostra bambina sia un algoritmo che la discrimina perché il suo genere non è rappresentato nelle stanze in cui viene costruito?

A voi la riflessione e anche la risposta

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