Operatori mobili, consumatori e consapevolezza

Viviamo sempre connessi e, di conseguenza, siamo continuamente a caccia di offerte che possano assecondare questo nostro bisogno. Praticamente non ci saziamo mai. Ma si sa, l’ingordigia non fa bene, e ciò che mangiando è così succulento, dopo potrebbe rivelarsi indigesto! A tal punto che, persino Dante, che qui si manifesta sotto le mentite spoglie di un generoso gestore di telefonia mobile, ti ha già collocato all’Inferno, nel girone dei golosi, insieme a Ciacco, facendo “ciao ciao” con la manina dietro a cui nasconde un sogghigno beffardo.

Ma le cose vanno davvero solo in questo modo?

Se guardassimo tutte le lamentele pervenute alle associazioni competenti, la risposta sarebbe, ovviamente, sì. Con i consumatori sempre dalla parte della ragione a chiedersi a cosa serva scrivere pagine e pagine contenti leggi che li tutelino se poi, tutte le compagnie telefoniche, si arrogano il diritto di fare comunque ciò che vogliono.

Essi si aspettano “una adeguata informazione ed una corretta pubblicità; correttezza, trasparenza ed equità dei rapporti contrattuali; esercizio di pratiche commerciali secondo principi di buona fede, correttezza e lealtà”, come del resto il codice del consumo impone. Ma, dalla loro prospettiva, questi diritti vengono puntualmente disattesi.

In rete gli articoli che raccontano dei “costi nascosti” applicati dagli operatori mobili e le conseguenti denunce alle associazioni dei consumatori si sprecano.

Un po’ di attenzione in più ci salverebbe dall’ennesimo reclamo?

Proveremo a capire se sia veramente possibile, stando attenti prima di aderire alle promozioni, evitare spiacevoli episodi in seguito. Andremo sui siti ufficiali delle compagnie di telefonia mobile, a caccia della chiarezza perduta.

Fra i servizi a pagamento incriminati, i più gettonati sono quelli “Chiamami”, “Ti ho cercato”, la segreteria telefonica, ecc. che, con piccoli prelievi mensili, possono far lievitare le bollette.

Se prendiamo ad esempio Vodafone, possiamo notare che viene precisato che siano a pagamento determinate opzioni, e quindi non inclusi nel costo dell’offerta; ciò che non è scritto in maniera chiara invece, è se siano o meno preventivamente attivati. Ma, andando a logica – e visto che comunque le società stanno lì per guadagnare – si potrebbe facilmente presumere che lo siano e chiedere, pertanto, la pre-disattivazione in negozio al momento dell’attivazione della sim (e di qualunque altra offerta). Leggendo e stando attento, il cliente potrà così evitare spiacevoli sorprese riguardo a servizi non richiesti.

Anche per quanto riguarda le lamentele inerenti alla segreteria di TIM, per esempio, è possibile leggere che il servizio è attivo in automatico, e quindi richiederne la disattivazione. Al contrario, non si capisce come mai venga richiesta una cifra “una tantum” per l’attivazione mentre, nell’anteprima dell’offerta compaia la parola “gratuita”. Anche in questo caso in riferimento ai servizi indesiderati (attivazione esclusa), la lettura ci aiuta a non inciampare.

Quindi, se da un lato è vero che gli operatori non forniscono  delle volte informazioni chiare sui loro siti (venendo meno a una delle tante prescrizioni del codice quindi), è anche vero che, il consumatore, almeno per questi servizi, facendo un po’ più attenzione, può cercare di limitare gli episodi spiacevoli.

Serve consapevolezza?

Ma perché, dopo tanti anni da quando queste opzioni sono passate a pagamento, si continua a parlare sempre di “ignari clienti”? Possibile che ci siano ancora tanti sprovveduti?

Eppure, sono gli stessi a parlare di “strategie di marketing” quando si riferiscono ai prezzi stracciati delle offerte. Il punto è proprio questo: “parlano, parlano, parlano, e dicono che sanno però mentono”, per dirla con le parole di una canzone. Pronunciano frasi fatte come le suddette strategie, riducendo, ad esempio, tutto al Prezzo (che è solo una delle 4 leve del marketing); ma come il tutto venga costruito ad hoc questo no, non lo sanno.  Fanno la corsa a comprarsi l’ultimo iPhone dicendo “eh, ma uno smartphone ci vuole”, ignari – in questo caso sì – del fatto che in realtà non stiano acquistando UNO SMARTPHONE, ma LA APPLE. Perché fra le tante cose che una marca fa, è restituire il riflesso del suo utilizzatore (prisma di Kapferer). E quindi, meglio la mela morsicata, anche a costo di apparire ciò che non si è realmente.

La verità è che la formazione deve essere sempre incoraggiata. Solo così si possono capire i reali meccanismi delle cose. E se anche un utente/consumatore non volesse intraprendere un percorso formativo strutturato, come per esempio l’Università può offrire, deve ricordarsi di avere dalla sua un’arma potente: la lettura.  Prendendo delle opzioni a titolo esemplificativo ho dimostrato come, col solo e semplice esercizio della lettura appunto (non con una laurea!), si potesse evitare di incappare in spiacevoli disguidi.  Perché solo noi possiamo fare davvero i nostri interessi, ma per farlo, dobbiamo stare attenti, essere consapevoli di ciò che ci circonda. E leggere, ci può sicuramente aiutare nel nostro personale percorso di conoscenza.

Riflettiamoci: è sempre una questione di consapevolezza.

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