Gender Gap problema culturale

Le nuove tecnologie non hanno cambiato solo la vita delle persone, ma hanno portato soprattutto alla creazione di nuova occupazione, 500.000 solo negli Stati Uniti. Eppure, i laureati in informatica nel Paese a stelle e strisce sono appena 60.000 all’anno. Come soddisfare la domanda? La risposta sono le donne, responsabili nel 40% dei casi al mantenimento delle famiglie americane.

Ne è convinta Reshma Saujani, avvocato e attivista nota per essere la fondatrice di Girls Who Code, organizzazione no‐profit che dal 2012 si occupa di formazione digitale per le ragazze in materie STEM, terza ospite di Meet the Media Guru.

L’evento, tenutosi il 5 giugno, è stato realizzato in collaborazione con Editrice Il Castoro, che ha inserito nel proprio catalogo il manuale pratico d’introduzione al linguaggio di programmazione Girls Who Code. Impara il coding e cambia il mondo.

Gender gap, un problema culturale

“Il problema del divario di genere ha radici culturali: sin da piccoli ci mettono in testa che le bambine devono essere perfette, mentre i maschi possono giocare sporcandosi nel fango, ma non è così” ha dichiarato Reshma Saujani dal palco del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.

Lo testimoniano i numeri e la storia: il primo programmatore di computer al mondo fu una donna in un’epoca in cui i computer nemmeno esistevano, quando Ada Byron Lovelace, grazie ad una istruzione in matematica e logica, programmò un algoritmo utile al funzionamento di una “macchina analitica”. In tempi più recenti, negli anni Ottanta, le aule di informatica erano composte per metà da ragazze.

“Nel 1995, il 37% delle donne si occupava di informatica; oggi la cifra è scesa al 25% con appena 1 un laureato su 5 donna, e il numero è destinato a diminuire: nel 2025 saranno appena il 22%. Stiamo perdendo la nostra forza lavoro” racconta Reshma Saujani.

La situazione italiana

Stando al Digital Economy and Society Index (DESI) 2018, nonostante la crescita nel processo di digital transformation, l’Italia si posiziona al 25°posto fra i 28 Stati membri dell’UE. La crescente integrazione delle tecnologie digitali e dei servizi pubblici digitali non bastano a colmare la carenza di competenze digitali: la percentuale di laureati in discipline STEM ha subito addirittura una piccola flessione, passando dall’1,4% dello scorso anno all’1,3%.

Secondo Ocse ed Eurostat, la percentuale di donne laureate in Italia si attesta al 59%, ma solo il 15% si specializza nel settore delle scienze informatiche, confermando il problema del divario di genere anche nel nostro Paese.

La soluzione

“Il gender gap comincia già in età infantile: mentre l’interesse nei confronti dell’informatica si riduce nel tempo, il più grande calo avviene tra i 13 e i 17 anni” – prosegue.

Per fare fronte a una domanda in continua crescita e a un mondo che si affida sempre più all’innovazione tecnologica, arriva Girls Who Code, che oggi conta oltre 90.000 iscritte in tutti gli Stati Uniti. Missione dell’organizzazione non è solo insegnare il coding e indirizzarle verso un ambito di studi tecnico tecnico, ma cercare soprattutto di risolvere entro il 2027 un gap che di genere diventa anche professionale: “le ragazze possono fare tutto quello che vogliono e diventare chiunque vogliano essere. Non dobbiamo essere perfette, ma coraggiose!” conclude la Saujani.

Copia & Incolla: perché questo titolo? Perché i contenuti di questa categoria sono stati pubblicati SENZA ALCUN INTERVENTO DELLA REDAZIONE. Sono comunicati stampa che abbiamo ritenuto in qualche modo interessanti, ma che NON SONO PASSATI PER ALCUNA ATTIVITÀ REDAZIONALE e per la pubblicazione dei quali Tech Economy NON RICEVE ALCUN COMPENSO. Qualche giornale li avrebbe pubblicati tra gli articoli senza dire nulla, ma noi riteniamo che non sia corretto, perché fare informazione è un’altra cosa, e li copiamo ed incolliamo (appunto) qui per voi.

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