Facebook si preoccupa di informare sulla formazione del Governo, perché?

Molti utenti di Facebook in questi giorni hanno visto comparire una sorta di annuncio per salutare la formazione del Governo (e in effetti, dopo quasi tre mesi di incertezza politica l’evento non era così indifferente), che offriva inoltre la possibilità di approfondire la notizia e conoscere qualche informazione in più sui singoli membri dell’esecutivo.
Tuttavia, non tutti hanno notato il rovescio della medaglia di questi messaggi lanciati dal grande social network. Il messaggio dichiarava testualmente “Scopri quali candidati rappresentano il tuo collegio inserendo il tuo indirizzo“; dunque per “approfondire” era necessario fornire un dato personale.

Ecco che si spiega il senso di questo “servizio informativo” (o presunto tale) offerto da Facebook: io piattaforma commerciale ti do un’informazione che in realtà si può trovare facilmente anche fuori dalla piattaforma, e tu utente mi dai in cambio un’informazione relativa alla tua sfera privata e per di più legata all’esercizio di un diritto costituzionalmente tutelato come il diritto di voto. Uno scambio che solo ai più ingenui può sembrare equo.

E attenzione: l’informazione che interessa davvero a Facebook non è tanto sapere dove vivete (anche perché quell’informazione probabilmente Facebook ce l’ha già o comunque riesce ad ottenerla in altro modo), quanto sapere di preciso dove votate; ma anche e soprattutto sapere chi è interessato davvero a temi legati alla politica e alle questioni elettorali. Infatti solo chi ha quel tipo di interesse risponderebbe a un invito del genere e dedicherebbe qualche minuto del suo tempo per compilare il form e leggere il risultato.

In quel modo Facebook riesce a sapere che Tizio è particolarmente interessato a temi di politica e che vota nel collegio XY. Pensate quanto può essere preziosa questa informazione per chi in futuro dovrà veicolare contenuti di propaganda elettorale e vorrà farlo proprio attraverso Facebook.

A qualcuno potrà sembrare che quell’informazione raccolta da Facebook non sia di grande valore; forse la singola informazione relativa al singolo utente non ne ha molto. Tuttavia quella stessa informazione proiettata in un contesto di big data (coinvolgendo quindi una grande massa di utenti e incrociando tale dato con altri dati attraverso appositi algoritmi), diventa una preziosissima leva di business per poi svolgere attività di profilazione anche sull’orientamento politico (deducibile anche dai post che condividiamo e a cui facciamo like) e offrire relativi servizi di marketing ai propri clienti.

Articolo sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0

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Simone Aliprandi ha un dottorato in Società dell’informazione ed è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto della proprietà intellettuale, con particolare enfasi sul mondo delle tecnologie open e delle licenze Creative Commons. Nel 2005 ha fondato il Progetto Copyleft-Italia.it (primo progetto italiano di divulgazione sul tema delle licenze open) e dal 2009 è membro del network di professionisti Array. Svolge costantemente attività di docenza presso enti pubblici e privati, ha all’attivo varie pubblicazioni (tutte rilasciate con licenze libere) e scrive costantemente per alcune testate web oltre che sul suo blog. Tra le sue opere più conosciute "Capire il copyright. Percorso guidato nel diritto d'autore", "Creative Commons: manuale operativo" e "Il fenomeno open data". Sito web: www.aliprandi.org

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