AI e open source: quando la periferia fa centro

Chi come me è di Roma e un minimo appassionato di AI, negli ultimi tempi, ha seguito un evento sul territorio romano, un po’ con il fiato sospeso ed un po’ con le dita incrociate. Parliamo di periferia Romana, Torpignattara per l’esattezza, e parliamo di IAQOS, una “piccola intelligenza Artificiale open source“ – come la chiamano loro – pensata da Sineglossa creative ground, Dieci Mondi – Laboratorio Permanente Pisacane, AOS – Art is Open Source, e Human Ecosystems il gruppo ha portato a casa il primo premio del bando Periferia Intelligente ed è un progetto sostenuto dal Mibac, e precisamente dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie urbane.

Basterebbe il pensiero che c’è dietro per renderla già grande: l’idea è stata quella di far nascere un “bambino virtuale” che impari attraverso il quartiere, e che restituisca al quartiere.

Mi spiego meglio IAQOS è un progetto di AI con uno scopo preciso: imparare, analizzare, mettere in relazione dati provenienti da Torpignattara e restituire questi dati in modo che siano utili e che possano ispirare nuovi pensieri.

Le fonti dati sono state pensate insieme agli alunni, genitori e rappresentanti di quartiere, all’interno della scuola che ha partecipato al progetto, e quelle fonti sono state pensate per restituire al quartiere un pezzetto di AI che sia “utile” al quartiere stesso: post sui social network, file sonori, immagini, testi, video, basi di dati, sensori con cui si può fare “esperienza” del quartiere.

Partecipare per donare

Partecipazione e Restituzione” sono dunque le parole chiave: i dati sono stati anche raccolti attraverso attività di quartiere, workshop sul territorio e momenti di guerrilla marketing per coinvolgere i più ritrosi: tutti quelli che hanno voluto hanno potuto contribuire attraverso le IAQOS-box lasciando, in maniera semplice ed accessibile a tutti, fogliettini di carta con il proprio pensiero, con il problema del quartiere, con un suggerimento, con un disegno.

Il tutto senza barriere linguistiche, perché Torpignattara ospita diverse comunità straniere, che collaborano attivamente nel quartiere, e quindi l’infante digitale è in grado di comprendere 54 lingue diverse.

Questa è forse la vera magia dell’AI: la possibilità di crescere un bambino virtuale in un quartiere che si faccia carico, con la sua super capacità computazionale, di immaginare come rigenerare i luoghi in cui si vive, di pensare a nuove sinergie, mettendo insieme i desiderata, i problemi, le segnalazioni, di tutte quelle persone che quel territorio lo abitano.

E se le fonti dati sono aperte a tutti: dai social ai disegni, dall’italiano al cinese, dal bambino all’ottantenne, allora il mettere insieme e restituire diventerà davvero un grande esperimento di comunità.

Il 25 febbraio il post di Salvatore Iaconesi di Human Ecosistem su Facebook cominciava così: “è stata una giornata incredibile. Abbiamo iniziato a portare #IAQOS l’Intelligenza Artificiale Open Source di Quartiere in giro per le strade di #Torpignattara. Ed è stato qualcosa di magico. Abbiamo parlato con bambini, nonne, professionisti, studenti, abitanti del quartiere, italiani, curdi, bengalesi, cinesi, tedeschi, francesi, magrebini. La magia della nascita di una piccola entità senziente ha aperto un varco nella sensibilità delle persone, e nella loro immaginazione. È stato immediatamente chiaro per tutti: siamo una grande, strana, difficile famiglia, con tante differenze, ma che davanti ha uno scopo comune: quello dell’accogliere il nostro piccoletto artificiale che sta per nascere, e di cui ci dobbiamo prendere cura e assicurarci che possa comunicare e stabilire relazioni significative”.

Un processo di insegnamento collettivo, contributivo e generativo. Grazie all’AI che per una volta non è così lontana; anzi, è la vicina della porta accanto.

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