Quando produttività fa rima con tecnologia

Di che cosa parliamo quando parliamo di flessibilità? Si lavora ancora secondo un orario fisso e prestabilito oppure i confini tra tempo libero e tempo di lavoro sono sempre meno marcati? In che misura la tecnologia può essere uno strumento abilitante per un’evoluzione del lavoro sempre meno legata al luogo e al numero di ore passate in ufficio? Citrix, piattaforma di workspace digitale, ha provato a rispondere a queste domande con una survey realizzata dall’Istituto di ricerca OnePoll in Italia e altri Paesi europei su un campione di 3.000 lavoratori attivi di cui 500 italiani.

Flessibilità e straordinari

Dall’analisi dei risultati, emerge innanzi tutto che l’Italia è il Paese, tra quelli europei interessati dalla survey, con la maggior percentuale di lavoratori – pari ben al 73% – legati a un contratto che stabilisce un preciso numero di ore, con poco spazio per la flessibilità. Una rigida regolamentazione dell’orario non impedisce però che si lavori comunque oltre quanto concordato, anzi, proprio la mancanza di flessibilità può essere tra le cause che portano a effettuare straordinari. E In Italia questo accade al 93% dei lavoratori, con una media di 3,75 ore a settimana.

Se una buona parte dei lavoratori italiani intervistati afferma di lavorare oltre l’orario in quanto questo tempo viene retribuito, un significativo 16% netto indica cause legate alla tecnologia a propria disposizione: inefficienza dei processi, mancanza di accesso a documenti e file mentre si è in viaggio, un tipo di tecnologia obsoleta che non favorisce la produttività, e una mancanza di formazione sull’utilizzo degli strumenti tecnologici.

Per ovviare al problema degli straordinari, il 38% del campione afferma la necessità dell’assunzione di nuovo personale, il 29% punta invece il dito sulla necessità di processi più efficienti e il 20% indica esplicitamente la necessità di una tecnologia migliore che possa aumentare la produttività.

“La dinamicità del mondo del lavoro odierno non ha ancora soppiantato il classico modello della giornata fatta di 8 ore, anche se  poi non è detto che siano le ore messe a contratto le più produttive” afferma Mario Derba, Vice President per l’area Western and Southern Europe di Citrix “La produttività, infatti, che è l’obiettivo di tutte le aziende, non è più questione di tempo passato in ufficio ma di processi efficienti, di engagement dei dipendenti e di spazi di lavoro digitali capaci di seguire l’utente ovunque ne abbia bisogno”. 

Una settimana di 4 giorni?

Chi non ha mai sognato di aggiungere almeno un giorno al weekend? Purtroppo, in un simile contesto, l’idea di una settimana lavorativa di soli 4 giorni sembra piuttosto lontana, e in effetti, se in Europa questo è un tema dibattuto, l’Italia è invece tra i Paesi in cui questa possibilità appare più remota, con il 59% degli intervistati che la vedono come un’eventualità addirittura impossibile e il 65% che dice di sentirsi più vicino a una settimana di 6 giorni.

Sebbene ritenuta poco probabile, una settimana di solo 4 giorni lavorativi risulterebbe invece molto gradita per il 93% degli italiani. Naturalmente affinché ciò sia possibile è necessario puntare decisamente sul miglioramento della produttività e, a questo proposito, il 76% del campione afferma che servirebbe una cultura del lavoro completamente diversa.

Come si evidenzia nella ricerca, la cultura aziendale gioca una parte importantissima per il modo in cui il lavoro viene organizzato. Al di là del fatto che la settimana lavorativa diventi davvero di 4 giorni, la cosa importante è che chi lavora disponga di maggiore flessibilità e abbia accesso a sistemi intuitivi e user friendly che favoriscano la produttività” continua Derba “Abbiamo bisogno sia della tecnologia che di una cultura del lavoro volta a favorire la produttività, riducendo il numero di ore di straordinario e puntando su qualità e obiettivi.”

 

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