Intelligenza Artificiale: dal convitato di pietra al convitato di silicio

La leggenda del convitato di pietra è nota fin dal Medioevo e immortalata in maniera superba da Mozart nel suo Don Giovanni (libretto dell’italiano Giovanni da Ponte). Nel dizionario troviamo:

convitato di pietra, persona o anche situazione minacciosa o spiacevole che si cerca di dimenticare o non affrontare, ma che si ripresenta costantemente. Convitato di pietra è diventata un’espressione metaforica molto comune, utilizzata per indicare una presenza incombente (persona o cosa), ma allo stesso tempo, invisibile, muta e, conseguentemente, piuttosto inquietante e imprevedibile, conosciuta da tutti, ma da nessuno nominata. Essa racchiude in sé il senso di una sfida tragica ed una scommessa sul destino. Nel caso del Don Giovanni, la presenza ingombrante è una statua di pietra che ritorna dal regno dei morti  e lo trascina con sé all’inferno Don Giovanni stesso. A pensarci bene basta sostituire convitato di pietra con silicio ed il gioco è fatto. Silicio più Intelligenza Artificiale è il dramma (che forse dramma non è, è servito).

Una lunga storia che inizia secoli fa, una presenza sempre presente ed una paura sempre più crescente. La tendenza è assimilare il cervello al ritrovato tecnologico più avanzato del momento.

Gli antichi Greci tentarono di associare l’encefalo allo strumento più avanzato del tempo: la catapulta. Leibinz trovò una corrispondenza con il mulino; con l’arrivo del telaio ‘Jaquard’, l’associazione fu immediata. Nel 1791 Galvani postula che l’elettricità esiste come forza interna al corpo. E, immediatamente parte l’era Frankestein: la possibilità di costruire esseri viventi con un semplice trapianto di energia; ancora più immediata l’associazione con le centraline telefoniche.

Solo pochi anni fa i  ‘pensatori’ ci assicuravano l’incredibile analogia del nostro cervello con il computer ed oggi è il turno dell’accoppiata silicio e intelligenza artificiale. Insomma: ad ogni stadio della propria ignoranza, l’uomo utilizza l’ultima scoperta tecnologica per dissimulare la propria mancanza  di conoscenza.

Conoscenza ha molto a che fare con ambizione. L’ambizione (da àmbito, la cui radice greca significa anche apertura alare) altro non è che la distanza massima tra un’ala e l’altra; in altre parole: ambizione è quanto si riesce ad estendere le proprie ali. Ambizione evoca anche un altro significato legato al passato: il viaggio che i regnanti intraprendevano ogni anno per delimitare il perimetro del proprio territorio. Per cui avere un’Ambizione, coltivarla e metterla in pratica, significa almeno essere in grado di porsi costantemente due domande: l’obiettivo è alla portata della mia apertura alare? Ho il diritto di rivendicare questo territorio?

Una catena formata da molti anelli che partono da conoscenza e consapevolezza: esattamente in quest’ordine. Si acquisisce conoscenza e questa dà consapevolezza delle proprie possibilità in relazione a ciò che si fa o si vuole intraprendere. In pratica mentre per gli uccelli l’apertura alare è fissa, per noi umani l’apertura alare cresce con la nostra continua costanza ad imparare sempre di più.

Vorrei partire proprio da qui, cercare di far pulizia e provare ad estendere la nostra apertura alare sui significati dell’Intelligenza artificiale per comprenderne gli impatti in termini di sostenibilità e rendere il nostro convitato di silicio un nostro alleato e non un nemico, senza nascondere i pericoli del cammino.

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