La trasparenza può attendere. In emergenza, l’Italia – come altri Paesi nel mondo – ha sospeso il FOIA (Freedom of Information Act), strumento tanto sostenuto da alcuni, quanto poco conosciuto dai più, che consente di fare “accesso civico generalizzato”, ovvero dà a “chiunque il diritto di accedere ai dati e ai documenti posseduti dalle pubbliche amministrazioni, se non c’è il pericolo di compromettere altri interessi pubblici o privati rilevanti, indicati dalla legge”. In pratica a partire dal giugno 2016 (a fronte di un 1966 americano, ndr) nel nostro Paese si è riconosciuta la libertà di accedere alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni quale diritto fondamentale, necessario a tutelare in modo preferenziale l’interesse conoscitivo di tutti circa l’operato della PA.
Come si cura l’Italia?
Nel tentativo di curare l’Italia, il decreto “Cura Italia” entrato in vigore il 17 marzo 2020, all’art.103 comma 1, ha sospeso fino al 15 aprile inizialmente e con altro decreto fino al 15 maggio l’accesso a informazioni riferite a procedimenti amministrativi.
In pratica è sospeso l’obbligo da parte delle PA di rispondere a richieste di accesso documentate (legge 241/1990) e di accesso civico e di accesso civico generalizzato FOIA che non hanno carattere di “indifferibilità e urgenza”. Di fronte all’emergenza, e al fatto che la PA potrebbe lavorare con personale ridotto e magari reimpiegato a lavorare su altro, la cosa è sembrata nel nostro Paese evidentemente “comprensibile” (magari perché non ci si era accorti della possibilità di poter “sbirciare” dentro le PA e in pochissimi, anche giornalisti, lo facevano?, ndr). La decisione, pertanto, in mezzo alle tante altre preoccupanti per la salute pubblica, è passata quasi inosservata, nonostante la trasparenza potrebbe aiutare una migliore comprensione di come ci si sta muovendo di fronte alla pandemia. Non pervenuta, o quasi, quella società civile che in passato aveva chiesto con forza il FOIA. Tra le voci emerse quella di Trasparency Italia che ha chiesto il significato di indifferibile e urgente, sollevando il problema della mancanza di chiarezza in merito.
“Quando parliamo di accesso alle informazioni parliamo di un diritto, non di una semplice procedura e da questo nasce la nostra preoccupazione” – commenta Davide Del Monte, executive director di Transparency. “Come giustamente sta avvenendo per la privacy, anche la trasparenza meriterebbe una maggior attenzione e la sua sospensione qualche spiegazione in più. Pur comprendendo le motivazioni alla base della sospensione, chiediamo però che siano identificate delle formule in grado di bilanciare questa decisione, come ad esempio un maggior sforzo di pubblicazione proattiva delle informazioni; chiediamo poi che la sospensione non sia prorogata oltre la nuova data del 15 maggio. Non vorremmo insomma che a pagare il peggior prezzo della crisi sia il diritto alla trasparenza.”
Perché la trasparenza potrebbe aiutare?
Article 19 ha pubblicato un report dal titolo “Viral lies: misinformation and the Coronavirus” che fa comprendere quanto una informazione puntuale, ma soprattutto basata su dati affidabili, possa aiutare anche nel contrastare un virus. E tra le raccomandazioni agli Stati contenute nel testo, c’è una esortazione proprio ad aprire i dati e divulgare in modo proattivo le informazioni relative alla diffusione di COVID-19. Ai Governi è ricordata l’importanza, proprio in emergenza, di facilitare l’accesso alle informazioni pubbliche, anche imponendo la divulgazione di determinati tipi di informazione e istituendo strutture specifiche alle quali rivolgersi per avere informazioni in tempi rapidi.
“Gli Stati che attualmente dispongono di leggi sulla libertà di informazione – si legge tra le raccomandazioni date da Article 19 – dovrebbero diffondere dai in formato aperto (come bollettini epidemiologici, test amministrati e disponibili, contratti e informazioni su acquisti, dati delle strutture sanitarie ecc.), proprio per non sovraccaricare di richieste di informazioni le Pubbliche Amministrazioni”.
In pratica, piuttosto che sospendere il diritto ad accedere ai dati, liberare i dati affinché tutti possano accedere senza chiederli. Detta così sembrerebbe facile, e invece, per esempio rispetto ai dati diffusi sul numero di contagi non si arriva ad avere nemmeno il numero per comune, con alcune Regioni che preferiscono diffondere grafici da guardare piuttosto che mettere a disposizione dati sui quali costruire informazione.
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