Innovazione è lavoro

La definizione che preferisco del concetto di innovazione è questa: L’innovazione è il processo che genera valore partendo dalle idee.”

Non è una definizione mia, ma di due luminari internazionali dell’Innovation Management che si chiamano Joe Tidd e John Bessant, se siete interessati all’argomento vi consiglio caldamente i loro libri.

È la definizione che preferisco perché contiene tutto quello che serve e lo fa in modo estremamente sintetico, chiaro ed efficace: dal fatto che sia necessario partire dalle idee, al fatto che la chiave di tutto sia il “processo”, cioè quella parte lunga, faticosa e talvolta sfiancante che spesso non si vede, ma che c’è dietro ad ogni successo (e purtroppo anche dietro ogni insuccesso), fino al significato più profondo del concetto stesso di innovazione: il valore.

Quando si parla di valore, soprattutto in contesti industriali, si tende a pensare che l’unico aspetto rilevante di questo termine sia quello relativo alla componente economica, in realtà invece c’è molto di più, oltre al valore economico generato direttamente dalle iniziative di innovazione, infatti, c’è l’impatto che queste possono avere sul mondo che ci circonda, in termini ambientali e sociali.

Gli impatti di ordine ambientale sono abbastanza evidenti ed intuitivi, se un’iniziativa di innovazione consente di viaggiare abbattendo i livelli di inquinamento, di scaldarsi con energie rinnovabili, di riciclare il 100% dei rifiuti che produciamo, allora la consideriamo interessante e sostenibile dal punto di vista del rispetto dell’ambiente.

Gli impatti di ordine sociale invece sono spesso meno visibili, ma sono anch’essi straordinariamente importanti: un’azienda che mette sul mercato un nuovo prodotto o servizio di successo lo fa impegnando risorse ed esperienze, ma anche aprendo nuove linee di produzione, assumendo personale, attivando consulenze e facendo partire un volano economico che va ben oltre la misurazione in costi e ricavi dell’iniziativa stessa, che invece investe positivamente decine, a volte centinaia o migliaia, di famiglie, dando loro risorse, stabilità economica e nuova linfa vitale, perché il lavoro non è soltanto salario, ma è anche e soprattutto quello: linfa vitale, energia, positività e senso di appartenenza.

Talvolta anche l’oggetto stesso dell’innovazione è uno straordinario alleato sul posto di lavoro, perché ha a che fare con la qualità del lavoro o con la sua sicurezza, si pensi per esempio a tutti gli strumenti che consentono di fare meglio il proprio lavoro, in meno tempo e con migliore precisione, oppure a tutte quelle applicazioni della tecnologia che consentono di evitare di esporsi a inutili rischi, che permettono di svolgere in piena sicurezza anche compiti potenzialmente pericolosi o che, a tutti i livelli, sono destinati a salvare la vita delle persone o a preservarne la salute.

Infine ci sono tutti quelli strumenti che, in questo momento difficile per il nostro tempo, stanno consentendo ai più fortunati di noi di poter continuare a lavorare anche senza recarsi fisicamente sul luogo di lavoro, mantenendo una produttività soddisfacente e tenendo attivi interi comparti del paese.

Si potrà obiettare che talvolta innovazione e tecnologia possono essere usati a discapito dei lavoratori e del lavoro stesso, per aumentare il controllo, per stimolare artificialmente la produttività, o per inserire algoritmi decisionali in grado di determinare chi assumere o chi licenziare. È vero, ma questo è un modo di usare innovazione e tecnologia che mira unicamente alla componente economica, trascurando in modo miope la componente sociale e le enormi ricadute sulla società che, invece, può essere generata da un’attenzione particolare a questi temi.

L’innovazione quindi uno straordinario abilitatore per il lavoro, per la produttività, per la sicurezza, per fare le cose meglio e in meno tempo e per consentire il lavoro da casa seguendo modelli e processi sempre più agili e rispettosi della vita di tutti.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here