Il digitale per abbattere discriminazione di classe, genere e provenienza: parla AIDOS

La nostra associazione lavora principalmente sull’obiettivo 3, salute e benessere, e 5, parità di genere, perché il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e la salute di donne e ragazze sono da sempre al centro del lavoro di Aidos“. La storia dell’Associazione italiana donne per lo sviluppo (AIDOS), sintetizzata dalla responsabile comunicazione AIDOS Serena Fiorletta, risale al 1981, con la nascita di una organizzazione non governativa di cooperazione, riconosciuta nel 1992 dal Ministero degli Affari Esteri come ente idoneo a gestire fondi pubblici per la realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo. Oggi AIDOS ha status consultivo speciale presso l’ECOSOC (Economic and Social Council of the United Nations, Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite), ed è strategic partner in Italia di UNFPA (United Nations Population Fund, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione).

Lavoriamo in generale per i diritti di donne e ragazze – sottolinea Fiorletta – ma fin dalla nostra fondazione abbiamo aperto Centri per la salute delle donne sul modello dei consultori italiani dove l’approccio olistico è fondamentale. Soprattutto lavoriamo insieme ad un’associazione partner per costruire insieme il progetto. Con particolare attenzione quindi all’approccio di genere che sia anche interculturale e sostenibile nel corso del tempo“.

Diversi i progetti realizzati, tra i quali quelli realizzati in Giordania e finalizzati a migliorare le condizioni socio-economiche di rifugiati e rifugiate siriani e giordani e giordane vulnerabili, favorendone l’accesso a opportunità di reddito e occupazione anche attraverso l’incubazione d’impresa, o quelli mirati ad aumentare il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile e delle associazioni comunitarie di base come attori per attività di advocacy sull’uguaglianza di genere e i diritti delle donne. Altra interessante attività quella del progetto MED-RES, rivolta a Paesi europei tra i quali l’Italia, mirata a costruire una risposta coordinata nel sistema di accoglienza di persone migranti vittime di violenza sessuale e di genere nel Mediterraneo.

Pensa che la tecnologia possa essere strumento di sostenibilità? Quale il ruolo delle tecnologie digitali nel raggiungimento degli obiettivi? Quanto il digitale potrebbe contribuire a ridurre più velocemente il gap di genere in Italia e nel mondo?

In generale in un mondo che è cambiato velocemente, per esempio proprio grazie ad un rinnovato sistema di comunicazione dovuto alle nuove tecnologie, non si può non prendere in considerazione le diverse tecnologie digitali. Dal nostro punto di vista parlare di sostenibilità significa parlare anche di accesso alle tecnologie digitali, si dovrebbe lavorare per fare in modo che siano disponibili per tutti e tutte, nei diversi luoghi del mondo, non dimenticando anche qui la necessità che l’accesso sia garantito alle donne e alle ragazze, spesso escluse a causa di pregiudizi e stereotipi ancora vivi in molte società patriarcali, compresa la nostra.

Pensa che ci sia consapevolezza diffusa sul suo ruolo del digitale per la sostenibilità o la tecnologia è vista ancora come nemica?

Se si favorisce l’accesso alle tecnologie digitali forse si diminuisce il senso di sfiducia e paura di molte persone. Bisogna fare in modo che siano diffuse e accessibili sin dalla scuola primaria, senza alcuna discriminazione di classe, genere e provenienza.

Quali gli strumenti digitali utilizzati per fare advocacy, con quali risultati?

Oggi buona parte dell’advocacy si svolge con gli attuali mezzi di comunicazione, favorendo la partecipazione di moltissime persone, la velocità delle azioni e attività previste ma soprattutto l’attraversamento di confini, pensiamo al fatto che con il Covid i nostri lavori di advocacy e networking, pur con fatica, sono proseguiti grazie agli attuali mezzi di comunicazione.

Ottimismo o pessimismo sul raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030? Quale il goal potenzialmente più a portata di mano e perché e quale quello più difficile e perché?  Quali prospettive per i target del goal 5?

Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono molto ambiziosi, è un ideale a cui tendere, necessario se vogliamo davvero che il mondo cambi e che il concetto di sviluppo sia rinnovato prevedono la partecipazione di tutte e tutti, senza lasciare indietro nessun Paese, nessun popolo, nessuna persona. Non c’è un obiettivo più facile e uno più difficile da raggiungere, sono strettamente connessi uno all’altro, dobbiamo lavorare affinché si rafforzino vicendevolmente. Per noi lavorare sull’obiettivo 5 significa anche fare in modo, come previsto dalla stessa Agenda 2030, che l’uguaglianza di genere sia prevista anche e sempre negli altri obiettivi.

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