Smart Working: quali benefici?

Il 2020 ci ha portato a una serie di cambiamenti, più o meno profondi. Il fatto che siano avvenuti repentinamente ha creato parecchio disorientamento, anche nel mondo del lavoro. Di smart working si è parlato tanto negli ultimi mesi, a volte anche facendo sconfinare l’uso dei questa parola in territori che non la riguardavano. Penso per esempio al lavoro remoto forzato che siamo stati costretti ad usare nei mesi del lockdown.

Ora però proviamo a capire cosa abbiamo imparato da questo periodo e come possiamo andare avanti nel migliore dei modi, per il bene del lavoratore e dell’azienda, anche perché sarà difficile tornare indietro e cancellare ciò che è stato. L’amministratore delegato di Wyser,nel condividere alcuni dati di una survey interna sull’argomento, mostra che oltre il 70% dei lavoratori vorrebbe che lo smart working continuasse a essere parte integrante della nuova vita lavorativa.

Faccio una piccola precisazione prima di entrare nel vivo del tema: a rigor di logica lo smart working si riferisce ad una modalità lavorativa, regolamentata da un accordo tra datore di lavoro e dipendente. Quindi in questo senso tutti i professionisti che lavorano come autonomi non sono interessati al tema. Visto però che la realtà è molto più fluida di ciò che troviamo scritto nei manuali o nelle leggi, in questo articolo mi rivolgo sia all’una che all’altra categoria. La scelta è giustificata dal fatto che trovo più interessante portare una serie di spunti utili a quelle persone che lavorano in modo fluido, da casa, da un ufficio, da un co-working o da dove desiderano. Il punto di vista che adotto qui, non esaustivo ovviamente, è quello di chi osserva il lavoro smart inteso come scardinato dalle logiche cui siamo stati abituati fino a qualche tempo fa.

Quali benefici ha lo smart working?

Per mettere in evidenza i benefici chiariamo innanzitutto che per smart working intendiamo lavorare per obiettivi, con autonomia e flessibilità. E non si tratta semplicemente di portare il computer portatile a casa ed evitare il tempo del computing al mattino.

Fatta questa puntualizzazione i benefici dello smart working afferiscono a diverse sfere che sintetizzo qui:

  • sociale
  • familiare
  • individuale.

I benefici sociali sono ampi e una prima dimensione ha a che fare con l’ambiente. La diminuzione degli spostamenti che generano un impatto sull’inquinamento atmosferico è sicuramente un beneficio per la nostra società. Ma in questa categoria inserisco anche per esempio la rivitalizzazione di alcune aree geografiche o quartieri di città che sono state rianimate da un tessuto di socializzazione alimentato dall’aumento delle persone lì presenti. Penso soprattutto ad aree rurali o quartieri periferici. Non dimentichiamo che questo ovviamente ha un rovescio della medaglia: le attività commerciali e gli esercenti nei centri urbani invece soffrono l’assenza della brulicante folla delle pause pranzo per esempio.

I benefici a livello familiare variano a seconda della situazione personale di ognuno ma, in generale, hanno a che fare con l’aumento del tempo a disposizione da dedicare a figli e genitori anziani per esempio. Sono diverse anche gli aneddoti di chi lavorando in smart working ha aumentato la propria vita sociale frequentando di più gli amici visto il tempo risparmiato ogni giorno dal commuting.

I benefici a livello individuale possono essere divisi in due gruppi. Da una parte sono legati all’aumento del tempo a disposizione da dedicare ai propri hobby, sport e attività di intrattenimento. Dall’altra, nello smart working ben strutturato, possiamo trovare dei benefici legati alla crescita personale e di skills dell’individuo che è portato ad essere maggiormente autonomo, organizzato e resiliente al fine di aumentare il propria livello di efficacia in un contesto di continuo cambiamento.

Come affrontare lo smart working in modo sano?

I benefici sopra elencati non sono automatici e scontati, vanno ricercati attraverso una cultura dello smart working adeguata e monitorata. In questo paragrafo presento tre spunti su cui riflettere e da monitorare nel voler costruire uno smart working efficace e cercare di ottenere più benefici possibili.

1. Formare nuove skills

Lavorare in smart working, specialmente se fatto improvvisamente, può essere faticoso e disorientante. È necessario formarsi (attraverso la propria azienda o in autonomia) a quelle skills necessarie ad essere efficaci in una condizione di maggior flessibilità. Alcune aree su cui puntare, al di là delle competenze legate agli aspetti tecnici del proprio lavoro, sono: flessibilità, gestione del cambiamento, resilienza, e soprattutto digital skill e comunicazione.

2. Coltivare le relazioni lavorative

Nel lavoro a distanza si rischia di perdere la fluidità relazionale che si crea naturalmente nel mondo fisico. Questo ha un impatto a diversi livelli: sia sullo stato mentale dell’individuo che per esempio sulla produttività di un team. La prossimità favorisce la collaborazione (MIT) e quindi nel caso in cui non ci si possa vedere spesso nella stessa stanza è utile preservare questa dimensione creando delle occasioni di incontro e condivisione virtuale.

3. Monitorare il life-balance

Lavorare da casa con maggiore autonomia e meno regole che contengono l’individuo e i team ha portato negli ultimi mesi a lavorare molte più ore del normale. Molti faticano a staccare la testa del lavoro arrivati a fine giornata e quindi il rischio di burnout e affaticamento aumenta. Per questo, per un buon life-balance, equilibrio di vita in generale, è necessario monitorare la propria e altrui capacità di saper staccare in alcuni momenti della giornata, per ricaricarsi.

Accenture dice che il Covid-19 è il più grande evento globale e la più grande sfida per le nostre vite. Una sfida che per quanto riguarda il lavoro e il goal 8 di Agenda 2030 vinceremo solo guardando al digitale come strumento di sostenibilità, anche nello smart working.

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