La rivoluzione dei soddisfatti

HashtagFRETTA: perché la lunga fatica degli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, se una pillola può darci gli stessi risultati?

Le innovazioni tecnologiche dovrebbero restituirci un maggiore ‘spazio’ per noi e probabilmente lo fanno. Il tema è: Che ne facciamo del tempo che guadagniamo quando anche le ‘relazioni’ sono sempre più veloci e superficiali?  Semplicemente lo riempiamo con altri impegni, con altri progetti, con altre attività. Riempiamo l’agenda di attività cercando non lasciare buchi vuoti. Avvertenza alla prossima pandemia: non ho tempo per te, ho già agenda piena.

Scuola, formazione permanente, lavoro, tutto serve a integrare l’individuo e a modellarlo affinché riesca a collocarsi nel posto assegnatogli dalla società tecnica. Secondo il grandissimo Jacques Ellul siamo pienamente dentro la terza età dell’umanità, dopo quella della Natura, e quella della Società oggi siamo precipitati nell’età della Tecnica. Questa età pervade, come le altre d’altronde, qualsiasi attività, con la differenza che quest’ultima ci obbliga a seguire i suoi ritmi infernali. Tecnosfera come terza sfera Terrestre, al di là della biosfera e della geosfera. La vecchia biosfera si generava da sola, questa è una specie di regno senza ritorno sostenuto dallo sviluppo della tecnologia. La tecnologia è diventata una cosa in sé. Non è solo uno strumento: è cultura, ma non, come si legge, cultura dell’accelerazione bensì quella della fretta, molto lontana da quella della velocità e dell’accelerazione.

Come si fa a stare al passo nell’età della fretta? Perché provarci se poi tutto cambia vorticosamente? In fondo quello che viviamo e che sperimentiamo tutti i giorni è che la tecnologia (non la Tecnica) forma tecnici, non uomini coscienti. Quelli che servono al momento, in quell’istante. Infatti, quello che abbiamo imparato ieri, oggi è già obsoleto. Forse che l’espressione ‘Lifelong Learning’ non significa “modifica o sostituisci un apprendimento non più adeguato rispetto ai nuovi bisogni sociali o lavorativi”? Con la conseguenza che il lavoratore ideale è niente altro che un serbatoio di competenze? Competenze che hanno una data di scadenza sempre più ravvicinate (#accumulacompetenze). Insomma, bisogna ‘stare al ‘passo’, restare indietro significa retrocedere. In una cultura dell’accelerazione, la mobilità vince sullo ‘stare fermi’. Non devi mettere radici né in senso demografico né in senso culturale: non c’è tempo. Tutto focalizzato sull’andare avanti. In fondo l’idea alla base è che ‘tu puoi fare qualsiasi cosa’.

Si, puoi fare qualsiasi cosa con la conseguenza che è solo colpa tua se non raggiungi gli obiettivi, il successo. Devi avere visione. Quante aziende ce l’avevano, è sono comunque scomparse dal mercato, quante persone fanno della visione la loro filosofia di vita per accorgersi che tutto diventa solo una lotta tra ‘visioni’ differenti.  Poi, dopo troveremo il ‘guru’ di turno che ricorderà che non sei stato abbastanza resiliente e che non apprezzi il fallimento o, peggio di tutto, non hai espresso la tua leadership. D’altronde in un mondo in perenne cambiamento non ci sono certezze e devi fare affidamento solo su te stesso, alla faccia delle relazioni.

Si, tutti destinati a diventare numeri uno, o se proprio non ce la fai: impara ad essere il leader di te stesso. Tutti pronti a vincere la medaglia d’oro della corsa all’indietro in una società che dimentica molto velocemente che per le strade oggi popolate da macchine una volta c’era la vita delle persone a fare da sottofondo.

Vogliamo fermare il progresso? Certo che no!

Vogliamo fermare la ‘rivoluzione digitale’? Certo che no!

Preoccupati della profezia di Jacques Attali[1]: “Scommetto che il XXI secolo vedrà la scomparsa del legame tra la sessualità e riproduzione”? Certo che no!

D’altronde sarà proprio la Tecnica (quella con la T maiuscola) a trovare le soluzioni.  Scrive J. Ellul:

Il meccanismo è il seguente di fronte ad un problema sociale, politico, umano, economico, bisogna analizzarlo in modo che diventi un problema tecnico (o un insieme di problemi tecnici) e, a partire da quel momento la tecnica diventa lo strumento più adeguato a trovare una soluzione[2].

Il rischio è l’assolutizzazione della tecnica. Non possiamo vivere senza tecnologie e ormai ne siamo pienamente dipendenti. E questo approccio è diventato il mantra che fa capo alla sempre citata ‘rivoluzione digitale’. Una rivoluzione come vedremo prossimamente che, allo stato attuale, è poco più di una rivolta ma che ha sicuramente generato una esasperazione tra stati sociali. Quello che ci stiamo portando dietro è la rivoluzione dei soddisfatti. Il fenomeno dell’immigrazione ha una doppia faccia. In Italia arrivano i disperati in cerca del minimo indispensabile per sopravvivere e contemporaneamente assistiamo al fenomeno di quelli che se ne vanno alla ricerca (giustamente) non del minimo per vivere, ma di un posto dove si vive ancora meglio. La pandemia ha messo maggiormente in luce questo fenomeno. La cultura della fretta ha evidenziato, in maniera evidente, quanto le diseguaglianze incidano maggiormente su quella classe sociale che a questa rivoluzione non partecipano (e non certo per colpa loro, alla faccia dei guru dell’auto affermazione per i quali se non ci sei non ci vuoi essere). D’altronde di che ci lamentiamo in fondo ‘Abbiamo sconfitto la povertà’[3]. (#babbonataleesiste) Questo, grazie anche alle tecnologie le diseguaglianze stanno scomparendo. Infatti, fate questo piccolo esperimento: accedete a google, cercate prima ‘Rich’ e poi successivamente ‘Poor’, selezionate l’opzione immagine. Nel primo caso per trovare una persona di colore (qualunque esso sia: nero, giallo, rosso) è molto raro. Nel secondo caso trovare un bianco è altrettanto difficile. Per la rete (questi poi sono i dati che vengono usati nel ‘machine Learning’) ricchezza è sinonimo di pelle bianca. Forse varrebbe la pena fare qualche ragionamento senza fretta, con un po’ di calma, niente pillole. Unico modo di poter esprimere la nostra idea, altrimenti aveva ragione M.Twain quando affermava che: Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare. Vediamo di smentire M.Twain, e cerchiamo di fare la differenza.

Prossimo appuntamento #resilienza

 

 

[1] Cosa ci aspetta nel XXI secolo- Capital (8/01)-

[2] Ellul – The Technological Bluff (Le bluff technologique)

[3] https://tg24.sky.it/politica/2018/09/28/manovra-luigi-di-maio-esultanza https://www.huffingtonpost.it/entry/abbiamo-sconfitto-la-poverta-ma-lannuncio-in-cina-lascia-molti-dubbi_it_5fbbd668c5b66bb88c603199

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