Accessibilità senza pensare all’accessibilità: i problemi generati dall’Intelligenza Artificiale

Passa sempre di più il messaggio che non bisogna sistemare i siti web ma basta usare qualche tool automatico e questo crea danni alla reale accessibilità. Scopriamo perché

Nel 2021, purtroppo, siamo ancora qui a parlare di accessibilità ICT, in particolare di accessibilità web. Dico purtroppo perché ancora oggi abbiamo grossa discriminazione di utenti con disabilità sia nella fruibilità di siti web della PA che di aziende private, nonostante le prime regole di accessibilità per il web risalgono al 5 maggio 1999 e le più recenti al 5 giugno 2018.

Accessibilità, questa sconosciuta

Sembra impossibile, ma i problemi di accessibilità sono causati per ignoranza in materia da parte di tutti gli attori coinvolti nella produzione e gestione di un sito web. Le criticità di accessibilità possono nascere già dalla fase di prototipazione, addirittura dai cosiddetti “mockup” dove si possono nascondere criticità che successivamente devono essere risolte. E le criticità possono nascere anche da non corrette implementazioni dei designer o dei developer che per cultura professionale non hanno affrontato il tema dell’accessibilità. Ed è qui che poi alla fine, purtroppo, viene coinvolto l’esperto di accessibilità web (Web Accessibility Expert, una figura normata dalla norma tecnica UNI 11621-3). Al termine poi il prodotto viene utilizzato da utenti che producono contenuti e anche in questo caso per scarsa conoscenza del tema possono creare sia problemi nei contenuti web, sia nei documenti pubblicati nei siti web, il classico e diffuso problema dei documenti scansionati, inaccessibili non solo alle persone non vedenti e/o ipovedenti ma non fruibili da tutti noi.

Come per tutte le problematiche, la vita scorre liscia senza problemi finché qualcuno giustamente fa notare che quel determinato sito web, app mobile o servizio digitale lo discrimina e gli impedisce di interagire con un’amministrazione, fare acquisiti on line, prenotare un servizio, effettuare un’operazione bancaria, ecc.

I rischi della mancata accessibilità

La domanda più frequente quando si parla di diversi temi, compresa l’accessibilità, è sempre: e se non lo faccio cosa rischio? Normativamente, tutto dipende se si tratta di un soggetto pubblico o di un’azienda privata. Per entrambe vale comunque la possibilità dell’utente con disabilità di agire in sede giudiziaria per discriminazione (legge 67/2006), richiedendo la rimozione della barriera digitale e un indennizzo. Personalmente consiglio sempre le vie bonarie, modalità tra l’altro obbligatoria verso le PA che vanno contattate tramite il cosiddetto “meccanismo di feedback” che si trova a fondo pagina dei siti web della PA alla voce “dichiarazione di accessibilità”. Ove tale voce non sia presente, esiste sempre la possibilità di scrivere all’amministrazione tramite i canali tradizionali. Ove l’amministrazione non intervenga entro 30 giorni per la rimozione del problema, l’utente discriminato può attivare il Difensore Civico per il Digitale. Se si tratta invece di aziende private, consiglio sempre un tentativo di contatto diretto in quanto il tema è normativamente nuovo. Se non si ottiene risposta soddisfacente, rimane sempre la legge 67/2006 oppure, se si parla di aziende con fatturato superiore ai 500 milioni di euro, si può attivare l’Agenzia per l’Italia Digitale che in caso di mancato adeguamento nei tempi previsti potrebbe anche sanzionare il soggetto che discrimina fino al 5% del fatturato. Come dicevo sopra, però, sconsiglio di usare subito strumenti di repressione ma va sempre valutato il dialogo.

Accessibilità: come intervenire

Presi da panico, una volta che ci si rende conto dei problemi di accessibilità dei siti web si cerca di correre ai ripari. Anche in questo caso, i comportamenti possono essere diversi, e non tutti adeguati a risolvere il problema.

La soluzione corretta è senz’altro quella di verificare il sito web con l’ausilio di strumenti di valutazione automatizzati ma sempre con il supporto di un esperto di accessibilità. Chi si occupa della gestione del sito web deve essere in grado di comprendere quali siano le criticità strutturali (nel cosiddetto “template”), ossia le criticità che si ripetono in tutte le pagine del sito web. Ad esempio, se ci dimentichiamo di inserire il testo alternativo al logo dell’azienda, rendendolo quindi non identificabile dai sistemi di lettura dello schermo, risolvendo il problema nel template lo risolveremo per tutto il sito web.

Il ruolo degli strumenti automatici di valutazione

Un ruolo importante ce l’hanno gli strumenti di valutazione automatizzati che supportano l’esperto di accessibilità, ma anche il designer e lo sviluppatore o il gestore di contenuti a comprendere dove vi siano criticità (errori reali), dove potrebbero esserci (errori potenziali) oppure dove lo strumento non può arrivare (controlli da effettuarsi manualmente).

Un buon strumento di supporto alla valutazione deve essere in grado di analizzare l’intero sito web e fornire delle indicazioni puntuali sulle criticità rilevate, in quanto in questo modo consente al gestore del sito di poter identificare le aree (e quindi i responsabili delle stesse) in cui l’accessibilità non è ancora allineata agli standard di riferimento. Una caratteristica aggiuntiva che deve avere lo strumento è la semplicità di linguaggio informativo, ossia deve saper “parlare” al target di utenza. Se ad esempio identifico un errore, non è sufficiente dire che quel contenuto viola il criterio di successo X.Y.Z. delle WCAG 2.1 ma va chiaramente identificato e spiegato perché si tratta di una criticità e come risolverla.

Il ruolo degli strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale

Va premesso che l’intelligenza artificiale in molti settori dell’accessibilità ha apportato dei benefici non indifferenti. Pensiamo solamente al settore multimediale, dove per primo YouTube ha provveduto alla generazione automatizzata dei sottotitoli. Ad oggi sono presenti molte soluzioni similari anche in altri ambiti: pensiamo a Microsoft Powerpoint dove è possibile attivare i sottotitoli durante la presentazione e quindi ciò che dice il relatore viene reso visibile in forma testuale (volendo anche in lingua diversa rispetto a quella parlata dal relatore), oppure le dirette Facebook che finalmente “grazie” al periodo pandemico hanno esteso la presenza di sottotitoli.

Chiunque di noi può dire: vero, ma i sottotitoli automatici non sono perfetti, ci sono degli errori! Questa affermazione, chiaramente reale, ci fa porre subito una domanda: le soluzioni di riparazione automatizzata, sono una soluzione idonea?

Partiamo da una constatazione: teoricamente, gli algoritmi svolgono il lavoro degli sviluppatori “umani” a una frazione del costo e del tempo, quindi, è logico che alcuni ritengano la soluzione economicamente vantaggiosa per risolvere i problemi. La domanda che pongo sempre a chi mi fa questa constatazione è: nel vostro sito web, dedicato a diversi mercati internazionali, effettuate delle buone traduzioni dei contenuti per acquisire clientela internazionale oppure posizionate nel sito uno strumento che “magicamente” traduce in altre lingue i contenuti, con il rischio che la traduzione sia di comprensione ambigua?

Questo tema è purtroppo oggi al centro di discussioni in rete vista la nascita e diffusone di diversi “plug-in” e servizi, tra l’altro, ben capitalizzati che puntano a rendere accessibile tutto il web entro il 2025. Premesso che sarei felicissimo di sbagliarmi in questo articolo per il bene dell’accessibilità web, queste soluzioni “magiche” non possono essere ad oggi uno strumento adeguato.

Innanzitutto, si tratta di strumenti che correggono problemi di accessibilità solo per l’utente finale, ovvero i problemi strutturali e di contenuti restano comunque presenti all’interno del sito web legando quindi in un rapporto indissolubile i gestori del sito web dai venditori di tali soluzioni e impedendo la risoluzione delle problematiche. Questi strumenti infatti aggiungono in sovrapposizione (layer) un ulteriore livello di codice intercettando i possibili errori presenti nello stesso cercando quindi di “aiutare” l’utente con disabilità.

Trattandosi di tecnologie che usano l’intelligenza artificiale per comprendere le problematiche, hanno nativamente gli stessi problemi delle soluzioni di valutazione dell’accessibilità, ovvero non possono andare oltre quel 40-50% dei controlli “certi”. Per lo stesso motivo, ad esempio, in assenza di un testo descrittivo per un’immagine (testo alternativo) la tecnologia non può essere in grado di capire se si tratta di immagine che non necessita di tale testo oppure essere in grado di descrivere correttamente ma non in modo prolisso il contenuto. Giganti come Facebook per le proprie piattaforme (instagram compreso) hanno inserito dei sistemi automatici di generazione dei testi descrittivi che in alcuni casi sono utili, soprattutto quando si parla di immagini contenenti testo, mentre in altri sono totalmente inutili (“immagine con 2 persone”). Pensiamo quindi se uno sviluppatore ha commesso errori di accessibilità per dei pulsanti contenenti immagini, e lo strumento automatico ci genera un testo non consono (ad esempio, un pulsante di ricerca lo riconosce come guida).

Oltre a questi semplici esempi, ci sono moltissimi casi, di cui riporto solo alcuni elementi esemplificativi, che non possono essere risolti con un sistema che si basa su layer:

  • assegnare una etichetta ad un campo modulo che non ce l’ha o ce l’ha errata;
  • consentire o meno di effettuare l’ingrandimento in modo adeguato dei contenuti;
  • consentire la visualizzazione del contenuto in una larghezza minima;
  • consentire l’identificazione di tabelle di impaginazione;
  • modificare collegamenti ambigui (clicca qui, approfondisci, ecc.);
  • fornire adeguati testi alle immagini contenenti testo, quando necessario;
  • garantire un corretto ordine dello spostamento dell’utente (focus) nella pagina;
  • identificare in modo coerente gli oggetti “non accessibili” in tutto il sito web;
  • garantire la navigabilità con la sola tastiera;
  • impedire che l’utente resti bloccato all’interno di oggetti navigando tramite tastiera;
  • garantire l’identificazione di errori e la loro prevenzione nella compilazione di moduli;
  • garantire una corretta struttura delle intestazioni (livello di titolazione e relativo contenuto);
  • correggere automaticamente i link non funzionanti;
  • bloccare il cambiamento automatico derivante da azioni dell’utente senza informarlo;
  • garantire la correttezza semantica;
  • garantire adeguatezza delle etichette e informazioni strutturali aggiuntive per tecnologie assistive;
  • identificare la lingua corretta per il contenuto;
  • garantire la possibilità di consultare i contenuti ruotando lo schermo;
  • garantire responsive design di qualità;
  • produrre sottotitoli per i contenuti multimediali;

L’elenco come noterete non è così ristretto e le problematiche che restano sono particolarmente serie per specifiche disabilità. Ad esempio, con tali soluzioni una persona con disabilità motorie non otterrà alcun beneficio. Così come, con altri strumenti, la presenza di plug-in che consentono agli utenti di poter personalizzare la visualizzazione dei contenuti (pulsante per avere testo in alto contrasto, lettura dello schermo, ecc.) sono praticamente inutili in quanto le persone con disabilità hanno già la loro configurazione che utilizzano agevolmente se il sito web è conforme agli standard.

Conclusioni

In sintesi, dopo aver compreso che il sistema “a layer” ad oggi non è la soluzione più adatta ed è solo un palliativo, l’abbinamento utente “preparato” ai temi dell’accessibilità con uno strumento di valutazione adeguato è ad oggi la soluzione migliore per una verifica tecnica di qualità volta al miglioramento del servizio. A questo consiglio sempre di aggiungere dei test con utenti con specifiche disabilità, in modo da verificare anche l’effettiva fruibilità dei servizi digitali perché un utente discriminato è un cliente scontento, un cliente in meno che potenzialmente può contribuire a danneggiare la reputazione dell’azienda o dell’ente che non garantisce a tutti la possibilità di utilizzare servizi digitali.

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