Accessibilità per ridurre le disuguaglianze: intervista al presidente ASPHI Franco Bernardi

Quasi 5 milioni di persone in Italia, oltre 600 milioni nel mondo, presentano una più disabilità. Persone costrette a fare i conti ogni giorno con barriere fisiche, mentali e anche virtuali che non consente loro l’accesso alle stesse opportunità date per scontate per altri.

Parlare di accessibilità oggi – puntualizza il presidente di ASPHI onlus, Franco Bernardisignifica assicurare a tutti coloro che sono di fronte ad un bisogno se non di poterlo soddisfare di avere almeno l’opportunità di provare a farlo. E’ una accezione estesa di accessibilità che riguarda non solo gli strumenti per l’accessibilità ma anche un approccio. La prima condizione necessaria per ridurre le disuguaglianze è infatti garantire pari opportunità, cosa intimamente legata all’accesso alle informazioni ed alla conoscenza“.

ASPHI, organizzazione non profit che si occupa da quasi 40 anni di tecnologie digitali per la disabilità, accende un faro sulle problematiche riferite all’accessibilità, considerata una priorità sulla quale si basa anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e che, parlando di Agenda 2030, compare in diversi goal che vanno dal 4 su istruzione equa e inclusiva, al 10 sulla riduzione delle disuguaglianze all’11 per città sostenibili.

La Fondazione ASPHI – spiega Bernardi – segue con interesse le iniziative che ruotano attorno all’Agenda 2030, dedicando particolare attenzione agli obiettivi maggiormente in linea con la nostra mission e con le competenze distintive che ci contraddistinguono. Abbiamo aderito con convinzione ad ASVIS e siamo presenti nei gruppi di lavoro che si occupano di “Salute e Benessere”, “Lavoro dignitoso e crescita economica”, e “Imprese, innovazione e infrastrutture”. Abbiamo scelto di partecipare a questi gruppi perché sono anche aree nelle quali siamo presenti con progetti ed iniziative che vogliono dare un contributo tangibile per migliorare il benessere delle persone fragili, favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e promuovere la diffusione dell’innovazione in ambito sociale, grazie alla costante relazione con i soci che ci sostengono, molti dei quali sono grandi imprese“.

C’è un progetto tra i tanti portati avanti da ASPHI al quale guardare con attenzione?

Negli ultimi mesi abbiamo dedicato impegno e risorse alla progettazione e realizzazione del portale ABCcare, rivolto agli anziani fragili ed ai loro caregiver. Si tratta di un progetto che proponiamo alle imprese per arricchire la propria offerta verso i dipendenti e che promuove un approccio di welfare aziendale originale nel panorama delle proposte oggi disponibili. ABCcare è infatti focalizzato su soluzioni efficaci perché facilmente praticabili di utilizzo della tecnologia per migliorare la qualità della vita degli anziani fragili. ABCcare si rivolge ad imprese ed organizzazioni di ogni dimensione e valorizza l’esperienza maturata da ASPHI in circa 10 anni di attività presso oltre 80 centri anziani e per disabili adulti su tutto il territorio nazionale.

Pensa che la tecnologia possa essere strumento di sostenibilità? Quale il ruolo delle tecnologie digitali nel raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030?

Le tecnologie, e quelle digitali in particolare, possono essere un alleato formidabile per la sostenibilità. Certo occorre conoscerle bene, capire quali sono gli effetti del loro utilizzo e promuoverne un uso consapevole. Tra i tanti contributi che le tecnologie possono dare alla sostenibilità e al raggiungimento degli obiettivi, è importantissima la capacità che ci offrono di studiare fenomeni molto diversi tra loro, favorendo la conoscenza del comportamento di sistemi complessi per ridurre gli sprechi ed aumentarne l’efficienza. Ciò è vero in medicina ma anche in agricoltura, nella meteorologia come nella gestione del traffico con le positive ricadute sull’inquinamento e così via. Naturalmente, perché la tecnologia possa essere uno strumento di sostenibilità oltre all’uso consapevole da parte degli utenti occorre la volontà dei decisori. Da questo punto di vista è cruciale il contributo che proprio la tecnologia può dare per favorire l’accesso alle informazioni e per migliorare i sistemi di istruzione.

Pensa che ci sia consapevolezza diffusa sul ruolo del digitale per la sostenibilità?

Credo si possa e si debba fare ancora molto per favorire la consapevolezza sul ruolo delle tecnologie. Non sempre si ha conoscenza del ruolo delle tecnologie, di quelle digitali in particolare. Ormai non ci accorgiamo quasi più della tecnologia e di come sia indispensabile nella vita di tutti i giorni, salvo rendercene immediatamente conto quando non riusciamo a pagare col bancomat, a prenotare un viaggio, a cercare un’informazione o, cosa ben più importante, non possiamo fare un certo controllo medico che richiede l’uso di strumenti digitali. Siamo però giustamente critici quando vediamo così tante persone isolate col proprio telefono cellulare sui mezzi pubblici affollati o osserviamo una famiglia silenziosa al ristorante perché ognuno è immerso nello schermo dello smartphone. E le critiche aumentano quando si discute il ruolo delle tecnologie digitali e dei robot nel mercato del lavoro. Quello che si dimentica è che le tecnologie sono parte di sistemi molto più complessi e che alla base ci sono sempre e comunque decisioni umane da cui dipende anche l’accesso ai vantaggi consentiti dalla tecnologia.

Quali gli strumenti digitali utilizzati da ASPHI per fare advocacy, con quali risultati?

Tutti i progetti realizzati da ASPHI prevedono l’impiego di tecnologie, oltre che come strumenti rivolti a soddisfare il bisogno di un singolo utente anche come piattaforme collaborative che coinvolgono molti utenti. E’ questo il caso, ad esempio, del progetto Per contare rivolto ai docenti di matematica della scuola primaria: oltre 10.000 insegnanti accedono ai contenuti sviluppati dal progetto e vengono quindi in contatto con le competenze di ASPHI, diventando nostri naturali advocates.

Ottimismo o pessimismo sul raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030?

Non possiamo permetterci di non essere ottimisti anche se molte volte, osservando quello che succede attorno a noi, siamo tutti tentati dal pessimismo. Credo però ci siano motivi per essere cautamente ottimisti se si considera che sempre più giovani sono consapevoli dei rischi legati al cambiamento climatico e più attenti a consumi responsabili. Certo la strada è ancora lunga e servirebbe un cambio di passo ma la direzione è giusta e dobbiamo praticare l’ottimismo.

Quale il goal potenzialmente più a portata di mano e perché e quale quello più difficile e perché? E che ruolo avranno le tecnologie in questo processo?

E’ difficile fare graduatorie, sono tutti molto importanti ed interrelati. E’ urgente sconfiggere la fame e la povertà, garantire l’accesso generalizzato all’acqua ed ai servizi igienici, così come l’accesso a sistemi sanitari efficienti e ad una istruzione di qualità. Tutto questo non si può fare senza azioni immediate volte a contrastare i cambiamenti climatici, se le città non sono sistemi in grado di garantire livelli adeguati di convivenza e se continuiamo a farci la guerra gli uni contro gli altri. Ancora una volta è un problema di consapevolezza e di possibilità di scelta. Tutti gli obiettivi possono trarre grande giovamento dalle tecnologie che possono aiutarci a prevedere eventi catastrofici, a costruire sistemi più efficienti, facilitare le comunicazioni e favorire la comprensione tra culture diverse, migliorare la qualità della vita delle persone fragili e contribuire ad alzare gli standard della salute e del benessere dei cittadini. Consapevolezza ed accesso alle informazioni sono elementi essenziali per valorizzare il ruolo delle tecnologie e per influenzare a tutti i livelli le scelte che possono avvicinare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

 

 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here