All’inizio del 2020, quando l’emergenza sanitaria ha improvvisamente travolto il nostro Paese modificando totalmente le nostre abitudini di vita, le strutture sanitarie hanno dovuto affrontare una pressione senza precedenti per gestirne gli impatti.
Oggi, un anno più tardi e con l’avanzamento della campagna vaccinale, ma con la consapevolezza che la pandemia non è certamente ancora alle spalle, ci si comincia ad interrogare sul futuro della sanità italiana, al netto delle trasformazioni che l’hanno interessata. Un futuro verso il quale, attraverso gli investimenti in digitalizzazione e l’attenzione verso la sostenibilità, sembra essere possibile guardare con maggiore ottimismo.
È questo il quadro emerso dal “Future Health Index 2021”, ricerca commissionata da Philips che, giunta alla sua sesta edizione, prende in considerazione il modo in cui 3000 leader della sanità in 14 Paesi stanno rispondendo alle necessità attuali e su quale potrà essere la realtà dell’Healthcare nello scenario post-pandemico.
La digitalizzazione per rispondere alle sfide del futuro
Guardando al nostro Paese, le preoccupazioni per la pandemia e i suoi effetti continuano a farsi sentire in ambito sanitario, tanto nel contesto attuale quanto in prospettiva: il 77% del campione italiano – in misura maggiore rispetto alla media dei 14 Paesi, che si attesta al 68% – considera infatti la pandemia una delle principali barriere per la pianificazione futura. A confermare questo dato, inoltre, ad oggi è una priorità assoluta, per la maggior parte degli intervistati (74%), quella di prepararsi a rispondere alle crisi future.
Nonostante ciò, prevale l’ottimismo per la maggior parte dei leader della sanità italiani intervistati. In particolare, l’82% è fiducioso rispetto alla forza ed alla resilienza della propria struttura, così come l’84% ha dichiarato di avere piena fiducia nei confronti del sistema sanitario italiano. Atteggiamento positivo dato anche dal fatto che, secondo l’84% del campione intervistato, le politiche e i piani sanitari (PNRR e Next Generation EU) stanno contribuendo alla costruzione di un sistema sanitario resiliente.
In questo contesto, è opinione comune tra i leader italiani, per affrontare le sfide che arriveranno in futuro, la necessità di avvalersi sempre più del supporto delle tecnologie digitali: in particolare, la loro attenzione si concentra su quella tecnologia che può consentire loro di rispondere alle esigenze urgenti emerse nel corso della pandemia. In questo senso, tra quelle che stanno raccogliendo la maggior parte degli investimenti, ci sono le cartelle cliniche elettroniche con il 79% (rispetto al 70% della media dei 14 Paesi considerati) e la telemedicina con il 73% (rispetto alla media, in questo caso, del 64%): l’adozione di quest’ultima, si legge nel report, sembra essere stata accelerata dall’emergenza pandemica, e su di essa i leader sanitari dichiarano di voler mantenere alto il livello di investimenti anche in futuro.
Non solo, però, cartelle cliniche elettroniche e telemedicina: tra le soluzioni maggiormente implementate dai leader della sanità italiana, rientrano infatti anche quelle di Intelligenza artificiale e le tecnologie predittive.
Il 60% degli intervistati, in particolare, sta attualmente investendo in tecnologie di intelligenza artificiale all’interno della propria struttura – contro una media, dei 14 Paesi, del 36% -, e questi investimenti dovrebbero rimanere stabili (58%) anche nei prossimi tre anni. Guardando invece alle tecnologie sanitarie predittive, se per il 63% degli intervistati è necessario investirvi oggi, questa attitudine non sembra essere confermata nei prossimi anni: solo per il 15%, infatti, sarà ancora necessario investire nella loro implementazione.
La centralità delle competenze
Per accelerare e facilitare la trasformazione digitale nelle strutture, per i leader della sanità italiana la strada è chiara: per il 63% di loro occorre infatti dare priorità alle partnership strategiche, in una percentuale maggiore rispetto alla media dei 14 Paesi presi in esame (41%), con Società IT o di informatica sanitaria, aziende attive nell’Health Technology – sia B2B che B2C – e assicurazioni in ambito sanitario.
Tuttavia, la strada per una implementazione di successo delle tecnologie digitali non sembra essere priva di ostacoli. In particolare, per il 68% degli intervistati italiani la principale barriera è rappresentata dall’inesperienza del personale con le nuove tecnologie, e questo rischia di ostacolare una efficace pianificazione del futuro: per questo motivo, il 66% di loro considera prioritarie le attività di formazione per il proprio personale sanitario.
Un futuro sostenibile
Ma la trasformazione digitale non è l’unico obiettivo fondamentale da raggiungere per le strutture sanitarie italiane: allo stesso modo, secondo i leader italiani, la sostenibilità sarà infatti sempre più un elemento centrale sul quale puntare nei prossimi anni.
In questo senso, con la pandemia che ha ridefinito l’assistenza sanitaria sia dal punto di vista dei luoghi sia delle modalità di erogazione delle cure, gli intervistati prevedono in futuro un aumento della percentuale di cure di routine effettuate al di fuori della propria struttura sanitaria, passando dal 18% attuale al 22% nei prossimi tre anni. Questo cambiamento sarà una priorità per il 43% dei leader della sanità italiani nel prossimo triennio, e permetterà l’abbattimento delle barriere regionali nell’accesso alle cure che, si legge nel report, dovrebbe contribuire a migliorare il sistema sanitario nazionale italiano.
Emerge, inoltre, una importante attenzione verso il miglioramento delle pratiche sostenibili all’interno delle proprie strutture. Il 74% degli intervistati italiani ha infatti affermato che la sostenibilità sarà una priorità centrale nei prossimi tre anni, in misura superiore rispetto alla media, che si attesta al 58%, dei 14 Paesi. Da questo punto di vista, evidenzia il rapporto, gli ospedali e le strutture sanitarie italiane sono ben posizionate per un futuro sostenibile: molte strutture stanno infatti partecipando al progetto European Renewable Energy Sources (RES), che punta a ridurre le emissioni di CO2 di oltre 15mila ospedali in Europa.
Insomma, se la pandemia ha lasciato un segno indelebile sui sistemi sanitari del nostro Paese, i risultati della ricerca fanno comunque ben sperare, per un futuro più sostenibile e con il digitale come supporto per affrontare le sfide del futuro.
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