Il mix generazionale come risorsa per le aziende sulla strada per la Sostenibilità Digitale: intervista a Francesca Moriani

I giovani non sono soltanto nativi digitali, ma hanno anche un’innata attenzione verso la sostenibilità, in tutte le sue forme: per questo motivo, per le imprese, rappresentano una risorsa fondamentale. Ce ne ha parlato Francesca Moriani, CEO di Var Group

È Francesca Moriani, CEO di Var Group, la nostra nuova ospite per Sustainability Talk. Dopo una laurea in Economia Aziendale all’Università di Pisa e un MBA in “International Management” alla University of Brighton lavora, nel 2003, come Responsabile Telesales presso l’IBM Dublino, per poi ricoprire, tra il 2004 e il 2007, il ruolo di Credit Manager in Computer Gross. Tra il 2007 e l’inizio del 2014 diventa, sempre in Computer Gross, Value Business Manager, e ha la responsabilità di tutto il business IBM, Hardware, software e servizi. Dal 2014 è Amministratore Delegato di Var Group, azienda che suo padre Giovanni Moriani, attuale Presidente, ha contribuito a fondare quarant’anni fa insieme ai fondatori di SeSa. Sotto la sua guida, Var Group è diventata una realtà internazionale con 23 sedi in Italia e 8 in tutto il mondo.

Il suo quadro complessivo sullo stato della sostenibilità digitale in Italia parte da una constatazione, in linea con quella che può, oramai, considerarsi un’opinione diffusa tra i C-Level intervenuti qui, tra le “pagine” di questa rubrica: “credo che se in questo momento prendessimo cento manager, e chiedessimo ad ognuno cosa pensano quando si parla di sostenibilità, la gran parte di loro parlerebbe soltanto di quella ambientale”.

La sostenibilità tra il “dire” e il “fare”

Una visione “ristretta” al solo green che rappresenta un tema di primaria importanza, soprattutto considerando che, per le aziende – e non solo –, mettere in pratica azioni sostenibili richiede, innanzitutto, una piena consapevolezza della sistematicità che caratterizza il concetto stesso di sostenibilità. Una consapevolezza che, secondo Francesca Moriani, dipende però anche molto dal “settore di industria nel quale le aziende operano. Le aziende che operano nel settore agroalimentare, ad esempio, sono più avanti nel percorso di presa di coscienza dell’importanza dei temi legati alla sostenibilità, così come anche quelle del fashion di lusso, dove c’è molta attenzione a come vengono prodotti gli abiti, e con che tipo di forza lavoro. Ma non solo: credo che anche la dimensione delle stesse aziende sia una variabile importante. Infatti, mentre nelle aziende più grandi i manager vengono sempre più spesso coinvolti in tavoli di lavoro in cui si affrontano e si dà importanza a questi temi, in quelle più piccole, nelle quali c’è di frequente anche assenza di managerialità e la figura dell’imprenditore la fa da padrone, il livello di readiness sulla sostenibilità risulta più basso”.

La percezione della sostenibilità sta cambiando rapidamente: da questo punto di vista il Covid ha influito molto, contribuendo a spostare l’attenzione anche ad aspetti legati alla società e, in generale, al benessere delle persone

Tuttavia, per la CEO di Var Grop, il percorso verso una più completa attenzione e consapevolezza delle diverse dimensioni che compongono il quadro della sostenibilità sembra essere iniziato. “La percezione sta cambiando rapidamente: da questo punto di vista il Covid ha influito molto, contribuendo a spostare l’attenzione anche ad aspetti legati alla società, come ad esempio al Work Life Balance connesso al lavoro da remoto e, in generale, al benessere delle persone. Credo quindi che in questo momento, quantomeno a livello ‘ideale’, le aziende italiane siano, in generale, sulla strada giusta. Poi, è chiaro: tra il pensare e il fare c’è di mezzo un mondo.

Servono nuovi modelli di leadership

Una distanza tra “pensiero” ed “azione” che, secondo Francesca Moriani, è spesso legata ad una questione anagrafica. Infatti, “più l’imprenditore o il manager è di età avanzata, più fa fatica ad immaginare una riorganizzazione o una ridefinizione del modello di business in un’ottica sostenibile. Al contrario, credo che nelle aziende guidate da giovani, e in cui l’età media del management è più bassa, le idee siano più chiare.

Tra le nuove generazioni c’è un movimento che va verso un modello di leadership più ‘gentile’, che guarda maggiormente al benessere delle persone, dell’ambiente, agli ecosistemi e al territorio

Insomma, i più giovani, come suggerito anche da Salvatore Marras nella sua intervista, hanno un ruolo decisivo nella direzione della sostenibilità, tanto nella società, quanto nel contesto aziendale: “tra le nuove generazioni c’è un movimento che va verso un modello di leadership più ‘gentile’, per così dire, che guarda maggiormente al benessere delle persone, dell’ambiente, agli ecosistemi e al territorio. In sostanza, un modello di leadership che non guarda soltanto al risultato del conto economico, ma anche al modo con il quale si arriva a quel risultato.

In generale, quindi, attuare un maggiore coinvolgimento dei più giovani all’interno delle aziende costituisce una risorsa importante, non soltanto in funzione della sostenibilità, ma anche della sostenibilità digitale. “Il mix generazionale ha una rilevanza fondamentale per le imprese”, spiega Francesca Moriani, “ciò significa che non bisogna considerare i giovani neolaureati come persone senza esperienza alle quali dover dire cosa devono fare, ma come persone da ascoltare, perché hanno una sensibilità enorme, ed innata, sui temi della sostenibilità. Questo, unito al loro essere nativi digitali, fa sì che rappresentino una risorsa fondamentale per le aziende, soprattutto se hanno anche la possibilità di apprendere da quelle generazioni che hanno, invece, vissuto il boom dell’industria e del bello nel nostro Paese”.

Tecnologia per la sostenibilità, tecnologia sostenibile

Un’occasione quindi da sfruttare per le aziende, soprattutto considerando che, in particolare negli ultimi 18 mesi, il “salto” tecnologico è stato importante, e ha portato con sé la “consapevolezza che la tecnologia e le piattaforme digitali siano necessarie per fare qualsiasi cosa, per abilitare qualsiasi trasformazione. Non solo, si è anche capito in che misura possano essere strumenti essenziali per abilitare la sostenibilità in tutte le direzioni. Ad esempio, durante il periodo emergenziale, la tecnologia ha consentito a tutti di poter continuare a lavorare, soprattutto a quelle persone che avevano magari meno possibilità di accedere agli spazi lavorativi: questo valore è stato evidente soprattutto per le donne, che nonostante spesso siano dovute rimanere a casa per badare ai propri figli, grazie alla tecnologia hanno potuto conciliare la vita privata con quella lavorativa”.

Il “salto” tecnologico degli ultimi 18 mesi ha portato con sé la consapevolezza che la tecnologia e le piattaforme digitali siano necessarie per fare qualsiasi cosa, e si è anche capito quanto possano essere strumenti essenziali per abilitare la sostenibilità in tutte le direzioni

Tuttavia, sottolinea Francesca Moriani, se è vero che la tecnologia costituisce uno strumento essenziale, e anzi imprescindibile, per la sostenibilità, lo è altrettanto il fatto che anche la sua introduzione all’interno delle aziende deve essere allo stesso modo sostenibile. La sostenibilità ha infatti ormai un grande impatto, nel complesso, sulla governance aziendale, e deve quindi “guidare anche nelle scelte infrastrutturali. Quando si parla di infrastrutture tecnologiche, occorre ad esempio pensare se si è attrezzati per tenerle all’interno dell’azienda, riuscendo quindi ad ottimizzarne l’impatto energetico, o se invece sia meglio utilizzare un data center esterno che possieda i giusti requisiti di sostenibilità”. Insomma, la tecnologia deve essere utilizzata per favorire la sostenibilità, ma il suo sviluppo e la sua implementazione devono essere indirizzati, anch’essi, secondo criteri sostenibili: un principio cardine della sostenibilità digitale.

Cultura, formazione e sostegno economico

È a partire da queste importanti premesse, quindi, che dovrà svilupparsi il futuro delle aziende all’insegna della sostenibilità digitale. Un futuro che, perché possa andare nella giusta direzione, richiede però anche un importante aiuto dalle istituzioni. Come? “Innanzitutto, favorendo la cultura e la formazione intorno a questi temi: in questo senso, credo che in Italia ci sia già molta attenzione, e si deve continuare su questa strada.

Parallelamente a questo, però, servono anche degli aiuti concreti, economici. Come dicevo all’inizio, molto spesso le aziende hanno la consapevolezza dell’importanza del tema, ma poi fanno fatica nel metterla in pratica: la sostenibilità richiede infatti investimenti da parte delle imprese, e non sempre si riescono a vedere dei ritorni immediati”.

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