Il digitale tra sostenibilità e questione energetica: intervista a Tiziana dell’Orto

Nella nuova intervista per Sustainability Talk, Tiziana dell’Orto, Segretario Generale della EY Foundation e Direttore Corporate Responsibility & Sustainability e Segretario del Comitato di Sostenibilità di EY Italia ha parlato del ruolo del digitale, tra sostenibilità e questione energetica

Quella tra la sostenibilità e il digitale è una relazione strettissima, che è necessario sostenere per il futuro del Paese e delle nostre imprese. Tuttavia, ciò richiede di guardare tanto alle opportunità, quanto ai rischi degli strumenti tecnologici, soprattutto in relazione alle contingenze che ci stiamo trovando ad affrontare.

Sono solo alcuni dei punti toccati, nella nuova intervista per Sustainability Talk, con Tiziana dell’Orto: laureata in Fisica, è stata Direttore Generale del World Food Programme Italia, esperto internazionale della Commissione Europea, ed oggi ricopre il ruolo di Segretario Generale della EY Foundation e Direttore Corporate Responsibility & Sustainability e Segretario del Comitato di Sostenibilità di EY Italia. Nonostante parli, in questa sede, per conto della EY Foundation, il ruolo che Tiziana dell’Orto ricopre anche all’interno di EY ha rappresentato senz’altro un valore aggiunto nell’ambito di questa intervista, perché in grado di rendere conto anche dell’impegno di una azienda nei confronti delle tematiche della sostenibilità.

Per la svolta sostenibile servono nuove normative

Così come spesso emerso nel corso delle interviste condotte per questo progetto, anche Tiziana dell’Orto evidenzia come, sebbene la considerazione della sostenibilità sia stata spesso guidata dalle tematiche ambientali, anche i discorsi relativi alle dimensioni sociali ed economiche del concetto stiano diventando sempre più importanti nell’ambito delle imprese. “Questo dipende, a mio parere, dal fatto che soprattutto le nuove generazioni stanno cominciando a porre le esigenze personali in primo piano, e le loro richieste di un work-life balance più adeguato ne sono un segnale evidente. Per questo motivo, oggi, questi temi non possono più essere trascurati da parte delle aziende. Occorre però evidenziare che, anche qualora non vengano trascurati dalle imprese, non è detto che questi temi vengano direttamente interpretati e ricondotti all’interno delle tematiche di sostenibilità.

Questa attenzione da parte delle imprese è fotografata anche dal report “Seize the Change – futuri sostenibili” realizzato da EY, lo studio che analizza i più rilevanti trend di sviluppo sostenibile per le imprese italiane: l’edizione di quest’anno evidenzia infatti come, tra le altre cose, il 79% delle aziende intervistate abbia definito all’interno del proprio piano industriale azioni di adattamento e/o mitigazione del cambiamento climatico in grado di ridurre le emissioni di CO2, ma anche come il 64% di queste aziende abbia sviluppato delle iniziative per supportare le comunità a risolvere problematiche sociali – seppur questo dato sia in calo rispetto al 2019 (77%).

Insomma, nonostante alcune incertezze ancora esistenti, sembra che per le imprese del nostro Paese il cambiamento, in termini di presa in considerazione di tutti gli aspetti relativi al concetto di sostenibilità, stia cominciando. Tuttavia, proprio per via della complessità che lo contraddistingue, attualmente l’approccio verso questo tema tra le imprese sembra differire molto in base alla dimensione delle imprese stesse. “In questo momento, sulla sostenibilità sono le grandi aziende a guidare, spiega Tiziana dell’Orto, “com’è noto, l’Italia ha un tessuto di Piccole e Medie imprese molto rilevante, che spesso si differenziano molto, in termini di effettivo approccio a questi temi, dalle grandi imprese. Se infatti spesso in queste ultime c’è un certo livello di percezione e di consapevolezza dell’importanza della sostenibilità, da cui derivano conseguenti azioni, scendendo nelle realtà più piccole diviene più complesso mettere in pratica delle azioni che portino l’azienda ad essere più sostenibile, oltre che adottare i relativi sistemi di misurazione.

Per questo motivo, anche se ad un livello ‘alto’ la percezione della sostenibilità comincia a diffondersi, credo che il vero cambiamento avverrà quando saranno introdotte nuove normative che imporranno a tutti, a partire dalle grandi imprese fino ad arrivare poi alle più piccole, una serie di regole volte a dimostrare una concreta attenzione verso questi temi”.

Le due nuove chiavi per leggere l’impatto tecnologico

Se si considera, dunque, la sostenibilità come un elemento da affrontare necessariamente in una logica di sistema, tendendo conto di tutte le dimensioni che lo compongono e delle interrelazioni tra le stesse, appare evidente, come evidenziato anche da Tiziana dell’Orto, come la tecnologia digitale rappresenti oggi uno strumento indispensabile a disposizione delle aziende in funzione di questo obiettivo. “Se intendiamo la sostenibilità come un sistema complesso, è chiaro che se si tocca il sistema ambientale si tocca anche quello sociale e viceversa, e così via. Ed è proprio a partire da questo che si rende evidente l’impatto importantissimo che possono avere le tecnologie digitali nella direzione della sostenibilità. Faccio un esempio, quello del settore agroalimentare: è chiaro che se ci si riesce a dotare di un sistema di controllo e monitoraggio dell’utilizzo di fertilizzanti si è in grado, oltre che di limitare l’impatto ambientale, anche di preservare la salute dell’essere umano e, infine, di avere anche un aumento sulla produttività”.

Un esempio, questo, che rende bene l’idea della capacità della tecnologia di ottimizzare l’approccio verso la sostenibilità, in tutte e tre le sue dimensioni. Tuttavia, sebbene questo renda lo strumento attrattivo, sembra ancora essere necessario costruire una piena consapevolezza dal punto di vista della sua concreta applicazione, soprattutto rispetto ai lati positivi e negativi che il suo utilizzo, oggi, può generare. “Ci rendiamo tutti conto del potentissimo strumento che abbiamo a disposizione, per questo motivo oggi siamo tutti interessati a questa tematica. A mio avviso, però, la tecnologia è ancora vista soltanto come uno strumento, mentre non sono ancora state fatte sufficienti analisi sulle potenzialità di applicabilità del mezzo nei confronti della sostenibilità, così come sull’impatto che, d’altra parte, i mezzi tecnologici hanno sull’ambiente.

È necessario sottolineare questo aspetto, perché le opportunità ed i rischi sono importantissimi da valutare, soprattutto in questo periodo. Credo infatti che questo tema, e tutte le riflessioni che sono state condotte finora, vadano oggi rilette sulla base di due nuove ‘chiavi’: l’impatto che ha avuto il covid e l’attuale questione energetica. La pandemia, infatti, ha da una parte dimostrato la grande importanza che le tecnologie possono avere, in particolar modo in termini d’impatto sociale. Dall’altra, però, dobbiamo ora fare i conti con la problematica riguardante l’energia che si sta delineando a livello globale, ed i problemi che avremo nei prossimi mesi porteranno necessariamente a rivalutare gli impatti che l’utilizzo di alcuni mezzi tecnologici possono avere, in termini di consumi. È dunque una questione molto delicata, e credo che occorra fare degli scenari a lungo termine per capire cosa avverrà in futuro, perché quello che possiamo dire oggi è fortemente condizionato dalla situazione in cui ci troviamo adesso e della quale bisogna tenere conto”.

Formazione, competenze e nuove generazioni

Per questo motivo, oggi più che mai, è necessario ragionare in termini di sostenibilità digitale, e promuovere una vera consapevolezza riguardo questo concetto. E, in funzione di questo obiettivo, secondo Tiziana dell’Orto, le imprese possono avere un ruolo decisivo. “Le aziende, e soprattutto le grandi aziende, hanno un ruolo importante in particolare nel trasferire consapevolezza alle proprie persone rispetto gli impatti e le opportunità della sostenibilità digitale: possono dunque creare, attraverso politiche interne, dei cittadini più responsabili e consapevoli delle opportunità delle tecnologie, così come dei rischi qualora queste vengano utilizzate in maniera scorretta.

In EY, ad esempio, oltre ad avere una serie di iniziative che vanno in questa direzione, abbiamo anche in atto dei progetti più specificatamente rivolti alle nuove generazioni, a partire dalle scuole. La sostenibilità, infatti, significa guardare al futuro, ma non al futuro di domani, al futuro dei prossimi dieci o vent’anni: si deve quindi cominciare a lavorare oggi su quelle generazioni che nei prossimi decenni avranno dei ruoli di leadership all’interno delle aziende”.

La consapevolezza, però, deve essere accompagnata dalla formazione: e questo è un tema particolarmente rilevante anche e soprattutto in relazione proprio alle nuove generazioni. Infatti, “quando si parla di competenze, bisogna sempre considerare a chi ci si sta rivolgendo. I ragazzi, ad esempio, pur essendo ‘nativi digitali’, spesso conoscono solo il mezzo finale, l’interfaccia utente, e non hanno idea di tutto quello che c’è dietro al mezzo stesso, a meno che non studino specificatamente materie tecnologiche. Quindi, fare formazione sui giovani significa dargli tutti gli strumenti per comprendere cosa significhi utilizzare per un tot di ore i social media, cosa significhi tenere acceso un device per più tempo del necessario, e cosa significhi, invece, utilizzare questi strumenti in maniera positiva. Credo sia fondamentale costruire questo pezzo di conoscenza che oggi ancora manca, perché se manca una piena conoscenza degli strumenti poi diventa difficile utilizzarli nel modo più giusto.

Partire dalle infrastrutture

La sostenibilità digitale rappresenta quindi una risorsa sulla quale puntare per il futuro delle aziende e del nostro Paese, a patto, però, di porre la giusta considerazione sui possibili impatti degli strumenti tecnologici, ed a maggior ragione alla luce delle attuali problematiche.

Tuttavia, come sottolineato in conclusione da Tiziana dell’Orto, se un Paese come l’Italia vuole sfruttare i possibili benefici della sostenibilità digitale, servirà un concreto intervento da parte delle istituzioni. “La precondizione essenziale è un grosso investimento a livello paese sulle infrastrutture: non si può parlare, infatti, di sostenibilità digitale, se non siamo digitali. Fatto questo, anche le aziende saranno poste nelle condizioni di fare il miglior uso possibile delle tecnologie digitali. E poiché le aziende sono fatte di persone, di cittadini, tutto ciò potrà generare dei benefici a catena su tutta la società”.

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