Le smart city disegnate dalle startup, parola d’ordine: ottimizzazione

Le startup come motore dell’innovazione e del progresso renderanno le città del futuro sostenibili senza doverne compromettere funzionalità e inclusività

Immagine distribuita da Pixnio con licenza CCO

Le startup sono uno dei motori dell’innovazione, del progresso, portano cultura e freschezza nella società. Questo vale anche per le città del futuro, che saranno sempre più intelligenti. Dal miglioramento dell’efficienza energetica di una città alla riduzione del traffico, dall’ottimizzazione delle presenze fino a nuovi sistemi di gestione degli edifici, abbiamo selezionato tre startup italiane che possono svolgere un ruolo importante nella creazione delle smart city del futuro.

La gestione degli spazi, degli spostamenti e delle presenze

La gestione delle presenze sarà sempre più importante. L’emergenza Covid ha messo in luce il problema degli assembramenti, ma ha anche evidenziato come città meno affollate sono molto più vivibili. Non solo, smart working e lavoro agile richiedono adesso la necessità di gestire gli spazi, con le aziende che hanno ridotto gli uffici e le scrivanie. C’è un mondo da gestire.

In passato, l’unico modo per sapere quante persone stavano entrando e uscendo da un edificio, oppure passando o sostando in un luogo, era contarle fisicamente nel momento stesso del passaggio. Un metodo dispendioso e soggetto a errori. Oggi, soluzioni tecnologiche come fotocamere, sensori e tracker lo hanno reso molto più semplice e preciso.

Ora più che mai è importante che i proprietari di edifici, chi gestisce strutture commerciali, ma anche gli amministratori locali, abbiano una buona comprensione non solo del numero di persone di passaggio o presenti, ma anche di come utilizzano gli spazi, dove si fermano e il tragitto che percorrono. Avere informazioni accurate, magari in tempo reale, vuol dire prendere decisioni altamente informate su come utilizzare e gestire spazi e strutture, come ottimizzare la viabilità, ma anche come migliorare l’esperienza delle persone in un negozio o in un ufficio.

Sensori intelligenti per ottimizzare case, uffici, attività e strade

A queste domande risponde G-Move, una startup toscana che fornisce degli indicatori chiave di prestazione (Key Performance Indicators, KPI) sui flussi di persone. Questo viene fatto grazie ai dati raccolti dai sensori elaborati da G-Move, che vengono elaborati e inviati, attraverso una dashboard online e report ad hoc, agli utenti. In altre parole si ha la possibilità di analizzare, anche in tempo reale, il numero di persone e i loro spostamenti in una determinata area o luogo, ma anche il tempo di permanenza all’interno di spazi e aree definite.

Nel caso di attività commerciali, questa soluzione permette di sapere quando i clienti tornano nel negozio, quali percorsi compiono, dove si fermano maggiormente. Se parliamo di posti di lavoro, è possibile determinare i punti di ingresso o uscita ad alto traffico, le aree più utilizzate che potrebbero richiedere una pulizia extra e identificare se è possibile il distanziamento sociale. Ma andando oltre il Covid, le aziende possono ottimizzare i propri spazi, pianificando meglio le risorse e generando risparmi su energia e non solo. Infine, in ambito logistico, è possibile avere una fotografia in tempo reale del traffico, di eventuali ingorghi o rallentamenti, che può servire da guida per modulare la viabilità attraverso semafori intelligenti, modificando i sensi di marcia o facendo intervenire tempestivamente le forze dell’ordine.

La sharing economy che ottimizza il trasporto delle merci

Uno degli obiettivi delle città del futuro è quello di abbattere i livelli di traffico e inquinamento riducendo la presenza dei mezzi di locomozione. Se da una parte si punta sulla mobilità elettrica e si spinge sull’utilizzo dei mezzi pubblici, dall’altra è necessario trovare nuove soluzioni per il trasporto delle merci, liberando le strade da corrieri e vettori di vario genere.

A questa necessità prova a rispondere la startup trentina Siwego. Si tratta di una piattaforma che mette in contatto chi deve spedire un pacco con chi può trasportarlo, permettendo alle aziende di trasporto, ma anche ai privati, di effettuare consegne per conto di terzi, condividendo veicoli e itinerari. Secondo questo schema l’azienda promette di tagliare i costi della logistica e contribuire a ridurre il traffico.

L’idea si basa sui principi della sharing economy. Siwego è un’app che mette in contatto utenti sconosciuti per consentire la condivisione del proprio mezzo e del proprio itinerario per il trasporto di materiali o oggetti di ogni genere. Crea una rete fatta di privati cittadini e trasportatori professionisti da una parte, utenti e aziende dall’altra, capace di ottimizzare i trasporti.

Usare il “gemello digitale” per prevenire i problemi, ma non solo

Prevedere il futuro è sempre stato il sogno dell’umanità, oggi attraverso modelli digitali è possibile… o quasi. Secondo l’azienda di consulenza statunitense Gartner tra le cinque tendenze emergenti che guideranno l’innovazione tecnologica per il prossimo decennio un posto lo occupa il “digital twin”. Si tratta di una tecnologia che crea un gemello digitale di un oggetto reale, come un motore o parchi eolici, ma anche oggetti come edifici o persino intere città. In sostanza è un modello digitale che utilizza i dati del mondo reale per creare simulazioni in grado di prevedere le prestazioni di un prodotto o processo. È facile pensare che i gemelli digitali che incorporeranno big data, intelligenza artificiale, machine learning e Internet of Things diventeranno infatti fondamentali in moltissimi ambiti, anche nello sviluppo delle smart city.

Nell’ambito della property technology, la tecnologia immobiliare, si occupa di digital twin Strategic BIM, una startup, appunto proptech, per la gestione e l’efficientamento edilizio attraverso l’uso di gemelli digitali aggiornati attraverso dati raccolti in tempo reale dagli edifici. Secondo una valutazione della startup torinese, la progettazione di un edificio, così come la sua vita, fornisce una mole ingente di dati. Di questi solo il 5% vengono utilizzati in maniera attiva da chi li gestisce, banalmente per la manutenzione, ma anche per la quotidiana gestione. Oltre alle risorse fisiche, la tecnologia del gemello digitale può essere utilizzata per replicare i processi con l’obiettivo di raccogliere dati per prevedere l’utilizzo che le persone, inquilini o utenti, possono fare di un edificio. Praticamente grazie al digital twin è possibile mettere in relazione la struttura reale con quella virtuale con l’obiettivo di migliorare la sua fruizione, analizzare l’utilizzo degli spazi, risparmiare tempo ed energia, capire “cosa succederebbe se”.

Un connubio imprescindibile, quello tra startup e smart city in grado di rendere le città del futuro sostenibili senza doverne compromettere funzionalità e inclusività.

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