La sostenibilità tra ambiente, società, economia e digitale: intervista a Stefano Casalegno

“Nel tessuto imprenditoriale italiano c’è ancora, a volte, la necessità di sottolineare il triplice ambito della sostenibilità: ambientale, economica e sociale”, ha spiegato Stefano Casalegno che da novembre 2021 dirige l'area Innovazione e Sostenibilità presso Enav SpA

In questa nuova intervista per la rubrica Sustainability Talk, il pensiero sulla Sostenibilità Digitale di Stefano Casalegno: classe ’70, executive, tecnologo ed esperto in sostenibilità ambientale, è partito dall’ambito accademico e di ricerca, continuando a lavorare negli incubatori di startup universitarie per poi giungere nel campo dell’innovazione industriale. Nel 2008 ha fondato la startup Spatial Ecology (UK) in ambito Big Data e, tornato in Italia nel 2017, ha costruito il primo team Data Science per il Gruppo Ferrovie dello Stato, dove si è occupato di Innovazione e Digitale. Da novembre 2021 dirige l’area Innovazione e Sostenibilità presso ENAV SpA – la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia – guidando la trasformazione Digitale ed il percorso di sostenibilità del gruppo.

Per la sostenibilità serve un cambio di paradigma

Per le aziende, affrontare il tema della sostenibilità richiede, oggi più che mai, un cambio di paradigma. “Nel tessuto imprenditoriale italiano c’è ancora, a volte, la necessità di sottolineare il triplice ambito della sostenibilità: ambientale, economica e sociale”, ha spiegato Stefano Casalegno, “perché c’è ancora una reticenza, una diretta associazione del concetto di sostenibilità al tema ambientale, che però è oramai superata. Anzi, questa diretta associazione non è neanche mai esistita: se consideriamo la definizione di sostenibilità del 1987, infatti, era già evidente la necessità di conciliare lo sviluppo economico con la tutela dell’equilibrio sociale e ambientale. Questi tre pilastri, dunque, erano già chiari ed evidenti dal secolo scorso. Nonostante ciò, ritengo che tra le imprese italiane questo cambio di paradigma stia avvenendo ma al contempo, ognuno di noi ha delle responsabilità individuali che le istituzioni, le aziende e le comunità in cui viviamo il quotidiano possono e devono affrontare e trasmettere per elevare la cultura della sostenibilità”.

Questo rappresenta quindi un primo passo del percorso verso una concreta e diffusa attenzione alle tematiche della sostenibilità da parte delle imprese del nostro Paese. Un percorso che, secondo Stefano Casalegno, negli anni a venire potrà essere facilitato da un intervento normativo potenzialmente decisivo. “Credo che il rafforzamento delle direttive sulla reportistica aziendale per la sostenibilità (Direttiva Europea CSRD sulla Dichiarazione Non Finanziaria) e l’estensione prevista nei prossimi anni alle PMI, possa rappresentare una svolta decisiva, in grado di trainare l’insieme del tessuto imprenditoriale nazionale, ed in generale europeo, verso una coesa attenzione ai temi della sostenibilità”.

Il ruolo decisivo della tecnologia

Così come ci sono, in Italia, delle aziende più avanti rispetto ad altre sui temi della sostenibilità, la stessa situazione può essere rilevata sul tema del digitale declinato al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. “Mentre ci sono aziende ancora un po’ indietro in termini di maturità digitale, ce ne sono altre, in particolare i native digital e i grandi gruppi industriali, che sono già ad un buon livello”, ha sottolineato Stefano Casalegno. “Per fare un esempio, oggi è di grande attualità il tema delle emissioni indirette: ciò richiede di monitorare non soltanto le proprie attività ed il proprio impatto, ma anche quello degli stakeholder, dei fornitori ed in generale di tutti coloro che gravitano intorno alle attività aziendali e nel proprio ambito di economia circolare. Ecco, le aziende con minor maturità digitale hanno maggiori difficoltà e stanno comprendendo che sostenibilità e digitale in azienda sono vincolati. Il digitale è lo strumento che consente, in maniera efficace, di sviluppare delle metriche ed avere una capacità di analisi e reporting di ciò che sta avvenendo all’interno e al di fuori dell’impresa”.

La tecnologia consente alle aziende di rivedere ed aggiornare i propri processi in una logica di ottimizzazione e raggiungimento degli obiettivi di Environmental, Social & Corporate Governance. “Dal punto di vista, ad esempio, della gestione dei rischi ESG e della catena delle forniture, il digitale consente la realizzazione di una Sustainable Supply Chain attraverso la quale si possono mappare e valutare, a monte e a valle del percorso di procurement, le performance dei fornitori. Questo significa anche costruire con i propri fornitori un rapporto improntato alla collaborazione e alla completa trasparenza delle informazioni. Numerosi sono oggi i software abilitanti in questo senso, ad esempio ENAV dispone di un modulo Vendor Rating Index integrato nei sistemi IT di Enterprise Resource Planning (ERP) in grado di rendere conto delle performance dei fornitori. Altri moduli digitali sviluppati in ENAV, consentono di raccogliere, gestire e tracciare le informazioni quali-quantitative armonizzate agli standard del Global Reporting Initiative (GRI), che è il framework metodologico su cui si basa la Dichiarazione Non Finanziaria. Un ultimo elemento da sottolineare e su cui è necessario uno sforzo collettivo, è il sustainable coding: l’ottimizzazione dei codici sorgente e lo sviluppo di software centrati sull’efficientamento delle capacità computazionali in ottica di limitare i consumi energetici derivati. L’insieme di questi strumenti digitali, rappresentano un buon esempio per comprendere quanto le tecnologie siano elementi essenziali a supporto del raggiungimento di obiettivi di sostenibilità”.

Un necessario cambiamento trainato dalle istituzioni

Ma sono ancora molti gli ambiti, come evidenziato da Stefano Casalegno nel corso dell’intervista, nei quali la tecnologia è in grado di dispiegare il proprio potenziale nell’ottica della sostenibilità. “Può abilitare minori consumi, attraverso tutte le tecnologie di monitoraggio dei consumi energetici che, oggi in particolar modo, sono di assoluta rilevanza ed attualità. Ma non solo: nella realtà di ENAV, il digitale ha un legame diretto con la sostenibilità ambientale. Enav è un’infrastruttura strategica nazionale per il settore aereo e, con le tecnologie che sviluppiamo, abbiamo la capacità di far risparmiare carburante alle linee aeree. Con il nostro progetto Free Route, ad esempio, grazie al digitale riusciamo ad ottimizzare le rotte aeree quando il mezzo vola sopra i 9000 metri di altitudine: da quando è stato implementato nel 2016, questa tecnologia ha consentito un enorme saving di carburante, e soprattutto un risparmio di oltre 640 milioni di chili di CO2 nello spazio aereo italiano”. Similmente, l’ottimizzazione del traffico aereo in aeroporto, abilitata dai flussi dati in realtime grazie al progetto Airport Collaborative Decision Making, permette ad esempio nell’aeroporto di Fiumicino di diminuire in media di 2 minuti di tempo le fasi pre decollo e post atterraggio. Nei sei aeroporti italiani dove è implementata questa tecnologia, si quantificano riduzioni di 22,300 tonnellate di CO2 risparmiate per anno grazie al digitale”.

Ma se gli impatti ambientali sono senz’altro rilevanti, la trasformazione digitale ha anche la capacità di ampliare le potenzialità e migliorare la sicurezza dei servizi. “In questo senso, già da questa estate ENAV ha attivato il progetto di ‘Remote Tower’, attraverso il quale i controllori non gestiscono più il traffico aereo dalle torri di controllo tradizionali ma da sale operative posizionate anche a centinaia di km dall’aeroporto e dalle quali si possono gestire diversi scali.  La Remote Tower si fonda su di uno stack tecnologico d’avanguardia che include ad esempio realtà aumentata, Intelligenza Artificiale e sistemi hardware ridondati. Tutto questo si traduce in una rivoluzione della gestione dello spazio aereo anche in ottica di sostenibilità del settore: aeroporti più sicuri, efficienti e flessibili in grado di accogliere le esigenze dei viaggiatori. Al tempo stesso, grazie ad una attenta progettazione della human-machine interaction, la Remote Tower presta attenzione alla qualità del lavoro e a creare le migliori condizioni di lavoro per i controllori del traffico aereo”.

Le tecnologie digitali hanno il potenziale di rivoluzionare l’operato delle aziende nell’ottica di una maggiore attenzione verso le tematiche di sostenibilità. Un potenziale che però, secondo Stefano Casalegno, deve essere “coltivato” nell’ambito delle imprese, che devono sviluppare le competenze utili per sfruttarlo in maniera adeguata. “È fondamentale la formazione continua in un mondo digitale in continua evoluzione. La diversificazione delle competenze è ugualmente necessaria per risolvere i temi complessi che la crisi economica, sociale ed ambientale attuale ci pone. Le soluzioni sono da affrontarsi in maniera sistemica, non esiste una soluzione plug-and-play, dobbiamo promuovere innovazione e creatività digitale per assemblare soluzioni sostenibili. Le aziende devono crescere, essere sostenibili e migliorare prodotti e servizi erogati rendendoli sostenibili. ENAV è un esempio virtuoso in ambito di sostenibilità anche a livello internazionale, infatti, raggiungerà la Carbon Neutrality entro fine 2022. La crescita aziendale verso la sostenibilità supportata da innovazione e digitale non deve derivare soltanto da nuove figure professionali prese dall’esterno, occorre investire sulle risorse aziendali: serve up-skilling, ed anche re-skilling per le persone che vogliono crescere, reinventarsi ed avere anche delle svolte professionali nel corso della propria carriera. Questo significa investire nel capitale sociale aziendale, una delle dimensioni cardine della sostenibilità”. 

Anche se le aziende hanno un ruolo decisivo, queste devono essere accompagnate e sostenute dalle istituzioni, a partire dal principio. “Occorre partire dalla formazione, dalle scuole elementari fino alle università: è fondamentale che le istituzioni accompagnino gli individui nel loro percorso formativo, rivedendo e aggiornando i curricula e facendo sì che includano sempre di più le tematiche della sostenibilità e le materie STEM di cui abbiamo enormemente bisogno, senza niente togliere agli studi classici anch’essi necessari alle aziende per la diversificazione delle competenze di cui ho accennato. Poche azioni ad effetto: ad esempio, in altri paesi Europei alle elementari si studiano i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite e la programmazione python che pongono delle basi di mindset del futuro cittadino pronto a comprendere meglio la società e il contesto digitale con cui avrà necessità di interagire. 

 Per quanto riguarda più strettamente le aziende, invece, è decisivo il sostegno che potrà essere fornito alle piccole e medie imprese, che devono essere supportate dalla semplificazione digitale nelle interazioni con le istituzioni e nella costituzione di ecosistemi di innovazione abilitanti, di cluster e partenariati: è infatti fondamentale che le più piccole realtà si aggreghino e collaborino, perché da soli diventa complicato.

In conclusione, dobbiamo mettere al centro la sostenibilità, legarla all’innovazione digitale e poi accompagnare le persone nelle loro esigenze e nelle loro attività, mantenendo però sempre la sostenibilità come fine ultimo al quale puntare. E questo cambio di paradigma deve essere necessariamente trainato dalle istituzioni”.

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