Turismo sostenibile: sei punti per ripartire grazie al digitale

Si sente tanto (troppo?) parlare di turismo sostenibile: sempre nella chiave dei luoghi, dell’ambiente, dell’impatto sociale. Il turismo nasce per una esigenza innata dell’essere umano di esplorare e conoscere, luoghi, persone, culture ma anche per lavoro, svago e decine di altre motivazioni. Come in ogni processo chimico, fisico e sociale mettere in contatto elementi diversi porta alla contaminazione e alla modifica. L’esperimento turismo non fa eccezione.

Un turista, quando viaggia, cambia in qualche maniera il mondo che lo circonda, persone comprese. Giusto quindi preoccuparsi della sostenibilità del turismo per fare in modo che i luoghi che desideriamo visitare per la loro specialità e per provare a vivere una esperienza come cittadini temporanei non vengano modificati irrimediabilmente dal nostro poco rispetto, dalle nostre abitudini diverse o peggio ancora, per renderceli comodi e familiari, stravolgerne l’autenticità e quindi il motivo che origina spesso la motivazione stessa del viaggio.

Una riflessione sul turismo e su come le tecnologie potrebbero aiutarci a ridisegnarlo è quindi urgente e necessaria, prima che il giacimento di conoscenza, cultura e ambiente perda il suo significato nella inevitabile omologazione.

Il destino della destinazione

Per ispirare il turista, una destinazione deve combattere in un mare tempestoso di concorrenti agguerrite e immancabilmente dotate di budget superiori a quelli dei quali essa dispone. Quasi sempre ci si sente unici al mondo, con degli attrattori turistici che solo per sfortuna o mancanza di budget non li portano a dominare il mercato, e con la romantica e un po’ puerile idea che basti una campagna di promozione sui social per far arrivare a frotte turisti da ogni dove.

La verità è purtroppo un’altra: ogni turista va convinto con una identità riconoscibile, con fatica e offerte ritagliate, con servizi e poi, alla fine ma non necessariamente, con delle campagne adeguate. Sempre più il turista è un turista consapevole, che vuole sapere tutto del luogo dove andrà a passare parte della sua esperienza, pretende di vivere una esperienza esclusiva, sentirsi un cittadino temporaneo e vivere come un locale.

L’errore più frequente delle destinazioni è tentare di far diventare le attese del turista delle realtà abdicando alla propria identità. Processo che crea un prodotto costruito e finto al punto da rischiare di trasformare anche la più originale delle destinazioni in una una Disneyland dall’identità snaturata.

La sostenibilità nel turismo è prima di tutto il non omologarsi secondo le attese del turista, e quindi dandogli ciò che desidera, ma cercare invece turisti che apprezzano l’unicità e l’identità educandoli all’importanza del fare in modo che quel luogo continui a evolversi secondo la sua natura. Perché un altro errore molto comune è quello di creare dei presepi viventi che cristallizzano la destinazione, senza lasciarla libera di trovare la sua naturale e articolata evoluzione. Il turista moderno ama vivere storie, essere catapultato in un’esperienza di vacanza i cui capitoli lo dovranno sorprendere, lasciando ben chiara la trama.  Ecco che l’importanza della filiera intera, della sua organizzazione e della sua dinamicità e versatilità saranno determinanti per sorprendere e gratificare il turista.

Sostenibilità nel turismo di una destinazione è quindi anche evitare che alcuni attrattori diventino il fulcro intorno al quale tutto il resto diventi coreografia irrilevante amplificata dal meccanismo social. Chiaro che un monumento, una spiaggia, un ristorante o un evento rappresentano probabilmente le motivazioni principale del viaggio, ma spesso è il contorno che rende l’esperienza indimenticabile e reiterabile al di là della motivazione principale. Per creare questo ecosistema accogliente e sostenibile è necessaria una comunità convinta e partecipe, attore importante per esserne parte attiva e consapevole. Sostenibilità nel turismo di destinazione è infatti anche quanto il turismo diventa parte del processo di crescita collettiva di una comunità contaminandola senza però perderne i caratteri distintivi e pregiati.

Nessuno è uguale ai propri genitori, ma ne ereditiamo tratti importanti di carattere e di valori. Il turismo deve quindi necessariamente essere figlio della propria comunità.

Capire questo è la premessa per poter poi provare a capire quale tipo di turista vogliamo, scegliamo, intercettiamo: secondo una strategia che non può essere casuale per evitare successivi problemi di gestione di flussi inattesi se non dannosi. Non è possibile pensare a un turista intercettato per caso. Il turista va scelto per il tipo di turismo che abbiamo in mente per la nostra destinazione, scelta che diventa determinante per la sostenibilità della destinazione per come è stata progettata e immaginata.

Turista per caos

Il turista moderno è un turista che spesso sceglie condizionato da fattori esterni e non invece per una necessità autodeterminata e personale.

Questa trasformazione è dovuta in larga parte anche agli strumenti digitali ed ai social, che da strumento di conoscenza e ispirazione sono diventati strumento per amplificare l’evidenza delle scelte altrui: un circolo autoreferenziale che porta alcune mete ed esperienze a diventare “imperdibili” in un devastante effetto pecora instragrammabile.

È necessario riflettere, quindi, su quanto sia da ritenere ancora turismo ciò che invece è ormai collezionismo di esperienze finalizzate a certificare lalbum della propria esistenza.

Immersi in nozioni e conoscenza per interposte suggestioni, alluvionati da informazioni invadenti e spesso abilmente condizionanti, possiamo provare a immaginare quanto e come la tecnologia possa riportare il turismo alla sua vera essenza per rimanere esperienza e ricordo gratificante.

Oggi la tecnologia e i social media rischiano di essere come dei tour operator anacronistici, che ci intruppano in esperienze all’ingrosso, in offerte fotocopia nel villaggio vacanza chiamato mondo. La tecnologia deve essere invece il nostro strumento e non la parte determinate della scelta, deve ispirare e non condizionare.

La sostenibilità nel turismo non è solo quella legata ai fattori tangibili ed esterni ma anche a quelli umani e legati al benessere e alla crescita individuale. Proviamo quindi a focalizzare come il turista possa vivere l’esperienza in maniera consapevole e gratificante.

Ispirazione

Quando sentiamo o abbiamo la necessità di allontanarci dalle nostre abitudini abbiamo uno strumento potente per poterci ispirare: la conoscenza e l’esperienza collettiva.

Infatti, mentre nel passato ci si affidava al passaparola degli amici e ai loro consigli, alle guide cartacee e alle agenzie di viaggio, la rivoluzione digitale ci ha permesso di avere a disposizione le guide di qualunque luogo, i diari di viaggio di migliaia di persone, le recensioni e le valutazioni dei luoghi, la possibilità di poterli vedere prima di arrivarci tramite mappe, video e foto.

In questa overdose di informazioni e in un mondo dove il condizionamento dei modelli di marketing è la norma, ci ritroviamo a scegliere la nostra esperienza di viaggio in base al ranking di altri, sulla popolarità di una meta in funzione del posizionamento nei motori di ricerca, sull’onda della popolarità di un post o della rilevanza dell’influencer di turno, degli stereotipi o per emulare esperienze di altri che a monte ci priva di una parte dell’esperienza stessa.

Una scelta più consapevole è la possibilità di farlo sulla base delle nostre esperienze passate, di quelle attese o anche della casualità senza farsi condizionare troppo dagli strumenti ma anzi utilizzandoli per arrivare più rapidamente alla scelta.

Le intelligenze artificiali ci aiuteranno a cercare ciò che potrebbe piacerci pescando dal mare della conoscenza collettiva e collimando con i nostri gusti o le nostre esigenze estemporanee. Ma sempre di più dobbiamo comprenderne il funzionamento, per essere attori di questo processo e per decidere con autonomia e coscienza.

Scelta

Scegliere una vacanza è un atto che scaturisce dall’ispirazione e da elementi tangibili e non sempre romantici come il budget, l’accessibilità, le esigenze, la disponibilità di tempo e altri fattori che sono determinanti per la buona riuscita della stessa.

Nel compiere questo atto ci affidiamo solitamente a motori di ricerca che filtrano in base alle nostre esigenze le esperienze di cui abbiamo necessità. Tutto molto comodo, a parte il fatto che questi motori sono delle piattaforme nate per fare danaro e per realizzare il loro obiettivo, e nel farlo aggiustano la visibilità dell’offerta secondo gli investimenti pubblicitari degli inserzionisti.

Provare a uscire da questi schemi o usarli con una consapevolezza diversa può aiutarci a non fare le scelte che ci suggeriscono di fare. Provare anche a non prenotare tutto ciò che ci viene offerto ma lasciare una parte alla casualità ci mette in condizione di rompere gli schemi del precostituito.

Ancora meglio provare a privilegiare i contatti diretti che spesso creano legami (al di là della convenienza economica) che diventano un valore aggiunto nella esperienza stessa. Provare a superare la comodità di un motore di ricerca ma innescare una nuova necessità di mercato che crei strumenti per privilegiare i contatti diretti uscendo dalle logiche di portale o dei social.

Vacanza

Vivere una vacanza completamente organizzata è un’esigenza sempre meno sentita (a parte le purtroppo recenti esigenze di tipo sanitario) mentre è sempre più richiesto di vivere una esperienza indimenticabile ed esclusiva.

Una vacanza meno prevedibile sarà quindi quella nella quale i social, la rete e le informazioni contenute in essi siano incipit sui quali scrivere la propria esperienza. Vivere la vacanza senza averla programmata troppo nei dettagli, senza averla già parzialmente vissuta prima di farla, senza pianificare nel dettaglio ogni aspetto è il modo migliore per viverla nella pienezza.

Spesso dei viaggi passati si ricordano gli estremi positivi e negativi e spesso gli estremi negativi che al tempo sono stati assolutamente imprevedibili sono quelli che li hanno fatti diventare epici e indimenticabili. Una vacanza è anche pause, è lasciarsi trascinare dall’imprevisto, dalla contaminazione, è viverla senza diventarne il cronista social, senza dover certificare il proprio itinerario con post come un recensore qualunque.

Ognuno ha il diritto di vivere la propria vacanza come meglio crede, ovviamente, ma chiediamoci quanto sia una nostra consapevole scelta o invece il frutto di un condizionamento sociale collettivo e non percepito come tale.

Sanifesto

Turismo sostenibile non è la vuota parola da convegno o da campagna elettorale, ma una modalità di ripensare un modello di sviluppo del turismo come fattore economico e sociale ma anche del turista come consapevole attore del processo.

Pensare di immaginarlo senza codificare e progettare soluzioni compatibili con la tecnologia e con le componenti socio economiche è ingenuo e pericoloso.

Provare a banalizzarlo al solo aspetto digitale è altrettanto ingenuo e pericoloso: la tecnologia non è solo cattiva o condizionante, è uno strumento che deve essere messo nelle condizioni di servire a degli scopi chiari e soprattutto deve poter essere utilizzata consapevolmente dagli attori del processo comprendendone perfettamente pregi, difetti e pericoli.

Il processo di sensibilizzazione sull’importanza del turismo come ispirazione è fondamentale per tracciare la strada della sostenibilità economica e sociale per far emergere il nuovo ruolo di turista consapevole, ormai maturo per diventare la normalità.

Rimane la necessità di codificare modelli e sistemi per supportare gli attori della filiera nello strutturare il loro prodotto così come sarà necessaria un’opera di sensibilizzazione del turista nel comprendere il valore del nuovo turismo così immaginato, sostenibile e digitale. Anzi: sostenibile grazie al digitale.

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