Il CIO come fulcro del cambiamento per la Sostenibilità Digitale: intervista a Michele Tessera

Il primo appuntamento con CIO 4 Sustainability, lo spazio nel quale, attraverso le parole dei Chief Information Officer di grandi aziende e organizzazioni, indagare le connessioni tra questa figura manageriale e la sostenibilità digitale. Si parte con Michele Tessera, CIO di Gruppo CAP

Michele Tessera, CIO di Gruppo CAP

La trasformazione digitale e la sostenibilità rappresentano due facce della stessa medaglia. Due elementi così interdipendenti che, come spiega Stefano Epifani, non si può parlare dell’uno senza considerare la trasformazione indotta dall’altro, e viceversa. E se questo è un tema fondamentale per la società nel suo complesso, lo è altrettanto per le organizzazioni. Per questo motivo, poco meno di due anni fa, su Tech Economy 2030 abbiamo attivato il progetto Sustainability Talk: uno spazio nel quale riflettere sui temi della Sostenibilità Digitale attraverso le parole dei C-Level di grandi organizzazioni italiane. Se questo ci ha consentito di delineare un quadro generale sullo stato dell’arte del tema nel contesto italiano, tramite i contributi di diverse figure manageriali, oggi avviamo un nuovo spazio, nel quale dare voce, più nello specifico, a coloro che in tema di sviluppo tecnologico hanno un ruolo assolutamente centrale nell’ambito delle organizzazioni, e che dunque possono essere determinanti nella diffusione dei princìpi della Sostenibilità Digitale all’interno delle stesse. Insomma, nella nuova rubrica CIO 4 Sustainability intervisteremo i Chief Information Officer (CIO) di grandi imprese per comprendere, dal loro punto di vista, le connessioni tra questa figura professionale e le tematiche della Sostenibilità Digitale. Il nostro primo ospite è Michele Tessera: professionista nel mondo dell’Information Technologies e della trasformazione digitale che, come ci ha spiegato, è riuscito a fare di una sua passione – la tecnologia – il proprio lavoro. Da oltre 20 anni nel settore, il suo obiettivo è quello di aiutare le aziende ad innovare attraverso la tecnologia, e oggi lo fa nella sua veste di CIO di Gruppo CAP, Soggetto industriale che gestisce il ciclo idrico integrato della Città metropolitana di Milano.

Il ruolo del CIO per la sostenibilità (digitale)

Tra i suoi effetti dirompenti, la pandemia ha senz’altro contribuito a far sì che, in ambito aziendale, aumentasse la consapevolezza rispetto al ruolo strategico del digitale. E questo, secondo Michele Tessera, ha avuto una diretta conseguenza sul ruolo di chi, in azienda, è chiamato a governare questo strumento. “Nei due anni di pandemia, e soprattutto nei primi mesi, si è compreso che il CIO, se ben governa i suoi flussi, i suoi processi, riesce a far funzionare l’azienda in modi differenti, rappresentando un importante agente per il cambiamento. Nonostante ciò, ritengo non sia ancora sviluppata, in Italia, la consapevolezza del fatto che l’operato del CIO è strettamente interconnesso al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità”.

In altri termini, ciò significa che sebbene oggi la tecnologia sia vista sempre più come un potente abilitatore in grado di migliorare le attività aziendali, non si guarda ancora sufficientemente al fatto che i percorsi che i CIO stanno implementando sono finalizzati, parallelamente, ad intercettare molteplici aspetti della sostenibilità. E questo, secondo Tessera, rischia di rappresentare un ostacolo nel percorso verso la sostenibilità digitale. “C’è ancora tanto da fare in percorso importante, e questo può essere indirizzato facendo lavorare il CIO a stretto contatto con chi gestisce la CSR e i bilanci di sostenibilità, cosicché aiutino loro a posizionare questa figura, ed in generale la funzione IT, in evidenza nel percorso della sostenibilità. Insomma, il ruolo del CIO deve essere centrale, e sponsorizzato nell’impresa, come vero fulcro del cambiamento. E in questo percorso, rispetto alle altre funzioni aziendali, non deve essere il traghettatore, ma senz’altro uno dei principali soggetti abilitanti”.

Visto l’attuale ruolo della tecnologia, dunque, è fondamentale che la figura del CIO venga riconosciuta come centrale nella governance aziendale. Per questo, spiega ancora Michele Tessera, è importante che “il CIO sia il più possibile a diretto riporto dei vertici aziendali. Questo, infatti, da una parte gli consentirebbe di evitare una posizione marginale nella governance dell’azienda, e dall’altra darebbe un segnale forte del fatto che il vertice sta puntando fortemente verso la transizione digitale e, quindi, verso una maggiore sostenibilità.

Tuttavia, affinché questo cambiamento possa concretizzarsi, anche il CIO stesso deve rinnovare la propria visione: non è più possibile, infatti, che lavori con una prospettiva di breve termine, finalizzata a far funzionare l’impresa qui ed ora, ma deve saper maturare una visione d’insieme e definire un piano a medio-lungo termine, che è l’unica strada per perseguire realmente la sostenibilità digitale. Questo percorso non è certo esente da sfide: la principale è quella di tenere sotto controllo i costi nel percorso di transizione tecnologica, per avere una visione del futuro dell’azienda chiara e trasparente. Quello che deve avvenire è dunque un cambiamento complesso, ma oggi quantomai necessario”.

L’importanza delle aggregazioni

Quindi, per le imprese, la sostenibilità digitale richiede necessariamente di assumere un’ampia visione, che guardi al lungo periodo: una visione che, secondo Michele Tessera, non è ancora molto diffusa nel contesto italiano. “Siamo ancora lontani da questa concezione perché, almeno per quanto riguarda il mondo delle utility, vedo ancora troppa attenzione soltanto agli effetti di breve periodo. Questo, a mio parere, dipende anche dal fatto che ci sono ancora molte società piccole, strutturalmente meno pronte rispetto a quelle di più grandi dimensioni: è per questo motivo che, per queste realtà, credo molto nel ruolo delle aggregazioni.

Un esempio relativo alla mia esperienza è, in questa prospettiva, particolarmente indicativo. Infatti, da tre anni a questa parte, con la sottoscrizione di un contratto di rete, il mio ruolo di CIO di Gruppo CAP è stato esteso ad altre tre aziende idriche lombarde, BrianzAcque, Alfa Varese e Lario Reti Holding. Queste aziende, non avendo ai tempi una struttura IT completamente dedicata e spesso esternalizzata,  non sono andate a costruire ex novo, ma si sono affidate ad una realtà già consolidata, generandone una più grande e trasversale: questo gli ha consentito di raggiungere in qualche mese degli obiettivi che altrimenti avrebbero richiesto anni per essere raggiunti, il tutto anche con minori costi. Questa è, dal mio punto di vista, una visione virtuosa, che se replicata può dare dei forti benefici in termini di sostenibilità digitale”.

Dalla blockchain all’IA: l’impatto sostenibile della tecnologia

Tali cambiamenti, dunque, possono aiutare le imprese a maturare una visione nella quale la trasformazione digitale e lo sviluppo tecnologico siano lo strumento imprescindibile per raggiungere obiettivi di sostenibilità diffusa. “Basti pensare al ruolo dello sviluppo software aziendale e ai suoi impatti sulla sostenibilità ambientale”, spiega Michele Tessera, “fino a dieci anni fa per lavorare sui software dovevi necessariamente andare in ufficio: in questo senso, quanta CO2 permette di risparmiare lo sviluppo di software in cloud? E quanta se ne risparmierebbe, inoltre, con lo sviluppo di un codice più snello, con lo sviluppo di web app che siano fruibili da qualsiasi tipologia di terminale? Tantissima. In questo caso, però, c’è un tema di sostenibilità economica da considerare, per il quale ritorna ancora una volta utile quella visione d’insieme e pluriennale della quale parlavamo in precedenza. Infatti, migrare a sviluppi software in cloud ha dei costi da non sottovalutare, a fronte di capitalizzazioni fatte negli anni che funzionano ancora e che quindi avrebbero dei costi di esercizio molto bassi. È importante, quindi, trovare il break even point, a partire dal quale è possibile attuare una strategia differente: cambiare subito e a prescindere, potrebbe generare un impatto economico non sostenibile”.

Dunque, sebbene il potenziale della trasformazione digitale e della tecnologia debba essere ben “studiato” per essere ben implementato, questa può avere un impatto estremamente positivo sulla sostenibilità, ambientale e non solo. “Non ho alcun dubbio che la tecnologia sia un abilitatore positivo per la sostenibilità e, nonostante tutte quelle a disposizione abbiano un grande potenziale, personalmente credo fortemente nella blockchain: quest’ultima è infatti qualcosa di democratico, di estremamente forte, che può essere applicata in moltissimi campi e che, una volta regolarizzata e normata come già fatto da alcuni paesi virtuosi, ci permetterà di fare enormi passi in avanti, soprattutto sulla sostenibilità ambientale. Ma non solo, la blockchain può avere un forte impatto anche a livello sociale, pensiamo ad esempio alle criptovalute o alla possibilità di fare movimenti senza dover andare in banca, oppure ancora al voto, alla tracciabilità certa e inequivocabile. Potremmo citare esempi infiniti…

È un mondo che cambia. E proprio per questo, però, bisogna essere bravi a comunicarlo e a spiegarlo alle persone, che hanno spesso paura e poca fiducia nella tecnologia. Questo lo si può vedere nel caso dell’RPA e dell’intelligenza artificiale, che è la tecnologia che più spaventa oggi. Ad esempio, in un’azienda, come si gestisce l’impatto sociale dell’avere un’IA che risponde in chat ai clienti, al posto di una persona? Bisogna essere bravi a comunicare che quelle persone servono a gestire altre attività, e che la possibilità di incrementare la produttività grazie alla tecnologia può, al contempo, consentire di dedicare le persone ad attività realmente a valore aggiunto”.

Essere proattivi

L’innovazione digitale può avere quindi un enorme potenziale d’impatto in ambito aziendale, e può contribuire fortemente a ridefinire i processi anche nell’ottica della sostenibilità, in tutte le sue declinazioni. Ed è nell’agire questo cambiamento che il CIO deve avere un ruolo centrale. “Non bisogna essere passivi, ma piuttosto proattivi: se si è passivi, infatti, si subisce il cambiamento, mentre è fondamentale, qualora si abbiano idee rispetto al digitale che possono avere un impatto sulla sostenibilità, che vengano messe sui tavoli dirigenziali e discusse”, conclude Michele Tessera, “ritengo quindi che proattività e capacità di trasmettere l’importanza di una transizione tecnologica sostenibile siano due punti fondamentali su cui un CIO deve muoversi, per permettere all’aziende di sviluppare una cultura della sostenibilità digitale”.

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