Schneider Electric e SMACT: “Vi presentiamo il futuro digitale e sostenibile”

Intervista sul percorso di innovazione digitale della filiera agrifood a Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne di Schneider Electric e a Fabrizio Dughiero, Prorettore con delega all’innovazione e al trasferimento tecnologico dell’Università di Padova e Presidente uscente del Consiglio di Gestione di SMACT Competence Center

Immagine distribuita da ISPI con licenza CCO

Recentemente alla Fiera di Padova ha avuto luogo un grande evento realizzato da SMACT in collaborazione con Schneider Electric: l’inaugurazione della Live Demo “From Farm to Fork”, in cui è stato creato uno spazio per sperimentare dal vivo un percorso di innovazione digitale della filiera agrifood. Abbiamo interpellato su questi temi due dei protagonisti di questa evoluzione: Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne di Schneider Electric, e il professor Fabrizio Dughiero, Prorettore con delega all’innovazione e al trasferimento tecnologico dell’Università di Padova e Presidente uscente del Consiglio di Gestione di SMACT Competence Center.

SMACT, di cui Schneider Electric è partner fondatore è uno degli otto Centri di Competenza industria 4.0 nati in Italia, Tra i suoi compiti, c’è quello di mettere a disposizione le sue competenze per favorire la trasformazione digitale delle imprese. Nella Live Demo sono dimostrati processi produttivi smart per il settore agrifood e “control room” per la gestione dei processi. La prima domanda sorta spontanea è come possano essere sfruttate nella filiera queste nuove opportunità.

“Tutto ciò che è trasformazione digitale applicata ai processi produttivi porta una serie di vantaggi che sono trasferibili anche sulla filiera dell’agrifood”, risponde Laura Bruni: “Il primo è la tracciabilità della produzione. Tutto ciò che è tracciato e misurato è valorizzabile, creando valore aggiunto ad esempio con la certificazione delle materie prime e dell’intero processo in termini di qualità e di provenienza. Il secondo vantaggio riguarda la sostenibilità di filiera”. Il consumatore finale è sempre più sensibile ai prodotti green. La possibilità di trasformare digitalmente la catena del valore, coinvolgendo anche i fornitori di macchine e sistemi, permette di estendere l’approccio sostenibile.  “Se una macchina ha caratteristiche tali da ridurre le emissioni che genera, questo diventa un valore anche per il prodotto finale – sottolinea Bruni – Il prodotto finito sarà più sostenibile e potenzialmente certificabile in tal senso perché sono state scelte con cura le materie prime, ma anche perché nel processo a monte l’uso delle energie è stato razionale e rispettoso dell’ambiente”.

L’automatizzazione e la connessione con piattaforme e tecnologie digitali, che è campo d’azione privilegiato anche di Schneider, promuove, inoltre, un’evoluzione dei modelli di business capaci di dare competitività all’intera filiera. “Faccio un esempio – continua Laura Bruni – Oggi con una piattaforma digitale è possibile creare una connessione tra l’end user e il costruttore di macchine attraverso la quale I’OEM può erogare nuovi servizi al suo cliente finale, potendo, per esempio, controllare tutte le macchine in campo, anche operanti in siti diversi. Possono essere servizi di manutenzione predittiva basati su dati di campo, o informazioni sulla riduzione delle emissioni di CO2, o ancora un benchmark sulle performance realizzate. Tutto questo innesca un processo di “servitisation”, tra i due soggetti si crea un legame di partnership che vede il fornitore di macchine operatrici come qualcuno che fa evolvere la relazione anche in termini di servizi a valore. Questo in prospettiva vuol dire sempre valore riconosciuto, fidelizzazioni degli attori e competitività all’intera catena”.

Laura Bruni racconta inoltre la relazione di co-progettazione e di collaborazione strategica basata sulla condivisione di una stessa value proposition nel quadro del progetto della Live Demo “From Farm to Fork”. La company ha infatti sviluppato molte attività insieme a SMACT, nato come Competence Center sulla base di una visione che è sinergica con la filosofia EcoStruxure di Schneider Electric che punta alla trasformazione digitale e sostenibile per tutti i mercati, dall’ambito produttivo a quello del terziario, passando per gli edifici, fino alla grande distribuzione.

“Ci siamo trovati in una sintonia di visione e siamo onorati di aver contribuito alla costruzione di diverse applicazioni dimostrative. Ad esempio dietro la Demo a Padova non c’è solo una tecnologia applicata, ma anche un’idea di futuro per il mercato e per il Paese. Su questo ci siamo sentiti protagonisti lavorando insieme sulla strategia e non solo sulle tecnologie. Abbiamo contribuito a tutti e tre assi differenzianti del Competence Center: orientamento, trasferimento tecnologico e formazione. Sull’orientamento abbiamo giocato insieme più partite, anche istituzionali, su temi che ci sono cari, affinché arrivasse insieme con forza la convinzione che essere digitali e sostenibili si può e conviene. Sul trasferimento tecnologico, oltre ad aver contribuito anche alle altre Demo SMACT in essere, abbiamo testato, attraverso un progetto che è stato finanziato dal MISE, un processo applicativo di tecnologie blockchain in ottica di servizi. Anche sul piano della formazione abbiamo contribuito ad interrompere un meccanismo antistorico, cioè la contrapposizione tra università e ITS, in quanto sono entrambe agenzie formative strategiche e complementari, e abbiamo proposto a profili di tipo informatico percorsi formativi sulle tecnologie operative. L’obiettivo è anche creare i presupposti per lauree brevi professionalizzanti, con un ulteriore anno di formazione dopo il super diploma ITS”.

Anche Fabrizio Dughiero nel suo intervento ha parlato de “Il verde e il blu: i colori del cibo del futuro”. Secondo il professore, il verde è il colore della sostenibilità, il blu quello della tecnologia. “Queste sono le due parole d’ordine che dovremmo mettere al centro”, puntualizza Dughiero: “Il concetto di fondo è che il cibo del futuro avrà bisogno di sostenibilità, e dovrà essere sempre più sostenibile. Pensiamo solo ai consumi di acqua necessaria per la preparazione del cibo, o a quelli di energia, a tutta quella che viene impiegata e talvolta sprecata, oppure alla deforestazione necessaria alla produzione del cibo di cui avremo bisogno da qui al 2050. Ma la sostenibilità va per forza a braccetto con la tecnologia. Un’irrigazione ragionata, basata su una sensoristica evoluta e su algoritmi di intelligenza artificiale, ci fa rendere più sostenibile anche la produzione primaria. Penso anche ai processi di trasformazione che utilizzano moltissima energia, come quelli della passata di pomodoro, della cottura delle verdure, della preparazione di cibi pronti. Anche qui una tecnologia importante, che gestisca i flussi energetici in modo efficiente, ci può dare la possibilità di risparmiare. E non solo. Una parte importante è legata alla qualità del cibo. La tracciabilità, la chiara provenienza delle materie prime, la possibilità di tracciare la shelf life, cioè la vita dei prodotti a scaffale e durante il trasporto, che solitamente è un indicatore proporzionale allo spreco del cibo. Tutti questi aspetti ci fanno davvero capire come il verde e il blu, la sostenibilità e la tecnologia, siano il futuro del cibo”.

E questo sarà possibile soprattutto lavorando insieme, come la fruttuosa collaborazione tra Schneider Electric e SMACT dimostra unendo Future Food e Industria 4.0. E permettendo, secondo Laura Bruni, di ottenere vantaggi e risultati in modo più efficace. “La Farm to Fork è di fatto il primo e il più grande dimostratore 4.0 per la filiera, dove si parte dalla riflessione e dall’applicazione operativa di un’agricoltura sostenibile fino ad arrivare al piatto del consumatore. La distribuzione del prodotto finito passa attraverso un processo digitale sostenibile di produzione, che vede gli stessi costruttori di macchine implicati, connessi e gestiti”. Quindi, sostiene Bruni, SMACT è un luogo potente dove si possono fare tre cose importanti. “Uno spazio strategico aperto a un confronto trasparente per ragionare di politiche industriali e fare risalire dall’ecosistema SMACT proposte di progetti da finanziare e di sistemi per far arrivare incentivi che aiutino davvero l’innovazione perché basati su una reale capacità di creare valore. Il secondo elemento è poter utilizzare questo luogo a supporto di iniziative di filiera pratiche, concrete e replicabili. Il terzo punto riguarda l’attività formativa, da espandere in tutte le direzioni congiunte, mantenendo come riferimento importante l’ITS e lo sviluppo di progetti sul mondo universitario che sfruttino l’ecosistema virtuoso di centri di ricerca, atenei e imprese aggregato da SMACT.

Secondo Dughiero, una delle criticità sarà però quella di convincere le aziende che senza trasformazione digitale non c’è innovazione, che senza innovazione non c’è crescita, senza crescita non c’è mercato, e che senza mercato si muore. “È un percorso molto logico. La trasformazione digitale è il primo anello di questo percorso. Vuol dire modifica dei prodotti, dei processi, dei modelli di business e della controllabilità nella gestione dell’azienda. Sono tutti ambiti che fanno capire quanto la trasformazione digitale sia pervasiva. Un processo pervasivo che ci consente di fare innovazione, cioè di pensare nuovi modelli di business e di aggiungere nuove proposte di valore ai prodotti esistenti. Molti iniziano a ragionare sul fatto che i prodotti dovranno diventare quasi delle commodities e saranno i dati la vera fonte del profitto. Nei processi penso anche alla manutenzione predittiva, a quella programmata, ai processi di efficienza energetica. Sono alcuni esempi, ma il primo pilastro è la consapevolezza che queste cose sono importanti. Il secondo è la formazione, e qui SMACT c’è dentro a tutti gli effetti, con una formazione classica in aula e una pratica, fatta nelle nostre Live Demo. Il terzo step è aiutare le imprese a fare progetti di innovazione importanti, perché una volta che sei formato e hai capito che certe cose ti servono non puoi applicarle nei processi e nei prodotti dall’oggi al domani. Devi prepararti e in questo senso i finanziamenti per progetti di innovazione sono fondamentali. Poi c’è tutto quello che deve fare lo Stato. Parlo dell’infrastruttura, senza la quale non si va da nessuna parte. E allora 5G, fibra, cloud e così via”.

A questo proposito arriva anche l’occasione unica del PNRR per il nostro Paese. “Il PNRR ha mille rivoli e di questi una parte importante, circa 40 miliardi, dovrebbero essere dedicati proprio alla trasformazione digitale, come previsto nella missione 1 del piano – commenta Dughiero – Il piano dovrebbe lavorare sulle infrastrutture che servono a fare trasformazione digitale. La seconda parte è legata alla formazione con credito d’imposta legata alla digitalizzazione. E poi i progetti per tutta una serie d’iniziative legate allo stesso tema. Ma credo non sia questa la spinta decisiva che deve far passare il concetto di trasformazione digitale delle imprese. Penso che già quello che si è fatto, potrebbe bastare se venisse sfruttato in maniera adeguata. Mi riferisco in particolare agli otto Competence Center che già esistono. Si potrebbe sfruttare meglio queste strutture per supportare le imprese. Il PNRR ha ritagliato una quota di fondi per i Competence Center ed è essenziale che rimangano. Se pensiamo che i soldi vengano spesi da strutture che attualmente ancora non esistono, spenderli entro il 2026 sarà molto difficile. Se invece quei finanziamenti vengono dati a chi queste cose le ha già fatte ed è in grado di farle sarà molto più semplice”.

Anche secondo Laura Bruni il PNRR è una sfida di tutto il Paese, di cui SMACT è un attore 4.0 che cercherà di sfruttare tutte le leve possibili, sia rispetto a progetti che possono essere direttamente gestiti con chiamate private, sia rispetto all’opportunità di aderire ad una proposta di trasformazione digitale di filiera. “Il PNRR di per sé ha come obbiettivi principali la sostenibilità e la digitalizzazione, o meglio la trasformazione digitale come leva per la sostenibilità – spiega Bruni – Ci auguriamo che si mantenga questa dichiarazione strutturata, formale, politica, di un piano di scopo e non di spesa. Il PNRR prevede 527 milestone, un insieme di traguardi e obiettivi, il raggiungimento dei quali vincola l’erogazione dei fondi europei. L’invito che spero venga colto da tutti i soggetti attuatori è che la qualità sia l’elemento trainante di qualsiasi operazione. Mai più bandi al massimo ribasso, ma punteggi tecnici e continuous improvement come elemento qualificante. Se questo verrà fatto, con tutte le complessità gestionali e organizzative, è probabile che sia davvero una leva competitiva per il nostro Paese”.

Ma qual è la visione che Schneider Electric e SMACT hanno dell’avvenire? Secondo Fabrizio Dughiero l’energia è un tema che pervaderà la fabbrica del futuro. “C’è bisogno che i processi siano sostenibili prima di tutto da un punto di vista energetico. SMACT ha dedicato, anche con le sue Live Demo, una parte importante proprio al monitoraggio, al controllo e all’efficienza energetica. Che non vuol dire solo fare la stessa cosa con meno energia. Ma vuol dire ripensare a processi e prodotti, in una logica di progettazione e grazie ancora una volta alle tecnologie. Tecnologie che SMACT può insegnare, può finanziare attraverso progetti di ricerca, innovazione e sviluppo sperimentale, può far toccare con mano all’interno delle Live Demo, con i provider tecnologici che poi le possono scaricare a terra”.

Per Laura Bruni sarà sicuramente un futuro sostenibile che Schneider e SMACT si impegneranno insieme a realizzare. “La Terra è l‘unico bene comune che abbiamo. La sostenibilità, oltre che una scelta etica, è una scelta di rispetto per le nuove generazioni e di vantaggio competitivo. Perché chi sa fare scelte sostenibili e le certifica, vince sul mercato. Sicuramente sarà anche un futuro digitale. Perché senza la trasformazione digitale non c’è sostenibilità continuativa, non c’è efficienza energetica misurata e incrementata, non c’è connettività e innovazione di tutta la filiera. E sarà un futuro inclusivo, perché fare sistema si può, tra pubblico e privato, imprese e università Le sfide sono molte e molte sono le opportunità. Contiamo di lavorare sempre con questa passione e questa sintonia”.

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