Serve una cultura aziendale della Sostenibilità Digitale: intervista a Marzio Bonelli

Marzio Bonelli, Direttore Innovation Information Technology di MM, è l'ospite di questo nuovo appuntamento nella rubrica CIO 4 Sustainability, attraverso la quale ci illustra come la figura del CIO sta evolvendo di pari passo alla sempre più marcata comprensione della rilevanza della leva digitale nell’ambito delle organizzazioni

Marzio Bonelli, Direttore Innovation Information Technology di MM

Dal potenziale della trasformazione digitale e delle tecnologie abilitanti nell’ottica della sostenibilità all’importanza di sviluppare e diffondere una cultura della Sostenibilità Digitale all’interno delle organizzazioni, sono diverse le tematiche affrontate in questa nuova intervista per la rubrica CIO 4 Sustainability, attraverso le parole di Marzio Bonelli: manager con un lungo percorso professionale alle spalle vissuto all’interno dell’Information Technology, profondamente convinto che il potenziale delle nuove tecnologie debba essere indirizzato verso il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, sia essa ambientale, sociale ed economica. Dal 2019 ricopre il ruolo di Direttore Innovation Information Technology di MM, la società creata dal Comune di Milano che partecipa alla realizzazione e alla gestione delle principali infrastrutture e servizi della città.

Il duplice ruolo del CIO per la Sostenibilità Digitale

Secondo Marzio Bonelli – in linea con quanto sostenuto anche da Massimo Rosso nella precedente intervista di questa rubrica – il riconoscimento dell’importanza della figura del CIO sta evolvendo di pari passo alla sempre più marcata comprensione della rilevanza della leva digitale nell’ambito delle organizzazioni. Nonostante ciò, sembra si sia ancora lontani, nel nostro Paese, dal capire come il ruolo di questa figura manageriale possa risultare potenzialmente strategico nella direzione della sostenibilità. “In generale, salvo alcuni esempi virtuosi, non penso che sia particolarmente diffusa, nelle aziende, la consapevolezza dell’importanza del ruolo del CIO per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Il periodo pandemico ha fatto emergere in modo chiaro che la tecnologia rappresenta una leva per aumentare il livello di resilienza delle aziende, e per questo motivo, in diversi contesti organizzativi, il CIO è stato promosso tra i C-Level aziendali: tuttavia, il processo di trasformazione sta incontrando ancora molte resistenze. In estrema sintesi, le imprese intuiscono oggi che il ruolo del CIO, in generale, sta assumendo un’importanza sempre più rilevante, ma ancora faticano a tradurre questo in consapevolezza”. La strada però è stata intrapresa e il CIO deve percorrerla consapevole del nuovo ruolo che deve interpretare. “È giunto il momento in cui il CIO cambi abbigliamento: oltre alla maglia della tecnologia, che non può mai dismettere, deve indossare altre maglie, a partire da quella del HR per proseguire con quelle del business. Deve prendere l’iniziativa e deve avere il coraggio di uscire dalla propria comfort zone per promuovere un processo di cambiamento sostenibile basato sulle tecnologie digitali. Non deve sostituire i C-Level, deve essere in grado di costruire con loro un rapporto empatico entrando nei loro panni, cercando di comprendere il loro punto di vista. Deve sempre di più parlare il linguaggio aziendale e far comprendere all’azienda come il digitale sia uno strumento ineludibile per uno sviluppo sostenibile. E lo deve fare con il dialogo continuo, con un linguaggio accessibile ai molti, cercando di far capire che sostenibilità per le aziende è soprattutto convenienza e non una sola questione di compliance e costi. Il confronto/scontro nel rispetto dei ruoli è sempre positivo: genera nuove idee e aumenta il livello di autorevolezza”.

Il fatto che però, attualmente, le correlazioni esistenti tra la Sostenibilità Digitale e coloro che hanno potere decisionale rispetto all’elemento tecnologico, all’interno delle imprese, non sembra siano ancora adeguatamente riconosciute, rappresenta un tema al quale guardare con attenzione, in considerazione del fatto che, come affermato ancora da Marzio Bonelli, “rispetto alle altre funzioni aziendali il ruolo del CIO per la sostenibilità digitale è duplice: da un lato quello di favorire progetti tecnologici in funzione dello sviluppo sostenibile, e dall’altro quello di promuovere la cultura della sostenibilità digitale”.

La sostenibilità digitale: un tema aziendale

Ma se quella della diffusione di una cultura della Sostenibilità Digitale nell’organizzazione è una responsabilità anche e soprattutto nelle mani del CIO, rappresenta allo stesso tempo una delle principali sfide che quest’ultimo è chiamato ad affrontare. “Parlando di sfide, ne vedo in particolar modo due”, ha spiegato Marzio Bonelli: “la prima è nella sua stessa struttura, all’interno della quale la cultura della sostenibilità va promossa e mantenuta nel tempo. La sostenibilità deve essere uno dei punti di riferimento nella scelta delle tecnologie, nella supply chain, nelle logiche di costruzione del piano strategico. Ma deve esserlo anche nel dialogo con le funzioni aziendali, nei processi di demand management e nella realizzazione di soluzioni IT sostenibili.

La seconda, poi, è quella di far capire che la sostenibilità non rappresenta un tema di una sola Direzione, ma un tema aziendale. Deve essere un modo di pensare e realizzare lo sviluppo delle aziende e un elemento ineludibile nella costruzione del valore. Il CIO lo può, e lo deve fare, in forza del suo ruolo trasversale, e della sua conoscenza dei processi aziendali e del business”.

In questa prospettiva, l’obiettivo di sviluppare una cultura diffusa, che permei all’interno dell’organizzazione nel suo insieme, assume ancora più importanza se inquadrato nell’ottica della Sostenibilità Digitale: in un contesto in cui la tecnologia è sempre più disponibile, e la cui importanza è sempre più riconosciuta, tutti devono comprendere quale possa essere il potenziale di questi strumenti per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. “Oggi è impossibile pensare di sviluppare un business senza la tecnologia, ed è allo stesso modo impensabile conseguire obiettivi di sostenibilità senza la digitalizzazione. Il tema è che ancora non vi è una piena consapevolezza di quanto e come il digitale possa essere uno strumento di sviluppo sostenibile. E questo è un tema che non riguarda soltanto i CIO, ma deve diventare una consapevolezza diffusa. Per questo occorre parlare di questo argomento a livello collegiale, e credo che una buona strada da percorrere sia quella che si sta seguendo nella nostra azienda: abbiamo recentemente costituito il ‘Digital Transformation Board’, composto dai C-Level aziendali, presieduto dall’AD e promosso dal CIO, che costituisce la cinghia di trasmissione da un lato per promuovere il cambiamento, e dall’altro per stimolare una riflessione sulle iniziative di trasformazione digitale sostenibile, favorendo, allo stesso tempo, lo sviluppo di una cultura sui temi dell’innovazione e della sostenibilità. Il Board, tra le altre cose, ha il compito di misurare il livello di trasformazione digitale sostenibile, focalizzandosi sulla adoption del digitale e sul livello di trasformazione dei processi e delle competenze.

In altre parole, è fondamentale costruire dei modelli partecipati nei quali sviluppare continui momenti di confronto, cultura, progetti. È una strada faticosa, ma inevitabile per far sì che con il tempo si sviluppi consapevolezza a livello aziendale, e che i messaggi vengano trasmessi in tutta l’organizzazione”.

Superare la resistenza al cambiamento

Insomma, quello che porta alla maturazione di una cultura della Sostenibilità Digitale è un percorso lungo e non certo semplice, ma che è allo stesso tempo necessario compiere per allineare l’intera organizzazione su dei princìpi dai quali oggi non è più possibile prescindere. E per riuscire, di conseguenza, ad indirizzare al meglio il potenziale della trasformazione digitale verso il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. “Pensiamo ad esempio allo sviluppo software aziendale, che ha un impatto importante”, ha spiegato Marzio Bonelli, “con la Fondazione per la Sostenibilità Digitale stiamo definendo degli indicatori che ci stanno dimostrando come uno sviluppo di software sostenibile impatti positivamente sugli aspetti ambientali, economici e sociali. A titolo di esempio, scrivere correttamente il software significa garantire portabilità su tutti i device, la non necessità di acquistarne sempre dei nuovi allungandone così il ciclo di vita, e quindi impattare meno sulla produzione delle infrastrutture e sulle emissioni delle stesse. Significa inoltre ottimizzare la potenza di calcolo e gli spazi di occupazione dei dati evitando inutili ridondanze e sovradimensionamenti infrastrutturali, significa concepirlo per favorirne il riuso. Significa disporre di un software che lavora in modo snello, limitando gli incidenti e non costringendo i tecnici a passare ore, soprattutto notturne, per ripristinare i problemi; ma anche pensarlo al fine di garantire la massima accessibilità a tutte le fasce della popolazione e tutto ciò ha dei risvolti economici importanti, perché a fronte di un investimento più oculato si hanno dei costi di esercizio più contenuti e una riduzione degli sprechi. Sobrietà digitale non significa rinunciare alla qualità ma significa anche qui convenienza. Pensare di sviluppare il software a risorse infinite significa non solo sprecare, ma generare tanti problemi da risolvere con impatti di carattere economico e sociale, come digital divide e peggioramento della qualità della vita lavorativa.

Dal punto di vista delle tecnologie, pensiamo a come il Cloud, l’IoT, l’Intelligenza artificiale o i modelli digitali consentano una nuova comprensione dei fenomeni, lo spostamento di attività fisiche nel mondo digitale o ancora l’ottimizzazione dei consumi energetici. Il Cloud, poi, è una chiave di successo in grado di generare effetti positivi anche sulla dimensione sociale della sostenibilità. Nella nostra azienda, il programma di Digital Enterprise, basato proprio su tecnologie cloud, ha consentito la delocalizzazione delle attività e l’avvio del percorso di trasformazione digitale dell’azienda. L’accessibilità alle tecnologie digitali da parte di tutte le fasce della popolazione aziendale, nessuna esclusa, è stato un fenomeno democratico che ha consentito di estendere i confini dell’azienda, e ha migliorato le condizioni di vita dei lavoratori”.

Tutti esempi, questi, che illustrano molto bene come il potenziale della trasformazione digitale possa essere indirizzato per abilitare un cambiamento realmente sostenibile nell’ambito delle organizzazioni. Ed è proprio per comprendere appieno questo potenziale che è fondamentale che nelle imprese si sviluppi e si diffonda una cultura su questi temi, perché, essendo la tecnologia un elemento di per sé neutro, sfruttarla al meglio è compito delle persone: infatti, come affermato da Marzio Bonelli, “il problema non è la tecnologia, ma come la persona, che è sempre protagonista del cambiamento, è in grado di comprenderne le potenzialità per costruire un mondo migliore, o peggiore, di quello in cui vive”.

Inoltre, e in particolare, maturare la consapevolezza rispetto al potenziale di questi strumenti è fondamentale per superare quella resistenza al cambiamento con la quale, ha evidenziato ancora Marzio Bonelli, di frequente ci si scontra quando si parla di tecnologia. Spesso, infatti, “le nuove tecnologie sono temute in quanto dismettono vecchie attività, abitudini, mestieri, interi processi per crearne di nuovi. Tuttavia, la storia ci insegna che il processo tecnologico è inarrestabile: se prepariamo per tempo il ‘campo’ saremo in grado di sfruttare al massimo le potenzialità delle tecnologie, in caso contrario saremo travolti dalle conseguenze di non aver saputo creare le condizioni affinché le nuove tecnologie potessero esprimersi al meglio”.

Tre linee d’azione per una cultura della Sostenibilità Digitale

In conclusione, appare chiaro come il cambiamento che deve avvenire ruoti intorno alla costruzione di una solida cultura aziendale su queste tematiche. Una cultura rispetto al cui sviluppo, secondo Marzio Bonelli, i CIO possono agire in maniera decisiva. “Devono sviluppare diverse linee d’azione, che si strutturano intorno a tre parole chiave. In primo luogo la consapevolezza, che si promuove con dei percorsi di formazione, di discussione e di confronto che spieghino il significato della sostenibilità digitale: sarebbe importante costruire dei percorsi di formazione online per le aziende, per sensibilizzare tutti i dipendenti su questi temi. In secondo luogo i progetti, nell’ambito dei quali occorre applicare i princìpi della sostenibilità: qui la funzione IT deve essere una guida durante tutto il ciclo di vita dei servizi IT. Infine, i processi: a partire dai processi IT, è necessario promuovere una riflessione su come le attività possano essere realizzate in modo più sostenibile”.

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