Crescono in Europa le proteste contro i trattati internazionali antipirateria

Il Popolo del Web scende in piazza

 

Mentre i principali siti di  file sharing vengono oscurati dalle autorità (vedi il caso di MegaUpload già trattato) con arresti ed interventi militari degni delle migliori pellicole d’azione, o chiudono spontaneamente per il timore di prossime ripercussioni legali (vedi BT Junkie), in rete come nelle alte sfere europee ci si interroga sull’effettiva efficacia di leggi e trattati sovranazionali per contrastare la pirateria online. Anche il mondo accademico ha recentemente esposto il suo parere contrario riguardo all’inasprimento dei provvedimenti a contrasto del fenomeno, riportando alla realtà i drastici dati sulle perdite delle case di produzione e indicando problematiche diverse, tutte interne ad esse, che se risolte permetterebbero di limitare (e di molto) il problema, garantendo al contempo quella libertà che il popolo del web chiede a gran voce.

E proprio in nome di questo diritto che in queste ore,   nelle capitali di tutto il vecchio continente, si alza il coro degli attivisti che organizzano maifestazioni per esprimere il loro dissenso all’introduzione in Europa dei trattati internazionali antipirateria, i famosi ACTA ( Anti-Counterfeiting Trade Agreement), leggi che comporterebbero una stretta sorveglianza sul traffico della rete, e la perdita di quella libertà di condivisione che ha contribuito alla nascita di Internet stesso.
I dati di media ed agenzie riportano più di 25.000 cittadini tedeschi in marcia in diverse città della Germania, 4000 persone a Sofia, ma tantissimi altri hanno sfidato il freddo e la neve in molte città, tra cui Parigi, Praga, Bratislava, Varsavia, Bruxelles, Bucarest, Dublino e altre ancora.
Per molti cittadini dell’Est Europa, l’approvazione di questi provvedimenti sono vissuti alla stregua di una reintroduzione dei sistemi di controllo tipici della Stasi o della Gestapo, riportando la conquista della libertà individuale indietro di decenni.

A quando il salto da ideologia ad economia?

 

Le proteste più che sgonfiarsi con il tempo sembrano autoalimentarsi con l’avanzare delle ore, ed ormai hanno raggiunto l’attenzione dei media e del pubblico internazionale. Le azioni di sabotaggio dei siti di Major e governi sono state numerose, sopratutto da parte del gruppo Anonymous, e nulla impedisce ai simpatizzanti, sempre più numerosi, di intraprendere azioni di boicottaggio economico coordinato nei confronti di pellicole o case discografiche, portando una protesta ideologica sul concreto piano monetario, aggravando la situazione di compagnie già in forte crisi. Gli unici a proseguire verso la strada dell’attuazione, sotto la spinta dei poteri forti di Holliwood, sono i rappresentanti di governi nazionali ed organi europei, che non sembrano intimoriti dalle proteste. Probabilmente, come hanno fatto i manifestanti adottando la maschera di V-Guy Fawkes come loro simbolo, anche i politici dovrebbero dare un’occhiata alla graphic novel di Alan Moore, V per Vendetta, realizzando così che i cittadini hanno al riguardo una loro voce compatta, e non hanno paura di farla sentire con forza ai loro governi.

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