Quali funzioni mantenere internamente e cosa appaltare in outsourcing. Le nuove esigenze di un ente moderno (parte 3)
di Claudio Forghieri e Stefano Epifani
Negli articoli precedenti abbiamo provato a definire quali sono i processi di esternalizzazione che coinvolgono i CED delle amministrazioni pubbliche e in particolare come cambia il panorama delle competenze che si rende necessario possedere, sia relativamente allo sviluppo di applicazioni, sia per quanto riguarda l’infrastruttura di rete . Oggi faremo una rapida carrellata sulle alcune esigenze di tipo tecnologico/strategico che caratterizzano gli enti all’avanguardia, cercando di individuare i principali ambiti dove sarebbe opportuno prevedere eventuali investimenti in competenze, formazione e risorse, oltre a quelli già individuati in precedenza.
Business intelligence: rendere disponibili i dati per un corretto governo della città
Molte amministrazioni si stanno organizzando per dotare il management di strumenti di monitoraggio continuo delle performance dell’ente. La componente tecnologica di questi progetti è essenziale ma non è la sola. Si tratta di ragionare con una logica complessiva a livello di ente creando le condizioni per una valutazione in tempo reale del sistema nel suo complesso: accessi ai diversi canali, costi, tempi di erogazione, ecc. L’obiettivo è la disponibilità di cruscotti direzionali aggiornati in tempo reale. Trattandosi di progetti tipicamente trans-settoriali, il problema principale che incontrano le amministrazioni è rispondere alla domanda: “chi si occupa di questa cosa?” senza cadere nella banale associazione “tecnologia = CED”. In verità le professionalità legate alle tecnologie in questo caso devono lavorare a fianco di molteplici altre competenze. Il Comune di Firenze ha sviluppato alcune interessanti esperienze in questo settore anche grazie ai risultati del progetto IQUEL finanziato con i fondi del programma Elisa.
Open data
A tutti i livelli – europeo, nazionale e regionale – si parla oggi di open government e open data. A prescindere dagli ovvi elementi meritori in termini di trasparenza, esistono molteplici studi che dimostrano la validità dell’approccio open data come generatore di valore a livello territoriale e di un migliore controllo democratico dell’attività delle amministrazioni. Per rendere effettiva una politica di open data occorre fare in modo che i dati grezzi dell’amministrazione siano resi disponibili pubblicamente su piattaforme che possono essere sia locali, sia regionali o direttamente sul portale nazionale dati.gov.it. Questo tipo di attività – oltre al lavoro si sensibilizzazione degli uffici che detengono le informazioni – richiede indispensabili competenze tecniche per l’estrazione dei dati e la loro pubblicazione in formati adeguati.
Smart city e progetti per una città telematica
Le amministrazioni locali più moderne stanno tutte investendo in una logica di “smart citiy”, ovvero l’introduzione di tecnologia per migliorare la qualità della vita nel territorio. Ci sono molteplici esempi, dai lampioni intelligenti che fungono anche da antenna wi-fi e da video sorveglianza, ai sistemi per la teleassistenza degli anziani che così non devono ricorrere alle case di riposo; e poi sistemi per il monitoraggio ambientale, per il controllo della mobilità, ecc. Occorre una visione complessiva dei sistemi e delle tecnologie che saranno posizionati sul territorio e della loro integrazione con quelli dell’amministrazione.
Le intranet
Fra le applicazioni necessarie alla qualità operativa di un ente occorre ricordare l’intranet. Questo servizio interno, nelle amministrazioni più moderne, è evoluto drasticamente da semplice sistema di accesso alle applicazioni e informazioni basilari dell’ente, verso veri e propri sistemi di comunicazione che presentano un forte attenzione anche agli aspetti della partecipazione e coinvolgimento del personale, gestione di community orizzontali di personale di settori diversi con medesime funzioni, gestione dei progetti, ecc.
Cosa dovrebbe pensare il dipendente di un CED pubblico dopo questi tre articoli?
Chi ha letto con attenzione questa serie di articoli si è reso immediatamente conto che si aprono opportunità estremamente interessanti di sviluppo di nuove competenze e professionalità. A fronte dell’esigenza di esternalizzare alcune funzioni che non ha ormai molto più senso gestire con il personale dell’ente, si evidenziano bisogni di competenze interne molto più qualificate e, soprattutto, con compiti non solo gestionali ma anche strategici e di supervisione. In parole povere, maggiore responsabilità, un ruolo più importante nei processi decisionali dell’ente, la necessità di restare sempre aggiornati e formati rispetto ai trend di mercato. Chi ha paura di questo tipo di percorso può iniziare a tremare, perché ci sarà sempre meno spazio per meri esecutori informatici. Chi invece saprà raccogliere la sfida dell’innovazione della PA crediamo incontrerà grandi soddisfazioni nei prossimi anni. Soprattutto se continuerà a leggere TechEconomy.
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