Megaupload: l’estradizione di Kim Dotcom è rimandata

La richiesta di estradizione del fondatore di Megaupload, Kim Dotcom (all’anagrafe Kim Schmitz), e degli altri accusati della cosiddetta “Mega Conspiracy”, da parte delle autorità USA si complica ulteriormente, con la vittoria da parte dei difensori di Megaupload di una cruciale disputa inerente le prove di accusa.

Il Giudice neozelandese incaricato del caso, David Harvey, ha stabilito, accogliendo una mozione degli avvocati del popolare e ormai defunto servizio di streaming, che le autorità Usa dovranno rivelare tutte le prove che posseggono contro gli accusati. Gli avvocati della difesa potranno sostanzialmente accedere a tutte le prove e verificare fino a che punto le pesanti accuse, che vanno da violazione del copyright a cospirazione per il riciclaggio di denaro sporco, sono sostenute da prove concrete.

Le autorità USA avevano obiettato che Megaupload non avesse il diritto di visionare tutte le prove durante il procedimento per l’estradizione. Il Giudice ha dato ragione a Megaupload, che deve poter accedere a tutto il materiale di accusa e non soltanto a quello in possesso della polizia della Nuova Zelanda.

Il Giudice ha, inoltre, espresso numerosi dubbi legali sulle modalità in cui le autorità USA stanno gestendo il caso. Due in particolare. Una inerente al fatto che la richiesta di estradizione non è una prassi amministrativa, ma processuale; motivazione principale per la decisione odierna di richiedere tutti i documenti del caso, al fine di garantire la possibilità di difendersi agli accusati.

La seconda va ancor più al cuore del processo. Secondo il giudice le autorità USA starebbero utilizzando un concetto normativo civile, il copyright, in un processo penale e su quel concetto starebbero fondando tutte le ulteriori accuse; cosa che complicherebbe notevolmente il caso.

Le autorità USA dovranno, in ogni caso, consegnare tutto il materiale in proprio possesso entro 21 giorni; mentre Megaupload ha vinto una batatglia importante che quanto minimo gli permetterà di preparare meglio la propria difesa e rimanderà l’estradizione; sempre che il Giudice Harvey consideri, durante le udienze successive, le prove sufficienti a giustificarla. Kim Dotcom, da parte sua, ha sempre sostenuto che le prove non fossero così consistenti.

Il caso costruito dall’FBI contro Megaupload sembra quindi sempre più fragile. Ad Aprile era stato, infatti, il Giudice americano incaricato del processo, Liam O’Grady, ad affermare chiaramente che visti i vizi procedurali non era certo si sarebbe svolto un procedimento legale.

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