Gasparri, Twitter e l’audience tv

L’altro giorno, quando su Twitter un utente gli ha inviato un replay cattivello, Maurizio Gasparri, del Pdl, non ha trovato di meglio, per rispondere a chi considerava un impudente, di dire che il malcapitato non contava nulla, perché aveva “solo 48 followers”.

A parte il fail di comunicazione, dal momento che un politico, soprattutto sui social, dovrebbe ricordarsi che mettersi a litigare con gli altri utenti non é proprio il massimo della finezza (esattamente come farlo in piazza), la replica dimostra ancora una volta, laddove ve ne fosse bisogno, l’assoluta ignoranza dei nostri politici del funzionamento dei social network.

Il ragionamento di Gasparri, infatti, é tipico di chi valuta internet come si valuterebbe la tv: se un programma ha milioni di telespettatori allora é un programma di successo che val la pena trattare con un certo riguardo; se invece un programma é seguito da quattro gatti, qualunque cosa venga detta al suo interno é trascurabile, perché resta confinata lì, ai pochi che l’hanno visto.

Il problema é che sui social non funziona così: i numeri dei followers non sono la misura esatta di quanta risonanza una cosa può poi avere sulla rete. É bastato infatti che i relativamente pochi followers dell’utente insultato da Gasparri a loro volta retwittassero il suo contenuto e la risposta piccata dell’onorevole é divenuta nota a migliaia di altri utenti. I quali, a loro volta, l’han fatta girare e si sono presi la briga di rispondere a Gasparri con sferzanti ed indignati tweet. Un effetto a catena che ha in pratica non solo moltiplicato la figura non felicissima di per sé fatta dall’onorevole, ma ne ha smentito sopratutto l’assunto iniziale. 48 followers, su Twitter, sono in grado di creare un effetto cascata spaventoso, se ben determinati ed agguerriti: con il tag giusto, e i giusti retweet da parte di utenti più seguiti, un utente x apparentemente poco noto può costruire in pochi minuti una rete di diffusione capillare del suo contenuto.

I social non sono un programma televisivo, in cui i quattro gatti che lo vedono possono al massimo commentare oralmente quanto hanno sentito, e poco più. I social sono una macchina da guerra in cui ogni contenuto viene fatto proprio dall’utente che lo diffonde, e diventa così una cassa di risonanza potentissima, perché la diffusione diventa esponenziale. Mentre il messaggio televisivo é sempre univoco perché indirizzato al singolo, il messaggio della rete si diffonde dal singolo a tutta la sua rete sociale, e ogni singolo membro di quest’ultima, poi, può a sua volta diffonderlo. Per cui, quando decidete di rispondere male ad un utente perché ha solo 48 follower, politici, credetemi, pensateci bene: in fondo pure Gesú di Nazaret aveva solo 12 followers, ma lo stanno ritwittando da millenni, eh.

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  1. Ironia della sorte, il signor “solo 48 followers” ora ne ha 2600. Potenza di Gasparri. Il quale non ha più twittato nulla. Ironico.

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