Patuano a Severgnini: “La tv non è il nostro mestiere”

Beppe Severgnigni e Marco Patuano. Foto di Alessio Jacona

Se c’è qualcosa in cui Beppe Severgnini è maestro, quella è tenere alti l’interesse e l’attenzione del pubblico mentre intervista qualcuno. E sabato scorso, durante la Blogfest di Riva del Garda, l’incontro a due con il COO Telecom Italia Marco Patuano non ha fatto eccezione: domande incalzanti, battute, scambi rapidi per confrontarsi su temi spesso vitali, sia per l’azienda che Patuano rappresenta, sia per coloro che in Italia – e sono molti –nei confronti della TLC industry nutrono tante aspettative quante perplessità.

L’incontro si è aperto con la demo dell’LTE condotta da Sergio Fasano (Marketing director mobile broadband consumer Telecom). Almeno nelle condizioni ideali e irripetibili di un’unica utenza collegata al sistema di test, questa ha mantenuto le promesse lavorando intorno ai 100 Mbs in download e ai 50 in upload. Tradotto: usando filezilla i tecnici addetti hanno scaricato due file da un gigabyte ciascuno in appena tre minuti davanti a un pubblico di esperti che appariva abbastanza colpito. Con il tempo, sarà poi interessante scoprire se una simile manna si ripete anche in condizioni di uso reale e on the road.

Fatta la dimostrazione, Severgnini ha scaldato un po’ l’audience prima scherzando con Patuano mentre raccontava l’uomo con le sue passioni, poi chiedendogli quasi “a tradimento” se Telecom venderà o no La7: « È una bella televisione – ha risposto – ma noi facciamo un altro mestiere e come Gruppo non siamo in grado di offrirle le sinergie che merita». Quindi sì, la vendono. Ma a chi? Quando Severgnini ricorda che una delle società in cordata, è controllata da Berlusconi e potrebbe portare conflitto di interessi, Patuano liquida la questione dicendo che dalla documentazione fornita secondo i dettami dell’Antitrust «a noi non risulta».

Poi finalmente si entra nel vivo del tema, peraltro partendo dalla nota dolente: L’agenda digitale. Patuano è preoccupato per i ritardi e i continui rinvii? «Sarebbe sicuramente un bene avere gli organi di Governo a supporto delle nostre politiche – spiega – ma intanto noi dobbiamo iniziare a fare e dal mese di dicembre cominceremo a vendere banda ultra-larga in alcune città. Il tutto – continua – senza chiedere soldi a nessuno e grazie al buon supporto degli organismi locali». «Noi partiamo, perché non possiamo aspettare», afferma Patuano. Specie la politica e i suoi tempi, viene da aggiungere.

E poi, aggiunge, non è solo problema di infrastrutture, ma anche di Normative. Basti pensare alla Sanità digitale o agli Opendata: l’infrastruttura per realizzare la prima e mettere a frutto i secondi c’è già, ma per «poter fare qualcosa si dovrebbero cambiare alcune regole, andando a toccare interessi cospicui di aziende che lavorano in un regime differente». Un ostacolo non da poco.

E quando Severgnini prende il controverso argomento della (ancora insufficiente) diffusione della banda larga in Italia, la risposta arriva piuttosto netta: «credo che ci voglia la banda giusta nel luogo giusto – afferma Patuano – E che un distretto industriale sia diverso da uno agrario o abitativo. Bisogna definire le priorità e aggredire ciascun distretto (ad esempio Triveneto, Friuli, Lombardia) portando la banda giusta nel posto e nel momento giusti».

Abbastanza inattesa, e forse addirittura “impopolare” tra gli altri operatori di TLC, è poi la posizione del COO Telecom rispetto agli operatori Over The top come Google o Facebook. Quando gli viene chiesto se debbano pagare o meno per sostenere i costi di gestione dell’infrastruttura di telecomunicazioni, Patuano taglia corto: «La questione pura e semplice è che, senza di loro, faticherei a vendere la banda larga, perché servirebbe molto meno». Il tema semmai è che «esistono tutta una serie di servizi che possono tranquillamente appoggiarsi su una rete che lavori in regime di best effort, e funzionare egregiamente anche così». Quindi gli OTT non devono pagare, ma devono accontentarsi di prestazioni “diverse” rispetto ad altri servizi più critici. E con loro devono accontentarsi anche gli utenti.

Per finire, ancora due punti importanti toccati nella conversazione di Riva del Garda: prima si è parlato di “desiderata” del Gruppo Telecom nei confronti del Governo: “Servono regole certe e capaci di definire scenari prevedibili sul lungo termine – ha spiegato – Patuano – così che si possano dare garanzie di rientro degli investimenti a chi mette a disposizione capitali privati per la creazione delle infrastrutture»; poi, dulcis in fundo, Severgnini ha chiesto conto del debito di 30 miliardi che grava sulle spalle del Gruppo. La risposta è stata che esso può essere combattuto «solo continuando a investire e a far crescere l’azienda, lavorando quindi per renderla più solida. Entro fine 2012 e dopo soli 5 anni – ha concluso il COO Telecom – avremo abbassato il debito di dieci miliardi. Non è cosa da poco».

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