Conversazioni sociali, condivisione di conoscenza, social media, content curation dominano le discussioni sulle trasformazione della rete e delle abitudini di utilizzo. Alcuni dati mostrano, però, in controtendenza, il desiderio diffuso di condividere privatamente e non nella modalità semipubblica (a vari gradi) abilitata dalle varie tipologie di social media.
Il metodo più utilizzato per condividere contenuti web, nonostante l’ormai onnipresenza degli appositi social sharing button, resta infatti il classico copia ed incolla. AddThis, società sviluppatrice di uno dei servizi di condivisione sociale più utilizzati (10 milioni di siti web), sostiene, ad esempio, che il 70-95% della condivisione di link avviene tramite tale modalità più tradizionale. (Dati provenienti dal servizio della società “address bar sharing analytics”.)
Una parte di questa attività finisce, comunque, tramite il copia e incolla nelle piattaforme sociali. I dati, però, mostrano, secondo Greg Cypes, responsabile prodotti per Clearspring Technologies società che controlla AddThis, mostrano anche l’abitudine a condividere privatamente con singole persone, o ristretti gruppi, tramite email or IM. “Il desiderio delle persone di condividere one-to-one o one-to-few … è molto molto più grande di quanto ci si aspettava fosse.” Forme di condivisione più private, inoltre, secondo il manager otterrebbero un riscontro maggiore in termini di capacità di generare traffico.
Il significato profondo di simili dati è di difficile decifrazione. Di certo non sminuiscono l’importanza dei social sharing button. Questi sono in grado di generare quote di traffico importanti, incrementano la visibilità pubblica del contenuto, sono amati da una fetta crescente di utenti e, anche, chi preferisce forme diverse di condivisione potrebbe esserne attirato per determinati tipi di contenuto o condivisioni impulsive. Più di tutto i link sociali e il numero di condivisioni, visualizzati a lato del contenuto, ne attestano, in un qualche modo, valore e successo.
Resta, però, che, se i dati di AddThis corrispondono a tendenza profonde, in un contesto in cui l’utilizzo dei social media è già diffuso e quotidiano, un forte desiderio di condivisione privata potrebbe rivelarsi una componente strutturale della rete. Soprattutto se si considera il crescente successo incontrato da diversi social media pensati per creare reti molto ristrette di contatti o addirittura disegnati per connettersi, interagire e condividere con una sola persona.
Jeff Sonderman, ricercatore presso il Poynter Institute, sottolinea un aspetto diverso. “Questa ricerca suggerisce che il Web aperto dell’HTML, dei collegamenti ipertestuali e della posta elettronica non sta morendo per mano dei ‘walled garden’ come Facebook. È solo meno facilmente misurabile.”
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