Telecom Italia: Sawiris pronto a scommettere 5 miliardi

L’ imprenditore egiziano Naguib Sawiris vorrebbe investire 5 miliardi di euro in Telecom Italia. Lo ha confermato l’ex monopolista di stato in una press release dopo che rumor insistenti sull’interesse avevano portato il titolo della società a guadagnare in mattinata il 3.18% (+5.07 alle 13:42) sui mercati finanziari.

L’eventuale interesse di un nuovo socio sarebbe comunque di supporto al titolo che negli ultimi 2 mesi ha marcatamente sottoperformato il mercato ed il settorecommentavano, infatti, i rumor gli analisti di Equita.

L’operatore ha ricevuto una comunicazione, esaminata durante l’ultimo consiglio d’amministrazione, dall’imprenditore mediorientale, nella quale Sawiris si dice interessato a investire nel capitale di Telecom Italia Spa mediante sottoscrizione di azioni di nuova emissione. Si tratterebbe quindi di un aumento di capitale.

 “Il CDA – precisa la press release rilasciata da Telecom Italia – si è limitato a prenderne atto, riservandosi ogni opportuna valutazione a valle delle necessarie verifiche”. L’iniziativa, precisa ancora la società, viene descritta nella comunicazione ricevuta  “come volta a dotare la società di risorse da destinare a progetti di crescita.”

Sawiris aveva già, in passato, acquisito un operatore italiano Wind, nel 2005 da Enel, per poi rivenderlo 5 anni dopo a Vimpelcom.  Un investimento di simili proporzioni in Telecom porterebbe l’imprenditore egiziano, secondo The Wall Street Journal, a possedere circa il 30% del capitale azionario. Il quotidiano finanziario sottolinea la potenziale vulnerabilità di società fortemente indebitate come l’operatore italiano a possibili acquisizioni non consensuali; anche se in questo non valuta molto probabile che ciò avvenga.

Telecom Italia è attualmente controllata dalla holding company, Telco, con il 22.4% del capitale azionario. Telco ha al suo interno investitori del calibro di Telefonica, Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Sawiris, secondo indiscrezioni di stampa, aveva precedentemente provato ad entrare direttamente e massicciamente in Telco. Ad Ottobre, l’imprenditore egiziano avrebbe tentato di rilevare la consistente quota di Telefonica (45%, pari a circa il 10% di Telecom Italia). Cesar Alierta, presidente e amministratore delegato dell’azienda spagnola, avrebbe, però, rifiutato l’offerta superiore al miliardo di euro. Telefonica aveva, infatti, pagato 4.1 miliardi per l’ingresso in Telecom.

Reuters sottolinea, a sua volta, la vulnerabilità della società italiana a causa dei debiti. I nuovi capitali porterebbero nelle casse della società il denaro necessario a investire e a ridurre il debito, ma insieme diluirebbero il valore delle azioni degli attuali investitori. L’agenzia di stampa riporta fonti vicine al consiglio d’amministrazioni, sostenendo che questo avrebbe “reagito freddamente” all’offerta ricevuta.

Al contrario Franco Bernabè, Presidente esecutivo di Telecom Italia, si è detto felice dell’interesse ricevuto dalla compagnia. “Se c’è un interesse da parte di un soggetto per Telecom Italia vuol dire che dentro Telecom Italia c’è un importante valore e quindi credo faccia piacere che questo interesse ci sia“. Sullo stesso tono il commento del Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera: “Posso solo dire che ogni qualvolta gli investitori istituzionali dicono di essere interessati a puntare sull’ Italia, io sono contento”.

Gli analisti finanziari internazionali vedono la situazione un po’ meno ottimisticamente. “In combinazione con i numeri abissali, e una società che non ha un piano credibile per l’inversione di tendenza, questi approcci devono costringere gli stakeholder di Telecom Italia a rivedere le proprie opzioni, o abbracciare il signor Sawiris o spingere il management  più vicino alle braccia di un accordo con la CDP“. Commenta Robin Bienenstock, analista  Bernstein, riferendosi al possibile spin-off della rete e all’ingresso nella società che controllerebbe la rete fissa della Cassa Depositi e Prestiti, secondo indiscrezioni per circa 15 miliardi di euro. Bienenstock ritiene, in goni caso, che entrambe le opzioni “dovrebbero creare valore per gli azionisti Telecom Italia.”

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