Cloud: 5.6 miliardi di risparmi in 5 anni per PA e forte opportunità di innovazione

L’innovazione della pubblica amministrazione e l’utilizzo trasformativo delle ICT, e in particolare del cloud computing, potrebbero garantire forti benefici allo stato. Affermazione frequente oggi, ma che assume sostanza concreta grazie alle stime offerte da uno studio  dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano.

Dall’analisi emerge che dalla razionalizzazione dei Datacenter della Pubblica Amministrazione italiana potrebbe generarsi 5.6 miliardi di euro di risparmio in 5 anni. I benefici ottenibili innovando complessivamente i modelli di governance dell’IT nel settore pubblico sono, però, molto più ampi; soprattutto se si adottano soluzioni cloud per standardizzare le applicazioni utilizzate dagli enti pubblici e realizzare processi condivisi.

La ricerca del Politecnico, scendendo nel dettaglio, offre un quadro d’insieme della situazione attuale. 1000 Data Center, per un totale di 27.000 server dislocati su tutto il territorio nazionale, per la cui gestione sono necessari circa 7300 risorse umane; questo soltanto per la Pubblica Amministrazione centrale. Le amministrazioni locali gestiscono in proprio Data Center per cui è necessario l’impiego di circa 13mila risore umane dedicate. Un simile massiccio utilizzo comporta, inoltre, una forte emissione di anidride carbonica  pari, in un anno, a quella di circa 325mila automobili.

Di fronte ad una simile situazione, la ricerca individua 3 possibili scenari a diversi livelli di trasformazione con relativi benefici possibili. Lo scenario a minor grado di cambiamento garantirebbe comunque 3.7 miliardi di risparmi in 5 anni, attraverso la messa in efficacia dell’esistente con relativa riduzione di sprechi di gestione e di consumi energetici.

Per ottenere maggiori benefici economici, 5.6 miliardi in 5 anni come si accennava, basterebbe il consolidamento e la razionalizzazione dei Data Center, comprensivi di virtualizzazione  diffusa  dei  server  e  razionalizzazione  della  spesa.

Anche questo secondo scenario, rappresenta, però, un quadro limitante di azione. Un vero cambiamento del modello di governance, in grado di centralizzare  a  diversi  livelli  l’implementazione  e  l’erogazione  dei  servizi  ICT  della Pubblica  amministrazione,  garantirebbe risparmi molto più significativi.

La situazione attuale presenta un’infrastruttura IT in parte obsoleta, con un patrimonio applicativo spesso ereditato dal passato, un ricorso limitato alla virtualizzazione, una mancanza di policy e linee guida per l’efficientamento energetico” spiega Mariano Corso, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service. Una grande frammentazione dei Data center sul territorio e un patrimonio umano non adeguatamente valorizzato sono altri due problemi centrali riscontrati, aggiunge Corso. “In questo modo non si riescono a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle tecnologie, a causa di inefficienze nei modelli di gestione e nell’efficienza energetica”.

La trasformazione della Pubblica Amministrazione, l’innovazione dei modelli di governance dell’IT e l’ottenimento die maggiori benefici possibili richiede, secondo Alessandro Piva responsabile della ricerca, l’avvio di “un lungo percorso verso la standardizzazione delle applicazioni utilizzate dagli enti pubblici e processi condivisi. L’utilizzo dei cosiddetti ‘shared services’ infatti consente di erogare i servizi in modo centralizzato a enti ‘standardizzati’ nel modo di operare… In questo contesto il Cloud computing rappresenta un fattore abilitante, perché non è solo tecnologia ma introduce un modo diverso di fare IT con importanti impatti organizzativi. Il Cloud garantisce flessibilità e condivisione nell’utilizzo delle risorse, misurabilità delle prestazioni, oltre che standardizzazione dei servizi e una riqualifica delle risorse IT interne”.

L’Italia è, però, al momento, ancora molto indietro. Iniziative sporadiche di adozione di sistemi cloud risultano per di più limitate e lo stesso si riscontra per quanto riguarda gli Shared. Gli ostacoli e le barriere ad un’adozione più massiccia del cloud sono molti, tra cui l’Osservatorio sottolinea: inerzia  al  cambiamento  organizzativo;  legislazione complessa,  stratificata  e  conservativa;  elevata  autonomia  locale  con  una  carenza  di leadership centrale e frammentazione dei livelli amministrativi; mancanza di linee guida di supporto; ed infine limiti infrastrutturali e patrimonio IT obsoleto.

In questo contesto, il cloud computing può svolgere un ruolo centrale e favorire l’eliminazione degli ostacoli, secondo Stefano Mainetti co-responsabile scientifico dell’Osservatorio. “Il Cloud spinge verso un cambiamento del paradigma di adozione ed erogazione dei servizi IT, può quindi avere un effetto domino nell’abbattere le barriere e gli alibi all’attuazione e diffusione degli Shared Services… Per far evolvere la Pubblica amministrazione italiana occorre agire contemporaneamente su leggi e regolamenti, sui processi dei singoli enti, sulle scelte organizzative e sulle tecnologie abilitanti. In quest’ottica, la razionalizzazione dei Data Center non è soltanto un beneficio immediato che la PA può cogliere, ma è anche  l’occasione di pensare in modo nuovo per ottenere benefici a lungo termine di gran lunga più importanti”.

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